2012-07-31 13:48:19

Comitato nazionale di bioetica: l'obiezione di coscienza è un diritto costituzionalmente fondato


L'obiezione di coscienza in bioetica “è costituzionalmente fondata” e va esercitata in modo sostenibile, prevedendo misure adeguate a garantire l'erogazione dei servizi, con attenzione a non discriminare né gli obiettori né i non obiettori". Lo afferma il Comitato nazionale di bioetica in un documento accolto positivamente dal mondo pro-life. Il pronunciamento chiarisce che esercitare il diritto dell’obiezione non significa sabotare una legge, né può identificarsi con il diritto di resistenza o alla disobbedienza civile. Ma cosa vuol dire che l’obiezione di coscienza è costituzionalmente fondata? Paolo Ondarza lo ha chiesto a Luciano Eusebi, ordinario di diritto penale alla Cattolica di Milano:RealAudioMP3

R. - Vuol dire che non si tratta di un’infedeltà al diritto, perché si radica proprio sul desiderio di pieno rispetto dei diritti inviolabili sui quali si fonda l’impianto costituzionale.

D. - Quindi obiettare è un diritto, è un atto di testimonianza e non va inteso come uno strumento di lotta politica contro determinate leggi…

R. - No. L’obiettore si muove nell’ambito dell’impianto giuridico-costituzionale e l’obiezione, quando ha a che fare con la tutela dei diritti inviolabili, ha un fondamento costituzionale e può essere desunta dalla Costituzione anche rispetto a situazioni per le quali non è immediatamente prevista dalla legge.

D. - Il Comitato Nazionale di Bioetica afferma che l’obiezione di coscienza va esercitata in modo sostenibile: che cosa vuol dire questo? Come vanno reclutati i medici obiettori e quelli non obiettori?

R. - Questo è il punto più delicato sul quale vanno fatte delle precisazioni. Già il Parlamento Europeo affermava a fianco del diritto all’obiezione, l’invito agli Stati membri a rendere accessibili i servizi previsti dalla legge. Ma se questo vuole essere realizzato, non può essere realizzato facendo leva sull’obiettore, limitando cioè il diritto costituzionale all’obiezione, ma può essere realizzato sul piano organizzato: organizzando l’attività dei soggetti che sono disponibili a fornire una determinata prestazione e soprattutto questa sostenibilità non può incidere sul reclutamento comportando una discriminazione nell’accesso ai ruoli professionali.

D. - E’ quindi un pronunciamento in linea con le normative europee?

R. - Un pronunciamento in linea con la normativa europea, ma che ha bisogno di queste due precisazioni, molto chiare: la sostenibilità non può essere realizzata limitando il diritto dell’obiettore e tantomeno può essere realizzata discriminando nel reclutamento concorsuale circa i ruoli professionali.

D. - Possiamo dire che, però, definendo l’obiezione di coscienza un diritto, questo pronunciamento smonta un po’ quelle campagne secondo le quali "un buon medico non obietta"…

R. - Un buon medico è il medico che si pone problemi etici. Il medico obiettore è un buon medico, si pone problemi etici e non a caso il Codice di Deontologia medica e il Codice Deontologico delle altre professioni sanitarie prevedono non solo la possibilità dell’obiezione di coscienza, ma la stessa clausola di coscienza come elemento caratterizzante dell’esercizio della professione sanitaria.

D. – Che valore ha questo pronunciamento?

R. - I pronunciamenti del Comitato Nazionale per la Bioetica non sono legislazione, ma certamente hanno un impatto di autorevolezza molto importante e comunque hanno anche un significato sul piano interpretativo.







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