Crisi: nuovo declassamento per la Grecia. In Italia Pil e produzione industriale a
picco
C’è attesa per la riapertura delle Borse europee, dopo che Standard & Poor's ha rivisto
al ribasso le prospettive della Grecia: da stabili a negative. Ieri, invece, i dati
su Pil e produzione industriale in forte calo, hanno confermato una forte recessione
in atto in Italia; allarme giunto nel giorno in cui la Camera dava il via libera alla
“spending review”, la revisione della spesa pubblica voluta dal premier Monti. Il
servizio è di Salvatore Sabatino:
Il tallone
di Achille della crisi europea continua ad essere la Grecia, finita nuovamente nel
mirino di Standard and Poor’s, che ha rivisto al ribasso l’outlook del Paese ellenico,
perché "avrà bisogno – si legge nel report – di ulteriori aiuti in futuro per far
fronte ai suoi debiti". Un segnale di sfiducia che rischia di deprimere ulteriormente
la già compassata economia greca, sotto osservazione da mesi da parte delle Istituzioni
europee; le stesse che guardano con preoccupazione agli altri Paesi dell’Eurozona,
perché si teme un effetto contagio che da possibile si sta trasformando in reale.
A preoccupare, ad esempio, è l’Italia, il cui Pil è sceso del 2,5% in un anno e la
produzione industriale dell’8%. Dati diffusi nel giorno in cui è diventata legge la
spending review, che mette a dieta lo Stato, congelando l'aumento dell'Iva e introducendo
risparmi per 4,5 miliardi quest'anno, 10,5 il prossimo e 11 nel 2014. Un voto con
brivido, quello alla Camera, dettato dall'irritazione del Pdl nei confronti del premier
Monti, che in un’intervista al Wall Street Journal, ha affermato che con Berlusconi
ora "lo spread sarebbe a 1200". Una scintilla che ha infuocato il dibattito politico
per tutta la giornata di ieri, costringendo, di fatto, Monti a telefonare a Berlusconi,
per dirsi “dispiaciuto”.
“Necessario il riordino del settore dell’amministrazione
pubblica capitolo importante di spesa per il Paese, ma ora occorre diminuire le tasse”.Così
in sintesi l’economista Nicola Borri, a commento della Spending Review e dell’attuale
situazione italiana. L’intervista è di Gabriella Ceraso:
R. – Nell’arco
dei prossimi cinque anni, dobbiamo affrontare una riduzione progressiva della spesa
pubblica totale di 4-5 punti percentuali. Questa "spending review" è innanzitutto
un primo passo verso quell’obiettivo, quindi in questo senso è un passo importante.
La dimensione di questo primo passo però non è molto grande. Potranno essere necessari
ulteriori passi, come tagli in parte ai sussidi alle imprese: questa è forse la componente
che non si è ancora vista … D. – Il governo Monti si era impegnato su questo, ma
anche sul fronte della crescita. Il Paese però è fermo, oggi i dati del Pil lo confermano,
si parla di una recessione tecnica e mancano provvedimenti a questo riguardo... R.
– La strada da seguire è quella di una riduzione, quanto prima, dell’imposizione fiscale
sul lavoro e sulle imprese. Pensare di poter far ripartire la nostra economia con
investimenti pubblici imprecisati, credo che non ci porterà da nessuna parte. D.
– Come fa l’Ocse oggi, con il professor Padovan, a dire: “Il debito dell’Italia scenderà
prima di altri Paesi”? R. – Siccome il deficit italiano è sostanzialmente in pareggio,
basta anche una minima crescita del Pil e il nostro debito sul Pil scenderà: non c’è
alcun dubbio. Il problema, però, è capire di quanto. Secondo me, scenderà di poco
se la nostra economia non ripartirà in maniera decisa.