In Siria la battaglia infuria ad Aleppo, contesa tra ribelli e forze governative
In Siria la battaglia dilania la città di Aleppo, dove le forze governative e i ribelli
si confrontano dalla notte scorsa: si parla di una decina di morti. Vittime anche
a Damasco che ormai sembrerebbe sotto il totale controllo dell’esercito del presidente
Assad. In questo momento violenti scontri sono in corso in alcuni quartieri della
parte ovest della capitale, nei pressi degli uffici del presidente Assad. Non si hanno
intanto notizie di 48 pellegrini iraniani che a bordo di un pullman, mentre si recavano
all’aeroporto della capitale, sono stati fermati e rapiti da uomini armati. Il sequestro
è stato confermato dal console iraniano a Damasco. E’ stato invece ucciso Mohammad
al-Saeed, noto presentatore della tv di stato siriana, rapito a metà luglio a Damasco.
L’uomo sarebbe stato assassinato da un gruppo ribelle perché considerato sostenitore
del regime. L’Unicef intanto lancia l’ennesimo allarme: il peso maggiore di questa
tragedia è sui bambini, che stanno pagando anche con la vita ciò che accade nel loro
paese. FrancescaSabatinelli ha raggiunto telefonicamente il giornalista
CristianoTinazzi, che da ieri si trova nei pressi della cittadina siriana:
R. – Ieri
sera era distinto il continuo martellamento delle forze di artiglieria governative,
che hanno bombardato per tutta la notte le zone controllate dai ribelli. Da stamattina,
presto, hanno iniziato a volare gli elicotteri diretti verso la città, dove hanno
scaricato il loro carico di morte. Quindi, la situazione per il momento è di stabilità
sul fronte, nel senso che nessuno dei due avanza, però l’esercito governativo sta
martellando indefessamente, giorno e notte, le postazioni dei ribelli.
D. –
Ma Aleppo non era quasi totalmente controllata dai ribelli?
R. – Dicevano il
60%, ma credo che siano intorno al 50%, un rapporto di parità. Il punto è che che
tutte le campagne attorno alla città, dove mi trovo io ora, sono ormai controllate
dalle forze dell’esercito ribelle. Soldati non se ne vedono più, check-point neanche
… la zona qui è stata completamente liberata ed è una zona che va da Aleppo fino al
confine con la Turchia.
D. – Il confine con la Turchia è quello che tu hai
oltrepassato ieri per entrare in Siria: che cosa hai visto sul tuo cammino?
R.
– Prima mi sono imbattuto in un campo profughi che si trova a ridosso del confine
turco-siriano, dove ci sono 12 mila profughi e tramite il loro aiuto sono arrivato
a pochi chilometri dal posto ufficiale di frontiera. Insieme a due ragazzi, nel tardo
pomeriggio siamo, attraverso i campi, riusciti ad entrare in Siria. Questo è un tragitto
che compiono spessissimo centinaia di persone per poter scappare o entrare o portare
beni di ogni tipo, senza passare ufficialmente dal confine turco. La cosa che ho notato
in queste poche ore è che comunque i combattenti – almeno quelli che ho visto io –
sono tutti ragazzi molto giovani: vanno dai 18, 19 ai 25-26 anni, alcuni di loro sono
soldati disertori, ma tutti sono motivatissimi. Hanno la assoluta volontà di prendere
Aleppo, dicono. Bisognerà vedere se poi i continui colpi di artiglieria dell’esercito
non li fermeranno.
D. – La presa totale di Aleppo, per i ribelli, che cosa
significherebbe?
R. – Sarebbe un colpo duro, forse irreversibile per il governo
siriano perché comunque è uno sbocco sul mare, è il controllo di un porto. Starebbe
a significare che la resistenza ha una forza tale da riuscire a dividere il Paese
e questo, comunque, significa che l’esercito governativo ha cominciato a perdere colpi.
Dall’altra parte, per l’esercito di Damasco è questione impensabile, quella di perdere
Aleppo. Credo che fino all’ultimo nessuno dei due cederà. Questa, come è stato detto
da tutte e due le parti, è la madre di tutte le battaglie.