2012-08-09 08:18:26

Giornata delle popolazioni indigene. Appello dell'Onu: maggiore sostegno ai loro diritti


Le Nazioni Unite sostengono le "popolazioni indigene e i loro mezzi di comunicazione". E’ il messaggio del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, in occasione della Giornata Internazionale per le Popolazioni Indigene del Mondo, celebrata ieri sul tema: “Media indigeni, diamo più potere alle voci indigene”. La ricorrenza è un modo per rammentare la condizione di 370 milioni di persone, circa il 5 per cento della popolazione mondiale. Per conoscere quali passi sono stati fatti per il riconoscimento dei diritti degli indigeni, Marco Guerra ha intervistato Luciano Ardesi, segretario della Lega internazionale per i diritti e la liberazione dei popoli:RealAudioMP3

R. – L’adozione della dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni è del settembre 2007. Possiamo dire che la situazione non è sostanzialmente cambiata, anche perché i meccanismi che gli Stati avrebbero dovuto mettere in campo per promuovere questi diritti, non sono mai stati attuati in modo concreto. La cosa più importante, sicuramente, è quella di avere nelle Costituzioni dei Paesi degli articoli che chiedono il rispetto dei diritti dei popoli indigeni come popoli originari di quegli Stati, e che quindi abbiano piena cittadinanza e in più, naturalmente, il riconoscimento della particolarità della propria cultura, della propria lingua, insieme all’accesso al sistema educativo che possa però in qualche modo conservare le tradizioni di questi popoli.

D. – Quest’anno, la Giornata è dedicata ai media che danno voce ai diritti di queste popolazioni …

R. – La stessa dichiarazione del 2007 raccomanda che gli Stati, i singoli Stati nei quali vivono i popoli indigeni, quindi i popoli originari, garantiscano a questi stessi che possano esprimersi nella propria lingua, possano esprimere la propria cultura anche attraverso i mass media. Quindi, promuovere i mass media che siano espressione diretta della cultura e della lingua di questi popoli. Naturalmente, sarà importante che anche i media internazionali rappresentino questi popoli in maniera meno superficiale di quanto è stato fatto finora.

D. – Le Nazioni Unite mostrano statistiche allarmanti. In alcuni Paesi gli indigeni hanno un’aspettativa di vita vent’anni più breve rispetto ai loro connazionali, perché?

R. – I popoli indigeni si trovano per loro natura in territori in genere emarginati dallo sviluppo economico e sociale e quindi soffrono enormemente delle discriminazioni. Inoltre, l’altra caratteristica è che gli Stati hanno scoraggiato in questi anni l’organizzazione di movimenti e di associazioni che rappresentano i popoli indigeni, proprio per non avere a che fare con una controparte forte. Questo naturalmente non ha sempre permesso ai popoli indigeni di potersi esprimere e di poter rivendicare e ottenere i propri diritti. Questo è vero soprattutto in alcuni Paesi come l’Africa o come l’Oceania, mentre in America Latina la situazione è molto più favorevole, da questo punto di vista.

D. – E’ possibile coniugare l’apertura ad alcune modernità senza rinunciare alla propria identità?

R. – Questa è la grande sfida. Il popolo indigeno ha sempre affermato che la propria cultura non è una cultura ma è semplicemente l’espressione di uno stato della popolazione integrata alla natura e alle condizioni di vita di quel momento e ha sempre cercato, in qualche modo, di far capire che questa tradizione non è in contrasto con la modernità. Quella tradizione è stata a suo tempo moderna e questa tradizione, se lasciata nelle mani dei popoli indigeni, può essere un fattore di evoluzione favorevole. Sappiamo che oggi anche nella cultura moderna elementi della tradizione si sono perfettamente integrati e hanno costituito anche il secondo motore della trasformazione delle nostre culture e delle nostre società; lo stesso chiedono oggi i popoli indigeni, cioè di partecipare a questa grande trasformazione da protagonisti e non subendo le trasformazioni che il sistema economico e sociale comporta con l’evoluzione e col passare del tempo.

D. – Fra le minacce più incombenti c’è il crescente furto di terre da parte dei grandi investitori?

R. - I popoli indigeni non hanno titoli di proprietà sulle terre riconosciuti dal diritto moderno. Quindi, gli Stati hanno la tendenza a proclamare terre statali terre che in realtà appartengono a comunità indigene e poi per primi concedono questi territori a investitori stranieri. Sappiamo che una buona parte delle concessioni di terre agli investitori stranieri riguarda proprio i territori che storicamente appartengono alle comunità indigene e che costituiscono l’elemento principale della loro sopravvivenza ma anche della loro identità culturale e sociale.

D. – Difendere le popolazioni indigene significa difendere il più grande patrimonio culturale del mondo?

R. – In fondo è quello che abbiamo capito proprio a proposito ad esempio degli esseri viventi, della importanza di conservare la biodiversità. Ebbene, anche la diversità culturale, anzi soprattutto la diversità culturale, è un elemento di evoluzione e di progresso dell’umanità. Questo non dovremmo mai dimenticarlo.

Ultimo aggiornamento: 10 agosto 2012







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