2012-08-07 14:31:20

Hillary Clinton in Sudafrica: missione economica e politica


Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, dopo le tappe in Senegal, Sud Sudan, Uganda, Malawi, ha incontrato in Sudafrica l'ex presidente Nelson Mandela. Poi, i colloqui con il presidente Zuma e le altre autorità. Appuntamenti a Pretoria, Johannesburg e Città del Capo, fino a domani. Gli Stati Uniti sono il secondo partner commerciale del Sudafrica, dopo la Cina, e il terzo grande investitore diretto estero dopo Gran Bretagna e Olanda. Sui significati economici e politici della visita del segretario di Stato americano, Fausta Speranza, ha intervistato il prof. Arduino Paniccia, docente di Studi strategici ed economia internazionale all’Università di Trieste:RealAudioMP3

R. – La visita del segretario di Stato Clinton in Sudafrica fa parte di una nuova strategia degli Stati Uniti nei confronti di questo grande continente. La strategia non è ancora completamente delineata, a mio parere, ma si snoda su alcune grandi linee. Certamente, si vuole tentare di bloccare quella che negli ultimi vent’anni è stata l’avanzata cinese verso molti Stati africani, attraverso l’affidamento, i prestiti, i finanziamenti anche massicci alle grandi opere, e quindi la presenza cinese sia nel Nord Africa, sia nel centro, sia nel Sud. Questa posizione americana naturalmente non è stata così forte come quella che è stata attuata dai cinesi; però, in alcuni punti ha incominciato a "stoppare" l’invasione cinese, e uno di questi – il più strategico, forse, per la sua posizione – è proprio quello del Sudafrica. Il viaggio della Clinton è significativo proprio e soprattutto dal punto di vista economico. Il Sudafrica non è ancora entrato nei "Bric", cioè il gruppo dei Paesi emergenti; è nelle vicinanze dei Paesi emergenti, ma non è ancora emerso. Deve ancora risolvere molti problemi interni, alcuni molto gravi. Tuttavia, ha fatto dei passi avanti. Una delle cose che mancano al Sudafrica è assolutamente il rapporto di esportazione e di interscambio con altri Paesi. In questo caso, l’America sa che può fare molto di più di quanto in realtà non possa fare la Cina, su questo fronte. Infatti, mentre Cina e Sudafrica da un certo punto di vista sono concorrenti – nel senso che entrambi producono a basso costo e spesso gli stessi prodotti – questo invece non accade nei confronti degli Stati Uniti, che potrebbero dare delle linee privilegiate e acquistare molto da parte sudafricana. Quindi, la "battaglia" è una battaglia soprattutto economica e soprattutto nella produzione fatta per uscire dal Sudafrica.

D. – Però, in questo caso, forse più che in altri casi, l’economia si fa politica. O no?

R. – Se guardiamo dal punto di vista generale della sicurezza africana, dalle direttrici di Africom–il comando americano, e dal tentativo americano di controllare i passaggi tra i due Oceani, diciamo che l’economia si fa molto strategia e anche politica, contrariamente al solito. E quindi, questa è l’innovazione: gli Stati Uniti usano meno l’arma del potere militare e usano molto di più invece il potere economico per riuscire a compensare e addirittura a portare tutta la parte Sud dell’Africa verso la loro area, togliendola all’influenza cinese e anche ad un’influenza indiana, che era incominciata. Diciamo che il confronto Occidente-Oriente si è spostato nel Sud dell’Africa, e, in questo caso, è un confronto anche politico, ma soprattutto strategico ed economico.


Ultimo aggiornamento: 8 agosto 2012







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