Portogallo: Giornate della Comunicazione sociale su "Silenzio e censura"
“Silenzio e censura nella comunicazione sociale”: su questo tema, si svolgeranno a
Fatima, il 27 e 28 settembre prossimi, le Giornate nazionali della Comunicazione sociale,
promosse dalla Chiesa portoghese. Il tema scelto richiama quello voluto da Benedetto
XVI per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali 2012, ovvero "Silenzio e
Parola: cammino di evangelizzazione". L’incontro avrà luogo presso il Seminario del
Verbo Divino e sarà inaugurato dal presidente della Commissione episcopale per la
cultura e le comunicazioni sociali, mons. Pio Alves. Seguirà l’intervento di mons.
Nuno Brás, vescovo ausiliare di Lisbona, incentrato sul tema “Dinamiche della produzione
dell’informazione e dell’opinione nella Chiesa cattolica”. Quindi, sarà la volta di
una tavola rotonda dedicata a “Silenzio e censura nella comunicazione di un religioso”,
con la partecipazione di padre José Tolentino Mendonça, direttore del Segretariato
nazionale per la Pastorale della cultura, e di numerosi giornalisti. “Silenzio e censura
nell’attuale contesto mediatico” sarà invece il tema del dibattito successivo, mentre
la prima giornata di lavori si concluderà con una riunione dell’Associazione delle
imprese di ispirazione cristiana. Il 28 ottobre, poi, i lavori si apriranno con la
Santa Messa presieduta da mons. Alves, mentre a chiudere l’incontro si terrà una conferenza
su “Libertà, responsabilità, regolamento”. “Ogni volta che si colpisce la libertà
di espressione – spiega il Segretariato nazionale delle Comunicazioni sociali – si
colpiscono anche la dignità e la democrazia”. Dal loro canto, i presidenti delle Commissioni
episcopali per le comunicazioni sociali di Spagna e Portogallo, riunitesi a Fatima
nel giugno scorso, avevano già evidenziato i problemi attuali dei mass media, “notevolmente
condizionati” da fattori economici, ideologici e politici. “La crisi economica – ribadivano
i presuli – causa frequentemente la perdita di lavoro da parte dei professionisti,
con conseguenti danni per tutto il processo della comunicazione e la successiva limitazione
del diritto che il pubblico ha di conoscere la verità”. (I.P.)