L'Europa al lavoro per salvare la moneta unica e la Grecia
Al via oggi il tour europeo anti-crisi del premier italiano Mario Monti, che - con
il sostegno della Merkel - si reca a Parigi, Helsinki e Madrid: l'obiettivo è quello
di rafforzare la moneta unica ed evitare che la Grecia esca dall’Eurozona. Bene oggi
le Borse europee e bene in Italia l'asta dei titoli di Stato. Da Berlino è arrivato
anche l'Ok all'acquisto di Bond di Paesi in crisi da parte della Bce. Intanto due
notizie contrastanti: in Spagna aumenta la recessione, mentre in Germania salgono
occupazione e salari. Del salvataggio dell’Euro e di Atene, Salvatore Sabatino
ha parlato con Mario Deaglio, docente di Economia Internazionale presso l’Università
di Torino:
R. - Secondo
me, è quasi impossibile che non si salvino. Bisogna mettercela tutta per mandare a
fondo una moneta come l’euro. Le monete non scompaiono come le fate o i maghi delle
favole; le monete hanno una loro struttura tecnica, per cui solo questo basta a dire
che per l’Euro sono possibili dei ribassi anche sensibili legati al mercato, ma dire
che semplicemente l’Euro si dissolverà, richiederebbe un processo lungo almeno qualche
anno.
D. - Si rinsalda intanto l’alleanza tra Italia, Germania e Francia. È
un accordo solo di convenienza, secondo lei, o da questo potranno nascere le basi
della tanto auspicata unione politica e monetaria europea?
R. - Penso che sia
largamente un accordo di convenienza, però non una convenienza miope per tener su
le quotazioni per due o tre giorni, o due o tre settimane; ma invece una convenienza
di lungo periodo, perché le cose dell’Europa vadano un po’ meglio. E credo anche che
sulla cessione di sovranità, le parti poi si invertiranno: cioè, a frenare saranno
i francesi che sono molto più nazionalisti, mentre i tedeschi tutto sommato - e naturalmente
gli italiani - sono abbastanza propensi a cedere qualche cosa a Bruxelles e alla Banca
centrale europea.
D. - La Grecia, da parte sua propone un ulteriore pacchetto
di tagli. Dunque la politica del rigore continua nonostante aumenti il malcontento
della popolazione. Fino a che punto si potrà arrivare e si potrà tagliare?
R.
- Fino al momento in cui ci accorgeremo che tagliare non serve a niente. Tagliando
le spese, si inietta nell’economia una spinta depressiva, che poi taglia anche le
entrate. E sono tre ormai i salvataggi, fatti in questa maniera assurda. Quindi bisogna
“regalare qualcosa ai greci” in termini di possibilità di spendere, di investire,
per potere poi successivamente richiederglielo indietro quando si saranno risanati.
Invece così, è una sorta di “tragedia greca”.
D. - Però l’Europa, che è finita
nell’occhio del ciclone della crisi, ha agito in una certa direzione - quella dell’austerity
- in varie situazioni. Di quali riforme ha invece effettivamente bisogno per uscire
dalla crisi?
R. - L’Europa è su un piano inclinato: o scende, o sale. Le riforme
per salire sono quelle che dicevamo prima, cioè sostanzialmente, una cessione di sovranità
che faccia in modo che una banca sovrana possa poi prestare ai governi, cosa che adesso
le è vietato, se non in condizioni di emergenza; altra riforma dovrebbe, poi, prevedere
il trasferimento a Bruxelles di una parte delle entrate fiscali, a fronte del carico
su Bruxelles, di una parte delle spese pubbliche. Si tratta di vedere con quali servizi
partire, ma dovremmo avere tre livelli di governo: uno europeo, con alcune competenze
-per esempio la difesa-, uno nazionale, e uno locale e regionale.
D. - Intanto
è arrivato in Europa il Segretario al tesoro americano, Timothy Geithner. Qual è
il messaggio che porta?
R. - Gli americani hanno un disperato bisogno che nessuna
crisi turbi il loro orizzonte fino ai primi di novembre, quando sceglieranno il nuovo
presidente. Dopo, credo, ci sarà un problema americano molto più che un problema europeo,
ma fino ad allora, cercherà di acquietare tutti.