2012-08-02 08:43:10

Messico: per i vescovi la discriminazione della donna si vince con i valori cristiani


Sono i principi, i criteri e i valori cristiani, ispirati dal Vangelo, gli strumenti migliori con cui superare la discriminazione della donna nella società: lo scrive mons. Enrique Sánchez Martínez, vescovo ausiliare di Durango, in Messico, in una riflessione pubblicata sul sito web della Conferenza episcopale locale (Cem). Partendo dalla constatazione che con la discriminazione “perdono tutti – la donna, la società che si vede privata del potenziale femminile, e gli uomini”, il presule punta il dito anche contro la violenza, che nella donna provoca “la perdita del rispetto e dei rapporti interpersonali, la perdita dell’autostima e della fiducia in se stessa e un’insana dipendenza dal maltrattatore”. Ma ulteriori rischi si corrono anche sul fronte opposto: come spiega il presule, il fenomeno del “femminismo radicale può avere come conseguenza la ricerca di una falsa uguaglianza” che porta a concezioni erronee come quella sulla salute riproduttiva”. Cosa fare, dunque, di fronte a questa situazione? Mons. Sánchez Martínez suggerisce di guardare ai “principi e criteri” cristiani, perché “l’uomo e la donna sono fatti ad immagine e somiglianza di Dio e Cristo è l’autentico promotore della dignità della donna”. Centrale, quindi, il richiamo alla dignità femminile, definita “il fondamento della radicale uguaglianza e fraternità tra gli uomini, indipendentemente da razza, nazione, sesso, origine, cultura e classe”. Poi, mons. Sánchez Martínez invita alla parità della donna “nella vita economica sociale, culturale e politica”, chiedendo anche che la società si strutturi in modo tale che “le mogli e le madri non si vedano costrette a lavorare fuori casa”. Forte anche il richiamo del vescovo ausiliare di Durango a combattere “l’ideologia del genere, secondo la quale ciascuno può scegliere il proprio orientamento sessuale”, a prescindere dalle caratteristiche biologiche naturali, e che “ha provocato modifiche legali che feriscono gravemente la dignità del matrimonio, il rispetto del diritto alla vita e l’identità della famiglia. Si tratta di un’emancipazione femminile che parte da presupposti falsi”. Allo stesso tempo, mons. Sánchez Martínez condanna “la schiavitù, la pornografia, la prostituzione e tutte le discriminazioni che si riscontrano in ambito educativo, salariale, ecc. contro le donne”. Di qui, l’appello a promuovere un “nuovo femminismo” lontano dai modelli “maschilisti” e che “riconosca il vero spirito femminile nelle manifestazioni dell’intera convivenza civile e lavori per il superamento di ogni forma di discriminazione, di violenza e di sfruttamento”. Infine, il presule sottolinea l’importanza della maternità, poiché essa “insegna che le relazioni umane sono autentiche se si aprono all’accoglienza dell’altro, riconosciuto ed amato per il semplice fatto di essere una persona e non per utilità, forza, intelligenza, bellezza o salute”. Questo, in fondo, è “il contributo fondamentale delle donne – conclude mons. Sánchez Martínez – e la premessa per un autentico cambiamento culturale”. (A cura di Isabella Piro)







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