50 anni fa moriva Marilyn Monroe, icona e vittima del mondo hollywoodiano
50 anni fa, era il 5 agosto 1962, moriva Marilyn Monroe, al secolo Norma Jeane Baker.
Divenuta un mito holliwoodiano e un simbolo fuori da ogni tempo, il suo successo è
legato al personaggio interpretato in commedie come “Gli uomini preferiscono le bionde”
o “A qualcuno piace caldo”. Su di lei e sulle circostanze della sua prematura morte,
all’età di 36 anni, dovuta ad un’overdose di barbiturici, sono stati scritti fiumi
di inchiostro. Dietro il celebre sorriso che Marilyn esibiva di fronte alle telecamere,
si nascondeva il dramma della sua vita privata. Ma quanto è stata capita e cosa l’ha
resa un mito? Paolo Ondarza lo ha chiesto a Ruggero Eugeni, docente
di Semiotica dei Media all’Università Cattolica di Brescia:
R. - Le ragioni
della mitografia intorno a Marylin Monroe sono misteriose, sono dovute a quelle forze,
a quelle tensioni che animano la cultura popolare. E’ stata sempre dipinta – questo
è il motivo della sua mitologizzazione – come una sorta di vittima sacrificale dello
star system, vittima sacrificale della politica ed in fondo vittima sacrificale di
quella stessa cultura popolare che l’ha, in un certo senso, deificata. Le sue origini
povere, la sua carriera sempre minata dallo spettro dell’insuccesso, del fallimento,
dell’alcool, delle droghe e alla fine la sua morte…
D. – Cos’ha lasciato Marilyn
Monroe al cinema?
R. - Marilyn Monroe ha lasciato una maschera insostituibile,
quella della ragazza giovane un po’ svampita, ingenua, però anche piena di iniziativa.
Naturalmente poi, oltre a questo, c’è una forte carica sensuale, però anche la carica
sensuale di Marilyn Monroe è una carica sempre molto ironizzata.
D. – Secondo
molti Marilyn Monroe è emblema della cultura maschilista del suo tempo, ma va detto,
è stata amata ed imitata da molte donne, anche da alcune attrici apertamente femministe…
R.
– Il melodramma americano, il cinema di genere che racconta storie commoventi di donne,
è molto sessista - come diremo oggi - cioè delinea dei ruoli sociali per la donna.
Al tempo stesso, però, Marilyn nella maggior parte dei suoi film è poi attenta ad
ironizzare a giocare su questo sessismo e su questo gioco di ruoli, che ironizza in
maniera molto forte sui ruoli sociali maschili e femminili nell’America dell’epoca.
D. – Nell’immaginario collettivo, a 50 anni di distanza, Marilyn è ancora
un simbolo. Simbolo fuori da ogni tempo, dietro il suo celebre sorriso si nascondeva
un dramma che l’ha tormentata nel suo privato. Quanto è stata capita all’ora e quanto
viene capito oggi il suo dramma?
R. – Il dramma di Marilyn era abbastanza chiaro
già all’epoca. All’interno della consapevolezza pubblica, a me sembra forte questa
duplice lettura di Marilyn come donna pubblicamente fresca, ingenua… e poi in realtà
con questa seconda vita più notturna, più devastante.
D. – Marilyn Monroe
diceva di Hollywood: “è un posto dove ti pagano mille dollari per un bacio e 50 centesimi
per la tua anima”. La fama spesso si accompagna alla solitudine?
R. – Nel caso
di Marilyn ci sarebbe da chiedersi quanto questa ricerca ossessiva della pienezza
affettiva, non corrisponda ad una sorta di vocazione o di tensione mistica. Può sembrare
strano, però non dimentichiamoci che Marilyn, ad un certo punto, si converte all’ebraismo
e comunque è certificata una sua ricerca spirituale, che passa attraverso tante forme,
che passa attraverso anche la cultura. A mio avviso, questa solitudine di Marilyn
è anche legata ad alcuni aspetti spirituali, con una forte tensione spirituale che
indubbiamente era piuttosto difficile da coltivare all’interno di un ambiente come
quello dell’industria culturale cinematografica.