Dalla Bce nessun intervento immediato. Draghi: "I governi chiedano l'attivazione del
fondo di salvaguardia"
Dopo quest’ampia pagina dedicata alla crisi siriana, parliamo ora di economia. Giornata
nera, ieri, per le Borse europee, in picchiata dopo che il governatore della BCE,
Mario Draghi ha annunciato che l’Istituto di Francoforte non ha ancora deciso lo scudo
anti-spread. Reazione ottimista, invece, da parte del premier italiano Monti, che
incontrando ieri a Madrid l’omologo Rajoy, ha sottolineato che l'Italia non ha bisogno
di salvataggi. Da Bruxelles, ci riferisce Laura Serassio:
La Banca centrale
europea è pronta a intervenire sui mercati in difesa dell’euro: questo il messaggio
lanciato dal Presidente dell’Eurotower Mario Draghi, che però chiarisce: la Bce potrà
solo affiancarsi al Fondo salva Stati nell’acquisto di titoli pubblici, se i Paesi
in questione presenteranno una richiesta. Richiesta condizionata all’attuazione delle
riforme e degli impegni europei. Insomma, la massima istituzione chiarisce che non
può sostituirsi ai governi - la strada maestra sono le riforme di bilancio e strutturali
e un eventuale aiuto per abbassare gli spread - che Draghi definisce “inaccettabili”
- potrà arrivare solo attivando il meccanismo europeo. Parole che deprimono i mercati
ma che i diretti interessati, i capi di governo italiano e spagnolo, da Madrid, accolgono
come positive. “Il rialzo degli spread è un problema europeo - sostiene Monti - tocca
al cuore la competenza della Bce, che ha deciso di impegnarsi ad agire in prima persona
sui mercati”. Gli fa eco Rajoy e entrambi evitano di dire se e quando potrebbero richiedere
l’aiuto del Fondo, ribadendo invece l’impegno sulla strada delle riforme.
Le
dichiarazioni del governatore della Bce, Mario Draghi hanno provocato una risposta
negativa da parte delle Borse. Come spiegare questo andamento dei mercati? Amedeo
Lomonaco lo ha chiesto all’economista Giacomo Vaciago:
R. – La Bce
di sicuro, se riesce ad “indovinare” uno strumento grazie al quale non spaventa i
Paesi del Nord – quindi, a partire dalla Germania – e dall’altro lato calma, appunto,
i mercati. I mercati scommettono sul fatto che non crescendo, il debito non sia sostenibile.
Dobbiamo quindi dimostrare che siamo tornati ad occuparci del futuro del Paese. Cosa
che l’Italia, da novembre dello scorso anno, sta facendo. D. – Il governatore
della Bce, Mario Draghi, ha dichiarato che la Banca centrale europea è pronta ad intervenire
nelle prossime tre settimane. Ma dalle borse europee non sono arrivate – come è avvenuto
la scorsa settimana – risposte positive. Come spiegare questo andamento dei mercati? R.
– I mercati ogni tanto sognano i miracoli. Sognano che Draghi risolva i problemi del
mondo. La parte tradizionale delle Banche centrali – soprattutto dell’Europa del Nord
– vogliono che i governi si assumano la loro responsabilità. Se la Spagna e l’Italia
hanno bisogno di aiuto, lo chiedano ai loro partner, cioè gli Stati aiutino gli Stati.
Non sia la Banca centrale a cavare le castagne dal fuoco, perché in teoria può farlo,
ma a quel punto si perdono gli effetti di ammonizione per le classi politiche: se
le Banche centrali, stampando moneta, risolvono loro tutti i problemi del Paese, a
quel punto dovremmo dire addio alle riforme. I governi perdono ogni incentivo a fare
la loro parte.