Il Papa conclude il libro sull’infanzia di Gesù. Il cardinale Bertone parla di una
nuova Enciclica
Benedetto XVI ha concluso il libro sull’infanzia di Gesù: lo ha annunciato il cardinale
segretario di Stato Tarcisio Bertone, in Valle d’Aosta, dove sta trascorrendo un periodo
di riposo. E ieri la Sala Stampa vaticana ha precisato che “si sta procedendo ora
alle traduzioni nelle varie lingue, che saranno condotte direttamente sull’originale
tedesco”. Il porporato parla anche di una nuova Enciclica. Il servizio di Sergio
Centofanti:
Il Papa ha dunque
concluso il suo terzo volume su Gesù di Nazareth dedicato ai Vangeli dell’infanzia:
per il cardinale Bertone è un grande regalo per l’Anno della Fede che inizierà ad
ottobre. Leggeremo il libro – afferma - con avidità e grande gusto. La Sala Stampa
vaticana auspica, da parte sua, che la pubblicazione del libro “avvenga in modo contemporaneo
nelle lingue di maggiore diffusione”, nella consapevolezza che “richiederà un congruo
spazio di tempo per una traduzione accurata di un testo importante e atteso”. Poi
forse – aveva aggiunto mercoledì scorso il cardinale Bertone – ci sarà una nuova Enciclica,
la quarta del Pontificato dopo la Deus caritas est del 2005, la Spe salvi del 2007
e la Caritas in veritate del 2009. Il segretario di Stato, a margine di una Messa
celebrata nella Chiesa parrocchiale di Introd, ha detto anche che in questo periodo
di riposo sta rivedendo carte, appunti e problemi che bisogna mettere in ordine, naturalmente
sempre in contatto con Roma, sia con i suoi collaboratori sia con il Papa. Ad una
domanda su quale invito fare ai politici italiani, ha parlato della necessità dell’impegno
per il bene comune: è l’esortazione lanciata dallo stesso Benedetto XVI nella sua
ultima Enciclica. L'importante – ha affermato - è rimboccarsi le maniche, anche con
qualche sacrificio personale o di gruppo.
Nell’omelia, prendendo spunto dalla
memoria liturgica di Sant’Eusebio di Vercelli, ha tracciato “il compito di colui che
governa con senso di responsabilità, a differenza del mercenario che svolge un mestiere.
Governare – ha spiegato - significa prendersi cura, prendere le difese dei deboli,
dei bisognosi, e nell’immagine del ‘buon pastore’ far risplendere la regalità di Cristo”.
Ha ricordato poi l’opera di evangelizzazione compiuta da Sant’Eusebio che “non restò
a casa sua”. “Affrontò – invece - viaggi durissimi, pericoli, incomprensioni e persecuzioni
dei nemici, pur di portare il Vangelo e la salvezza di Cristo dappertutto”. “Quando
si parla di ‘nuova evangelizzazione’ – ha osservato il cardinale Bertone - dobbiamo
saper riconoscere in questa espressione tutta la carica di fiducia che Dio dà a noi
oggi, nel volerci annunciatori del Vangelo in mezzo alla nostra gente, tanto quanto
i primi discepoli fra le genti pagane del loro tempo. Il Signore ha bisogno oggi del
nostro cuore, della nostra mente, delle nostre forze affinché il progetto di vita
da lui annunciato possa avere la forza attrattiva nel nostro mondo vitale, differenziato
e complesso nel quale bisogna saper rendere concretamente visibile la forza della
speranza cristiana. In ogni ambito sociale: nel lavoro, nel matrimonio e nella famiglia,
come in tutte le cerchie amicali e di impegno sociale, ciascuno è davvero insostituibile
per una ramificazione della testimonianza di fede”.
“Comprendiamo allora la
grande importanza dell’annuncio fatto da Benedetto XVI di proclamare l’Anno della
Fede, che prenderà inizio nel prossimo mese di ottobre a cinquant’anni dall’apertura
del Concilio Ecumenico Vaticano II. Sarà un anno importante – ha aggiunto - se si
pensa alla necessità del nostro tempo di servire la causa dell’uomo” che, secondo
quanto detto da Benedetto XVI - senza Dio “non sa dove andare e non riesce nemmeno
a comprendere chi egli sia”. “Coscienti della nostra dignità di collaboratori o operatori
di una ‘nuova evangelizzazione’ – ha concluso il cardinale Bertone - dobbiamo coltivare
una grande passione per Dio prima di tutto. Ma dobbiamo anche sforzarci in molti modi
per scoprire di nuovo, attraverso una formazione realmente cristiana, i molti tesori
della nostra cultura e della fede che sono sfuggiti di mano a molti e che per questo
sono divenuti quasi irriconoscibili”.