Oggi, a Castel Gandolfo, riprendono le udienze generali del Papa sulla preghiera
Riprendono oggi, a Castel Gandolfo, le tradizionali udienze generali del mercoledì,
sospese dopo il 27 giugno. Benedetto XVI continua il ciclo di catechesi sulla preghiera,
iniziato il 4 maggio dell’anno scorso. Ripercorriamo alcune riflessioni del Papa su
questo tema nelle passate udienze generali. Il servizio di Debora Donnini:
Giacobbe l’uomo
che ha sottratto la primogenitura al fratello Esaù e strappato con l’inganno la benedizione
al padre, si trova al guado del fiume Yabboq e lotta nella notte con uno sconosciuto
che lo renderà zoppo e gli darà un nuovo nome: Israele. Solo quando quel “qualcuno”
sarà sparito, Giacobbe potrà dire di aver lottato con Dio. In quest’episodio, spiega
Benedetto XVI, la Chiesa ha sempre letto il “simbolo della preghiera come combattimento
della fede e vittoria della perseveranza”:
“Il testo biblico ci parla della
lunga notte della ricerca di Dio, della lotta per conoscerne il nome e vederne il
volto; è la notte della preghiera che con tenacia e perseveranza chiede a Dio la benedizione
e un nome nuovo, una nuova realtà frutto di conversione e di perdono”. (Udienza generale,
25 maggio 2011)
Nel suo excursus sulla preghiera, il Papa riflette sul
bisogno di pregare che ha sempre caratterizzato l’uomo e nota che nelle antiche culture
praticamente sempre ci si sia rivolti a Dio. Nell’antica Grecia, rileva, si assiste
ad un’evoluzione: “le preghiere, pur continuando a invocare l’aiuto divino per ottenere
il favore celeste in tutte le circostanze della vita quotidiana …si orientano progressivamente
verso le richieste più disinteressate, che consentono all’uomo credente di approfondire
il suo rapporto con Dio”:
“L’uomo di tutti i tempi prega perché non può
fare a meno di chiedersi quale sia il senso della sua esistenza, che rimane oscuro
e sconfortante, se non viene messo in rapporto con il mistero di Dio e del suo disegno
sul mondo. La vita umana è un intreccio di bene e male, di sofferenza immeritata e
di gioia e bellezza, che spontaneamente e irresistibilmente ci spinge a chiedere a
Dio quella luce e quella forza interiori che ci soccorrano sulla terra e dischiudano
una speranza che vada oltre i confini della morte”. (Udienza generale, 4 maggio 2011).
L’uomo, infatti, porta nel suo cuore “una nostalgia di eternità”, “un
desiderio di amore”, “porta in sé il desiderio di Dio”, sottolinea Benedetto XVI.
Per un cristiano la preghiera, aveva ricordato già all’Angelus del 4 marzo 2007, non
è evasione dalla realtà ma assunzione delle responsabilità confidando nell’amore fedele
di Dio. La preghiera non è “un optional, ma è questione di vita o di morte” perché
solo “chi si affida a Dio con amore filiale, può entrare nella vita eterna, che è
Dio stesso”. Centrale nella preghiera è, poi, l’esperienza di Dio non solo come Creatore
ma anche come Padre. Ed è “lo Spirito di Cristo” che ci apre alla dimensione della
paternità di Dio, una realtà fondamentale che ci viene dischiusa quando ci apriamo
allo Spirito Santo “ed Egli ci fa rivolgere a Dio dicendogli Abba!, Padre”.
La preghiera, dunque, ci permette di entrare nelle sofferenze con una forza diversa:
“La risposta di Dio Padre al Figlio e alle sue forti grida e lacrime non
è stata la liberazione immediata dalle sofferenze, dalla croce, dalla morte, ma era
un esaudimento molto più grande, una risposta molto più profonda. Attraverso la croce
e la morte, Dio ha risposto con la Risurrezione del Figlio, con la nuova vita. La
preghiera animata dallo Spirito Santo porta anche noi a vivere ogni giorno il cammino
della vita con le sue prove e sofferenze, nella piena speranza e fiducia in Dio che
risponde come ha risposto al Figlio”. (Udienza generale, 16 maggio 2012).
La
preghiera è, dunque, possibilità di conversione, di seguire la volontà di Dio e di
entrare in comunione non solo con il Padre ma con tutti i figli di Dio. E ancora di
più la preghiera dischiude i confini del mondo:
“Maria ci insegna la necessità
della preghiera e ci indica come solo con un legame costante, intimo, pieno di amore
con suo Figlio, possiamo uscire dalla ‘nostra casa’ con coraggio, per raggiungere
i confini del mondo e annunciare ovunque il Signore Gesù, Salvatore del mondo”. (Udienza
generale, 14 marzo 2012).