Messa in Vaticano per Paolo VI. Il cardinale Tettamanzi: "Papa Montini sia presto
beato"
"Che presto la Chiesa possa venerare Paolo VI come Beato". E’ l’auspicio espresso
lunedì scorso dal cardinale Dionigi Tettamanzi, celebrando nella Basilica Vaticana
la Messa per il 34.mo anniversario della morte di Papa Montini. Il porporato ha ricordato
l’amore del Pontefice, morto il 6 agosto 1978, per la festa della Trasfigurazione
che ricorreva lunedì e il suo invito a vivere la fede con gaudio, senza timore e ad
essere “testimoni di una luce vigiliare, foriera della luce piena del giorno eterno”.
Il servizio è di Paolo Ondarza:
“Confido
qui il mio ardente desiderio – e sono sicuro che è condiviso da tanti, tutti, – che
presto la Chiesa possa venerare Paolo VI come Beato: un desiderio che mi si riaccende
ogniqualvolta leggo i suoi scritti e penso al suo servizio d’amore alla Chiesa e all’umanità”.
Dà voce al desiderio di molti il cardinale Tettamanzi ricordando Papa
Montini a 34 anni dalla sua morte, avvenuta nella residenza estiva di Castel Gandolfo
nel 1978 nel giorno in cui la Chiesa celebra la solennità della Trasfigurazione del
Signore. Un Mistero – ha ricordato il porporato al quale Paolo VI era molto legato
e sul quale in vista dell’Angelus del 6 agosto di quell’anno scrisse parole, che mai
potè pronunciare, ma che ci ha lasciato come regalo:
"Ecco le sue parole:
'La Trasfigurazione del Signore… getta una luce abbagliante sulla nostra vita quotidiana
. Una sorte incomparabile ci attende, se avremo fatto onore alla nostra vocazione
cristiana: se saremo vissuti nella logica consequenzialità di parole e di comportamento,
che gli impegni del nostro Battesimo ci impongono".
“Siamo invitati ad
un “sì gioioso e impegnativo della fede”, ha ammonito il cardinale Tettamanzi richiamando
Paolo VI: un “sì” che vuol dire “impegno di conoscenza, di contemplazione e preghiera,
di vita coerente, testimonianza, slancio missionario e grande letizia spirituale”.
Una sollecitazione in tal senso ci giunge dal prossimo Anno della fede indetto da
Benedetto XVI per i 50 anni del Concilio Vaticano II e che ha come precedente – ha
ricordato il porporato - quello voluto proprio da Paolo VI nel 1967:
"Ed
è a lui che in tema di fede desideriamo lasciare l’ultima parola, riprendendola da
una sua udienza del mercoledì: 'Non più peso essa ci sembrerà, ma energia e gaudio;
non più temeremo di immergerci nella vita profana del mondo, dove non saremo sperduti
e naufraghi, ma testimoni sereni e forti d’una luce vigiliare e notturna, la fede
nel tempo presente, foriera della luce piena del giorno eterno".