Draghi: Bce pronta a difendere l'euro. Monti: spread alto, un problema comunitario
Borse in picchiata dopo le parole del Capo della Banca centrale europea, Mario Draghi.
Ai mercati non basta l’annuncio di misure straordinarie, da adottare nelle prossime
settimane. La Bce gela infatti sull’acquisto di titoli di Stato spagnoli e italiani,
possibile solo dopo l’intervento, su richiesta, del Fondo di stabilità. Il servizio
di Laura Serassio: La Banca centrale
europea è pronta a intervenire sui mercati in difesa dell’euro: questo il messaggio
lanciato dal Presidente dell’Eurotower Mario Draghi, che però chiarisce: la Bce potrà
solo affiancarsi al Fondo salva Stati nell’acquisto di titoli pubblici, se i Paesi
in questione presenteranno una richiesta. Richiesta condizionata all’attuazione delle
riforme e degli impegni europei. Insomma, la massima istituzione chiarisce che non
può sostituirsi ai governi - la strada maestra sono le riforme di bilancio e strutturali
e un eventuale aiuto per abbassare gli spread - che Draghi definisce “inaccettabili”
- potrà arrivare solo attivando il meccanismo europeo. Parole che deprimono i mercati
ma che i diretti interessati, i capi di governo italiano e spagnolo, da Madrid, accolgono
come positive. “Il rialzo degli spread è un problema europeo - sostiene Monti - tocca
al cuore la competenza della Bce, che ha deciso di impegnarsi ad agire in prima persona
sui mercati”. Gli fa eco Rajoy e entrambi evitano di dire se e quando potrebbero richiedere
l’aiuto del Fondo, ribadendo invece l’impegno sulla strada delle riforme.
Il
premier Monti e il primo ministro Rajoy, al termine del loro incontro ieri a Madrid,
hanno anche affermato che Italia e Spagna si impegnano a favorire, per quanto possibile,
crescita e occupazione. Quali sono in questo senso le reali opportunità per i due
Paesi? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto all’economista Giacomo Vaciago:
R. – Devono
riuscire a conciliare la sostenibilità della finanza pubblica con il ritorno alla
crescita. Sono due obiettivi diversi e richiedono strumenti ad hoc. Se ti illudi che,
tagliando il deficit pubblico, automaticamente l’economia cresca di più, questo non
è vero. D’altra parte, abbiamo tanti giovani che non trovano lavoro perché la formazione
non funziona, e quindi si deve molto migliorare anche il nostro sistema educativo.
Anche da questo punto di vista, la Spagna ci assomiglia: hanno copiato i nostri difetti…
D.
– Lo spread a livelli così alti – ha ricordato il premier Monti – è un problema comunitario.
L’Unione Europea ha gli strumenti per trovare una soluzione?
R. – La Bce di
sicuro, se riesce ad “indovinare” uno strumento grazie al quale non spaventa i Paesi
del Nord – quindi, a partire dalla Germania – e dall’altro lato calma, appunto, i
mercati. I mercati scommettono sul fatto che non crescendo, il debito non sia sostenibile.
Dobbiamo quindi dimostrare che siamo tornati ad occuparci del futuro del Paese. Cosa
che l’Italia, da novembre dello scorso anno, sta facendo.
D. – Il governatore
della Bce, Mario Draghi, ha dichiarato che la Banca centrale europea è pronta ad intervenire
nelle prossime tre settimane. Ma dalle borse europee non sono arrivate – come è avvenuto
la scorsa settimana – risposte positive. Come spiegare questo andamento dei mercati?
R.
– I mercati ogni tanto sognano i miracoli. Sognano che Draghi risolva i problemi del
mondo. La parte tradizionale delle Banche centrali – soprattutto dell’Europa del Nord
– vogliono che i governi si assumano la loro responsabilità. Se la Spagna e l’Italia
hanno bisogno di aiuto, lo chiedano ai loro partner, cioè gli Stati aiutino gli Stati.
Non sia la Banca centrale a cavare le castagne dal fuoco, perché in teoria può farlo,
ma a quel punto si perdono gli effetti di ammonizione per le classi politiche: se
le Banche centrali, stampando moneta, risolvono loro tutti i problemi del Paese, a
quel punto dovremmo dire addio alle riforme. I governi perdono ogni incentivo a fare
la loro parte