Siria: Aleppo e Damasco al centro delle violenze. Anche ieri decine di vittime civili
La Siria sempre più campo di battaglia tra esercito fedele al presidente Assad e le
milizie dell’opposizione. Oltre ad Aleppo, considerata decisiva dal presidente Assad,
si torna a combattere anche a Damasco. Il servizio di Marina Calculli:
A
preoccupare è anche la situazione umanitaria. Sono più di due milioni gli sfollati
interni e almeno 130 mila i profughi fuggiti all'estero. Al microfono di Benedetta
Capelli, ascoltiamo Susan Dabbous, giornalista italo-siriana raggiunta
telefonicamente al confine tra Siria e Turchia:
R. - Qui in
Turchia, di sfollati da Aleppo ne passano poche centinaia. Si stima siano meno di
mille in questi giorni, perché la maggior parte dei profughi di Aleppo cercano di
rimanere il più possibile vicino alla città, con la speranza di ritornare presto nelle
proprie case. Ho parlato con delle persone dentro Aleppo in particolare una ragazza
di 27 anni che abita in un quartiere molto popolare e lei mi diceva che aveva approfittato
di un momento di tregua - dopo l’una di notte - per recarsi in case di parenti più
sicure che si trovano nella periferia a sud di Aleppo. Si vive nel terrore costante
di poter essere raggiunti dalle bombe, perché quello che rende la condizione psicologica
più insopportabile è il rumore degli elicotteri e degli aerei da guerra. E’ questo
ronzio continuo - al di là dei colpi di mortaio che si sentono nell’arco della giornata,
in diverse ore - che fa ricordare che si è in una condizione di guerra, che non si
può uscire di casa e che bisogna rimanere letteralmente rintanati in posti più coperti
possibile.
D. - La Turchia rispetto ai profughi come si è organizzata?
R.
- La Turchia sta gestendo l’emergenza profughi siriani da esattamente un anno: io
mi trovavo in questo punto un anno fa quando iniziò il primo esodo di profughi da
un’altra regione siriana, quella di Idlib, e lì arrivarono decine di migliaia di profughi.
Tra i 43 mila profughi che sono presenti nella regione di Hatay, qui in Turchia, si
sono venute a ricreare praticamente delle intere città, dei piccoli villaggi che si
sono riversati interamente qui. Da un punto di vista umano, si è venuta a ricreare
una situazione quasi familiare: la condizione psicologica dei profughi che sono qui
da molto tempo è distesa, ma tra chi sta arrivando da Aleppo - bombardata in questi
giorni - ovviamente si legge il terrore negli occhi, soprattutto dei bambini.
D.
- Quali sono le testimonianze che hai raccolto delle persone che sono scappate da
Aleppo. Cosa raccontano?
R. - Le persone che arrivano qui non sono spesso coinvolte
direttamente dai bombardamenti: ci sono tantissime persone che hanno paura che l’aviazione
arrivi, o colpisca per sbaglio anche i propri villaggi, parliamo di quei villaggi
vicino ad Aleppo. Arrivano persone terrorizzate che racconto storie di persone, amici
e parenti che vivono nei quartieri bombardati e che sono rimasti intrappolati tra
cantine, bagni, soffitte per paura di uscire. Un altro problema che crea sempre il
panico, è la mancanza di elettricità.