Comitato nazionale di bioetica: l'obiezione di coscienza è un diritto costituzionalmente
fondato
L'obiezione di coscienza in bioetica “è costituzionalmente fondata” e va esercitata
in modo sostenibile, prevedendo misure adeguate a garantire l'erogazione dei servizi,
con attenzione a non discriminare né gli obiettori né i non obiettori". Lo afferma
il Comitato nazionale di bioetica in un documento accolto positivamente dal mondo
pro-life. Il pronunciamento chiarisce che esercitare il diritto dell’obiezione non
significa sabotare una legge, né può identificarsi con il diritto di resistenza o
alla disobbedienza civile. Ma cosa vuol dire che l’obiezione di coscienza è costituzionalmente
fondata? Paolo Ondarza lo ha chiesto a Luciano Eusebi, ordinario di
diritto penale alla Cattolica di Milano:
R. - Vuol dire
che non si tratta di un’infedeltà al diritto, perché si radica proprio sul desiderio
di pieno rispetto dei diritti inviolabili sui quali si fonda l’impianto costituzionale.
D. - Quindi obiettare è un diritto, è un atto di testimonianza e non va inteso
come uno strumento di lotta politica contro determinate leggi…
R. - No. L’obiettore
si muove nell’ambito dell’impianto giuridico-costituzionale e l’obiezione, quando
ha a che fare con la tutela dei diritti inviolabili, ha un fondamento costituzionale
e può essere desunta dalla Costituzione anche rispetto a situazioni per le quali non
è immediatamente prevista dalla legge.
D. - Il Comitato Nazionale di Bioetica
afferma che l’obiezione di coscienza va esercitata in modo sostenibile: che cosa vuol
dire questo? Come vanno reclutati i medici obiettori e quelli non obiettori?
R.
- Questo è il punto più delicato sul quale vanno fatte delle precisazioni. Già il
Parlamento Europeo affermava a fianco del diritto all’obiezione, l’invito agli Stati
membri a rendere accessibili i servizi previsti dalla legge. Ma se questo vuole essere
realizzato, non può essere realizzato facendo leva sull’obiettore, limitando cioè
il diritto costituzionale all’obiezione, ma può essere realizzato sul piano organizzato:
organizzando l’attività dei soggetti che sono disponibili a fornire una determinata
prestazione e soprattutto questa sostenibilità non può incidere sul reclutamento comportando
una discriminazione nell’accesso ai ruoli professionali.
D. - E’ quindi un
pronunciamento in linea con le normative europee?
R. - Un pronunciamento in
linea con la normativa europea, ma che ha bisogno di queste due precisazioni, molto
chiare: la sostenibilità non può essere realizzata limitando il diritto dell’obiettore
e tantomeno può essere realizzata discriminando nel reclutamento concorsuale circa
i ruoli professionali.
D. - Possiamo dire che, però, definendo l’obiezione
di coscienza un diritto, questo pronunciamento smonta un po’ quelle campagne secondo
le quali "un buon medico non obietta"…
R. - Un buon medico è il medico che
si pone problemi etici. Il medico obiettore è un buon medico, si pone problemi etici
e non a caso il Codice di Deontologia medica e il Codice Deontologico delle altre
professioni sanitarie prevedono non solo la possibilità dell’obiezione di coscienza,
ma la stessa clausola di coscienza come elemento caratterizzante dell’esercizio della
professione sanitaria.
D. – Che valore ha questo pronunciamento?
R.
- I pronunciamenti del Comitato Nazionale per la Bioetica non sono legislazione, ma
certamente hanno un impatto di autorevolezza molto importante e comunque hanno anche
un significato sul piano interpretativo.