Brasile: i comboniani "sfidano" un colosso minerario
Soddisfazione è stata espressa dal missionario comboniano in Brasile, padre Dario
Bossi, per la decisione del giudice federale che ha intimato al colosso minerario
"Vale" di sospendere i lavori di ampliamento della linea ferroviaria Carajás, nello
Stato settentrionale del Maranhão. La denuncia contro l’azienda era stata portata
avanti dalla Rede Justiça nos Trilhos, di cui padre Bossi figura tra i coordinatori,
insieme con il Consiglio indigenista missionario, la Società dei diritti umani del
Maranhão e il Centro di cultura afro dello stesso Stato, e portava alla luce il moltiplicarsi,
nell’area interessata dalla ferrovia, di conflitti, incidenti, casi di inquinamento,
rumori assordanti, riduzione di accesso alle fonti idriche, ma soprattutto prostituzione
di adolescenti nelle aree dei lavori, aumento della violenza nelle città ed espulsione
delle famiglie dai territori per lasciare spazio ai cantieri. “Lo Stato brasiliano
si è dimostrato ancora una volta al servizio delle multinazionali – ha detto padre
Bossi all'agenzia Misna – incentivando progetti che dal suo punto di vista favoriscono
lo sviluppo, mentre le comunità locali la pensano diversamente”. Il Brasile è ormai
la sesta economia del mondo, ma è un Paese ancora fortemente aggravato dal divario
sociale e dalla corruzione. La ferrovia in questione, lunga 900 km, collega le miniere
di ferro dell’azienda nello Stato amazzonico del Pará al terminal portuale di Ponta
da Madeira. La motivazione con cui il giudice ha accolto il ricorso riguarda questioni
di impatto ambientale e sulle popolazioni locali: “Ora l’obiettivo è fare pressioni
su Brasilia affinché alla 'Vale' non sia concesso un ricorso", conclude il sacerdote.
E' importante continuare a parlare di cosa accade nel corridoio di Carajás, visto
il silenzio assordante dei media locali”. (R.B.)