"Sebbene si può cadere
in una sorta di ingenuità fideistica che a volte comporta una mancanza di attenzione
alle distinzioni tra le diverse discipline e può indurre ad un olismo preoccupante,
accolgo con favore l'iniziativa. Del resto, lo specifico della nostra fede sta nella
resurrezione dei corpi. La corporeità entra nel nostro destino e dunque tutto ciò
che ci aiuta a comprenderla nella sua relazione con la dimensione spirituale della
nostra esistenza è benvenuto". Così Giuseppe Lorizio, docente di Teologia Fondamentale
alla Pontificia Università Lateranense, dove è membro anche dell’area di ricerca
SEFIR (Scienza e Fede nell’interpretazione del reale), a proposito del progetto
di ricerca sull'immortalità che sarà coordinato dal filosolo americano John Martin
Fischer, finanziato dalla Templeton Foundation con 5 milioni
di dollari. "E’ il tema più sentito da tutte le religioni del mondo", spiega Gennaro
Auletta, che insegna Logica e Filosofia delle Scienze alla Pontificia Università Gregoriana
ed è direttore scientifico della Specializzazione "Scienza e Filosofia". "Nonostante
non mi aspetti novità eclatanti, ciò che sostengo è mostrare che il dialogo interdisciplinare
è propizio e fondamentale, a dispetto di coloro che hanno fatto del laicismo militante
la propria bandiera". "Sono curioso di vedere quale modello di teologia si metterà
in campo per l’attuazione di questo dialogo con le altre forme del sapere", aggiunge
Lorizio, il quale auspica "che la ricerca sia comunque attraversata sempre da quel
senso del mistero che non deve mai mancare di fronte a queste realtà". Il teologo
anticipa infine che proprio al tema del futuro tra teologia, filosofia e scienza la
PUL dedicherà un importante convegno nel prossimo gennaio. (a cura di Antonella
Palermo)