Caritas italiana: ripristinare la Consulta nazionale del servizio civile
La Caritas italiana si unisce all’appello di giovani ed enti che chiedono il ripristino
della Consulta nazionale del servizio civile e del Comitato di Difesa civile non armata
e nonviolenta, in seguito alla decisione del Governo di abolire tutti gli organismi
collegiali, inserita al comma 20 dell’art 20 del Decreto-legge n. 95/2012 di "Revisione
della spesa pubblica" (la cosiddetta spending review) già approvato dal Senato e in
fase di approvazione alla Camera. “Chiediamo al Ministro Andrea Riccardi - afferma
al Sir don Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana - di far proprio l’appello
che viene da giovani e da enti del servizio civile nazionale, perché si adoperi nelle
sedi opportune per salvaguardare la Consulta nazionale del servizio civile e il Comitato
per la difesa civile non armata e nonviolenta”. Don Soddu apprezza i segnali positivi
venuti dal governo, che ha accolto le istanze della società civile, “salvaguardando
importanti organismi di dialogo istituzionale e confronto democratico come l’Osservatorio
del Volontariato, quello dell’Associazionismo, l’Osservatorio per l‘infanzia e l‘adolescenza
e il Comitato nazionale di parità”. “Proprio nell’anno in cui ricorrono i 40 anni
del riconoscimento dell’obiezione di coscienza in Italia - afferma - sarebbe una beffa
se questo organismo venisse cancellato”. “In questi anni - sottolinea il direttore
di Caritas italiana - è apparso chiaro che il servizio civile non “appartiene” solo
allo Stato e che per funzionare ha bisogno che tutti gli attori siano in sintonia:
lo Stato (centrale e periferico), gli enti e i giovani volontari. La Consulta è un
luogo insostituibile dove le diverse esigenze del sistema del servizio civile si ricompongono:
se non ci fosse più, con chi si consulterebbe lo Stato, con se stesso?” Caritas Italiana
fa parte della Consulta nazionale del servizio civile sin dalla sua istituzione, nel
1999. Fu infatti la legge 230/1998 a prevedere, per la prima volta, un luogo in cui
fossero presenti le voci degli obiettori di coscienza e degli enti convenzionati per
il servizio civile (e la Caritas Italiana, a quel tempo, era l’ente con il maggior
numero di obiettori, circa 5.000 ogni anno).