Festa del Perdono di Assisi. Padre Carballo: abbiamo tutti bisogno di riconciliarci
con Dio e con gli altri
Miglaia di pellegrini anche quest'anno nella Basilica Papale di Santa Maria degli
Angeli per la Festa del Perdono di Assisi. Sono giunti per ricevere l’indulgenza plenaria
che San Francesco chiese e ottenne dal Papa nel 1216. Sulla nascita di questa Festa
ascoltiamo padre José Rodriguez Carballo, ministro generale dell’Ordine dei
Frati Minori. L’intervista è di Sergio Centofanti:
R. - Qual’era
il motivo profondo per la quale Francesco chiese questa grazia? Semplicemente la sua
volontà di “mandare tutti in paradiso”, come lui stesso diceva. Lui, che aveva scoperto
il “Dio Amore”, voleva che gli altri facessero questa stessa esperienza; ecco perché
è così popolare la Festa del Perdono di Assisi o l’Indulgenza della Porziuncola. È
tanta la gente che ha voluto fin dalle origini avere questa grazia e pian piano è
divenuto necessario costruire una grande basilica. Questo ha dato origine all’attuale
Basilica papale di Santa Maria degli Angeli ad Assisi in Porziuncola.
D. -
Qual è il messaggio che questa festa può dare in modo particolare alla società di
oggi?
R. - Io penso che il grande messaggio della Festa del Perdono di Assisi,
è proprio questo: abbiamo bisogno di sentirci perdonati, abbiamo bisogno di fare l’esperienza
del perdono che Dio ci offre e abbiamo bisogno anche di perdonare. L’amore, come il
perdono, parlano soprattutto delle persone capaci di amare e di perdonare: la Festa
del Perdono di Assisi ci parla del perdono che Dio ci offre, ma allo stesso tempo
ci porta a perdonare e ad amare gli altri come Dio ci ama. Possiamo dire, quindi,
che si tratta di una festa molto attuale, il mondo di oggi ha bisogno della riconciliazione
e questo è possibile soltanto quando uno si sente amato e perdonato e quando uno si
apre al perdono e alla misericordia con gli altri.
D. – E cosa possiamo fare
come cristiani per rilanciare l’evangelizzazione in questo mondo che ha così bisogno
di perdono?
R. - Io penso che l’evangelizzazione non è tanto una questione
di metodi e tecniche, ma è soprattutto questione di testimonianza. La prima grande
cosa che possiamo fare come cristiani, per rilanciare l’evangelizzazione, è quindi
prendere coscienza di quello che siamo, cioè cristiani, discepoli di Gesù e testimoniarlo
con la nostra vita e con le nostre parole, in modo da manifestare agli uomini - come
direbbe San Francesco d’Assisi - che non c’è altro Onnipotente se non Dio e che Gesù
Cristo è per noi la via, la verità e la vita. Quindi che possiamo fare? Tante cose,
ma soprattutto essere più cristiani noi stessi. Sono convinto che il dramma della
Chiesa oggi non è che noi cristiani siamo pochi, il dramma potrebbe essere che noi
cristiani non siamo troppo cristiani.