Nelle Filippine, i vescovi impegnati in difesa della vita contro la legge sulla salute
riproduttiva
Nelle Filippine, Paese a maggioranza cattolica, è particolarmente acceso il dibattito
sul disegno di legge che intende facilitare l’accesso alla contraccezione, avviando
anche corsi di educazione sessuale nelle scuole primarie. Forte la mobilitazione della
società civile e della Chiesa locale: sabato scorso migliaia di persone hanno partecipato
ad una manifestazione per bloccare l’approvazione della norma, in calendario per fine
mese. Il presidente Benigno Aquino è determinato a portare a termine l’iniziativa,
appoggiato in questo anche dall’Onu. Sulla vicenda, Ann Schneible ha intervistato
mons. Ramon C. Argüelles, arcivescovo di Lipa, nelle Filippine:
R. – They are
trying to implement this here, because this is a requirement … Stanno cercando
di far passare questa legge perché rientra nei requisiti di quello che le Nazioni
Unite chiamano “Obiettivi di sviluppo del Millennio” e in tal caso i medicinali contraccettivi
saranno disponibili come medicinali comuni. Noi stiamo cercando di spiegare al nostro
popolo proprio questo: quale malattia dovrebbero curare queste medicine? Infatti,
il concepimento non è una malattia e un bimbo non è un virus. Vorrebbero anche che
il governo, che vuole risparmiare denaro, invece finanzi la distribuzione di preservativi.
Tutto questo distrugge i valori della nostra gente ed è contrario alla nostra cultura.
Chiedono poi che si inizi l’educazione sessuale dall’asilo, per arrivare fino alle
scuole superiori. Questi concetti di “salute riproduttiva” portano all’aborto. Noi
stiamo cercando di mettere in guardia la nostra gente e ci dispiace molto che il governo
sia favorevole all’approvazione di tutto questo.
D. – Domenica decine di migliaia
di persone manifesteranno contro questa legge. Il governo ha ascoltato le vostre preoccupazioni?
R.
– The Philippines, we believe, is one of the last Countries that has opposed … Le
Filippine sono tra gli ultimi Paesi che si sono opposti a queste politiche di morte.
Noi le definiamo “di morte” perché ad esse seguiranno il divorzio, l’eutanasia, l’aborto,
il controllo totale della popolazione e infine le unioni omosessuali: di queste, infatti,
si sta parlando. Alcuni nel governo ribattono che anche Paesi cattolici hanno ormai
accettato le politiche di salute riproduttiva; ma noi crediamo che in quanto Paese
cattolico, la nostra gente sia chiamata a "guarire" l’umanità – e magari anche gli
altri Paesi – dalla perdita di Dio. C’è una viva opposizione a questo nelle Filippine
e speriamo che altri Stati ci seguano presto, che cambino la loro rotta, anche se
hanno già approvato leggi simili. Noi diciamo al nostro popolo che ci sono Paesi che
stanno già facendo “marcia indietro” e noi dovremmo imparare dai loro errori.