2012-08-01 16:02:22

Filippine: i vescovi sul dibattito sulla salute riproduttiva


Nelle Filippine, si apre un mese decisivo per la legge sulla salute riproduttiva (Reproductive Health Bill – Rh). Il 7 agosto la Camera dei Rappresentanti dovrà infatti decidere se chiudere o meno la fase dibattimentale, per passare alla discussione degli emendamenti al provvedimento, oggetto di un lungo braccio di ferro tra la Chiesa e le forze politiche del Paese. In vista del voto, i vescovi filippini hanno reiterato i loro appelli contro la legge, esortando i parlamentari a votare secondo coscienza. “È giunto il momento di ricordare ai deputati e ai senatori le responsabilità che hanno verso il nostro popolo di riflettere attentamente sulle proprie convinzioni per il bene della nazione”, ha dichiarato il presidente della Conferenza episcopale (Cbcp) mons. José Palma, citato dall’agenzia dei vescovi Cbcp.news. Ad accendere ulteriormente gli animi nel dibattito, sono state le recenti parole del Presidente Benigno Aquino nel Discorso sullo Stato della Nazione. Parlando degli interventi del governo per migliorare il sistema educativo nazionale, il Capo dello Stato filippino ha affermato che il numero insufficiente di classi, insegnanti e libri di testo resterà un problema se la popolazione filippina continuerà a crescere, invocando quindi misure per promuovere una “paternità responsabile”. Parole che sono state lette come un implicito avallo alla legge. I movimenti pro-vita nel Paese hanno già minacciato nuove manifestazioni nel caso essa venga approvata. Manifestazioni a cui – ha dichiarato mons. Palma - l’episcopato darà il suo sostegno. Un appello a continuare il dibattito parlamentare è giunto da padre Melvin Castro, segretario esecutivo della Commissione per la famiglia e la vita della Conferenza episcopale (Ecfl), che nei giorni scorsi ha organizzato ad Antipolo City una conferenza per spiegare le ragioni dell’opposizione della Chiesa al provvedimento e ad altre leggi contro la vita e la famiglia. La Rh Bill – lo ricordiamo - rifiuta l’aborto clinico, ma promuove un programma di pianificazione familiare, sponsorizzando la diffusione degli anticoncezionali anche nelle scuole e incoraggiando la sterilizzazione volontaria. I vescovi hanno affermato in più occasioni che le politiche di controllo delle nascite non sono il modo migliore per lottare contro la povertà, le cui vere cause si riscontrano non in un’ipotetica sovrappopolazione, ma, “in alcune scelte errate in materia di sviluppo, politiche economiche mal progettate in un contesto in cui predominano l’avidità, la corruzione, le disuguaglianze sociali, il mancato accesso all’educazione, la carenza di servizi economici e sociali e infrastrutture insufficienti”. (A cura di Lisa Zengarini)







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