2012-08-04 15:19:49

Nord e Sud Sudan trovano l'accordo sul petrolio


Nord e Sud Sudan hanno raggiunto un accordo sullo sfruttamento del petrolio, argomento che ha a lungo diviso le capitali Juba e Khartoum. Lo ha annunciato il mediatore dell'Unione Africana, Thabo Mbeki, che tuttavia non ha fornito ulteriori dettagli. L’annuncio è arrivato dopo un invito esplicito del segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ai due Paesi perché giungessero ad una posizione comune. Davide Maggiore ha chiesto a padre Franco Moretti, direttore della rivista dei comboniani "Nigrizia":RealAudioMP3

R. – Non si sa ancora quanto Khartoum chiederà a barile; non è stato detto quando riprenderà la produzione … Insomma, io sono un po’ dubbioso, perché altre volte sono arrivate buone notizie, quindi è difficile giudicare. Dovremo solo aspettare se davvero questo accordo porterà delle decisioni concrete: una ripresa della produzione di greggio e la ripresa dell’uso di questo oleodotto che dal confine tra i due Stati porta il greggio a Port Sudan. Io mi auguro che sia una buona notizia. Il problema è che altre buone notizie poi sono state smentite dall’atteggiamento di Khartoum.

D. – Teme che questo accordo sia un accordo di facciata? Il Sudan settentrionale, Khartoum, dice che l’accordo non verrà attuato finché non saranno risolti i problemi di sicurezza, e d’altra parte il Sud Sudan cerca alternative con la costruzione di un secondo oleodotto che va verso il Kenya …

R. – Il Kenya è deciso a voler sfruttare questa ricchezza, e sono già pronti dei piani per creare un porto nel Nord del Kenya, sull’Oceano, per poter ospitare il terminal di questo nuovo oleodotto. La chiusura della produzione e dell’esportazione del greggio sud-sudanese, che è tanto importante per il mondo globalizzato in un momento di crisi come l’attuale, aveva portato molti governi occidentali a guardare male Juba; la Gran Bretagna, addirittura, è arrivata a interrompere gli aiuti umanitari al Sud Sudan. Ora, probabilmente, ambedue i governi devono far vedere che hanno buone intenzioni di risolvere la questione. Ma ammesso che l’accordo sia davvero sincero, rimangono tante altre questioni irrisolte …

D. – E si tratta soprattutto di questioni di carattere territoriale …

R. – C’è lo status dei due Stati che sono ancora attribuiti al Nord Sudan ma che avevano ricevuto la promessa di un referendum: Khartoum non vuole che questa consultazione popolare avvenga perché teme che la gente possa decidere di andare con il Sud Sudan. C’è la questione dei confini della regione di Abyei, che è la più ricca di risorse petrolifere … La situazione è ancora fluida. Dobbiamo solo sperare che i due governi decidano davvero di volere il bene delle due nazioni.

D. – Questo accordo arriva anche dopo pressioni internazionali, dopo le sollecitazioni di Hillary Clinton, che è in viaggio in Africa. Sono molte le potenze, tra cui anche la Cina, che hanno interessi nel settore petrolifero sud-sudanese. Chi può guadagnare da questo accordo?

R. – Per un po’ di anni, diciamo per altri cinque-sei anni, solo la Cina, perché nel 2007 la Cina ha firmato un accordo con Khartoum per l’86% del greggio sudanese; ma la Cina è bravissima a fare accordi anche con il Sud Sudan, perché la Cina fa affari ovunque, anche con due Stati in conflitto. Gli Stati Uniti sperano di poter, entro il 2025, avere un 30% delle risorse petrolifere provenienti dall’Africa sub-sahariana: vogliono diminuire la loro dipendenza dal Medio Oriente.







All the contents on this site are copyrighted ©.