Filippine: i vescovi sul dibattito sulla salute riproduttiva
Nelle Filippine, si apre un mese decisivo per la legge sulla salute riproduttiva (Reproductive
Health Bill – Rh). Il 7 agosto la Camera dei Rappresentanti dovrà infatti decidere
se chiudere o meno la fase dibattimentale, per passare alla discussione degli emendamenti
al provvedimento, oggetto di un lungo braccio di ferro tra la Chiesa e le forze politiche
del Paese. In vista del voto, i vescovi filippini hanno reiterato i loro appelli contro
la legge, esortando i parlamentari a votare secondo coscienza. “È giunto il momento
di ricordare ai deputati e ai senatori le responsabilità che hanno verso il nostro
popolo di riflettere attentamente sulle proprie convinzioni per il bene della nazione”,
ha dichiarato il presidente della Conferenza episcopale (Cbcp) mons. José Palma, citato
dall’agenzia dei vescovi Cbcp.news. Ad accendere ulteriormente gli animi nel dibattito,
sono state le recenti parole del Presidente Benigno Aquino nel Discorso sullo Stato
della Nazione. Parlando degli interventi del governo per migliorare il sistema educativo
nazionale, il Capo dello Stato filippino ha affermato che il numero insufficiente
di classi, insegnanti e libri di testo resterà un problema se la popolazione filippina
continuerà a crescere, invocando quindi misure per promuovere una “paternità responsabile”.
Parole che sono state lette come un implicito avallo alla legge. I movimenti pro-vita
nel Paese hanno già minacciato nuove manifestazioni nel caso essa venga approvata.
Manifestazioni a cui – ha dichiarato mons. Palma - l’episcopato darà il suo sostegno.
Un appello a continuare il dibattito parlamentare è giunto da padre Melvin Castro,
segretario esecutivo della Commissione per la famiglia e la vita della Conferenza
episcopale (Ecfl), che nei giorni scorsi ha organizzato ad Antipolo City una conferenza
per spiegare le ragioni dell’opposizione della Chiesa al provvedimento e ad altre
leggi contro la vita e la famiglia. La Rh Bill – lo ricordiamo - rifiuta l’aborto
clinico, ma promuove un programma di pianificazione familiare, sponsorizzando la diffusione
degli anticoncezionali anche nelle scuole e incoraggiando la sterilizzazione volontaria.
I vescovi hanno affermato in più occasioni che le politiche di controllo delle nascite
non sono il modo migliore per lottare contro la povertà, le cui vere cause si riscontrano
non in un’ipotetica sovrappopolazione, ma, “in alcune scelte errate in materia di
sviluppo, politiche economiche mal progettate in un contesto in cui predominano l’avidità,
la corruzione, le disuguaglianze sociali, il mancato accesso all’educazione, la carenza
di servizi economici e sociali e infrastrutture insufficienti”. (A cura di Lisa
Zengarini)