2012-08-02 08:19:29

Siria: Aleppo e Damasco al centro delle violenze. Anche ieri decine di vittime civili


La Siria sempre più campo di battaglia tra esercito fedele al presidente Assad e le milizie dell’opposizione. Oltre ad Aleppo, considerata decisiva dal presidente Assad, si torna a combattere anche a Damasco. Il servizio di Marina Calculli: RealAudioMP3




A preoccupare è anche la situazione umanitaria. Sono più di due milioni gli sfollati interni e almeno 130 mila i profughi fuggiti all'estero. Al microfono di Benedetta Capelli, ascoltiamo Susan Dabbous, giornalista italo-siriana raggiunta telefonicamente al confine tra Siria e Turchia: RealAudioMP3

R. - Qui in Turchia, di sfollati da Aleppo ne passano poche centinaia. Si stima siano meno di mille in questi giorni, perché la maggior parte dei profughi di Aleppo cercano di rimanere il più possibile vicino alla città, con la speranza di ritornare presto nelle proprie case. Ho parlato con delle persone dentro Aleppo in particolare una ragazza di 27 anni che abita in un quartiere molto popolare e lei mi diceva che aveva approfittato di un momento di tregua - dopo l’una di notte - per recarsi in case di parenti più sicure che si trovano nella periferia a sud di Aleppo. Si vive nel terrore costante di poter essere raggiunti dalle bombe, perché quello che rende la condizione psicologica più insopportabile è il rumore degli elicotteri e degli aerei da guerra. E’ questo ronzio continuo - al di là dei colpi di mortaio che si sentono nell’arco della giornata, in diverse ore - che fa ricordare che si è in una condizione di guerra, che non si può uscire di casa e che bisogna rimanere letteralmente rintanati in posti più coperti possibile.

D. - La Turchia rispetto ai profughi come si è organizzata?

R. - La Turchia sta gestendo l’emergenza profughi siriani da esattamente un anno: io mi trovavo in questo punto un anno fa quando iniziò il primo esodo di profughi da un’altra regione siriana, quella di Idlib, e lì arrivarono decine di migliaia di profughi. Tra i 43 mila profughi che sono presenti nella regione di Hatay, qui in Turchia, si sono venute a ricreare praticamente delle intere città, dei piccoli villaggi che si sono riversati interamente qui. Da un punto di vista umano, si è venuta a ricreare una situazione quasi familiare: la condizione psicologica dei profughi che sono qui da molto tempo è distesa, ma tra chi sta arrivando da Aleppo - bombardata in questi giorni - ovviamente si legge il terrore negli occhi, soprattutto dei bambini.

D. - Quali sono le testimonianze che hai raccolto delle persone che sono scappate da Aleppo. Cosa raccontano?

R. - Le persone che arrivano qui non sono spesso coinvolte direttamente dai bombardamenti: ci sono tantissime persone che hanno paura che l’aviazione arrivi, o colpisca per sbaglio anche i propri villaggi, parliamo di quei villaggi vicino ad Aleppo. Arrivano persone terrorizzate che racconto storie di persone, amici e parenti che vivono nei quartieri bombardati e che sono rimasti intrappolati tra cantine, bagni, soffitte per paura di uscire. Un altro problema che crea sempre il panico, è la mancanza di elettricità.








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