2012-07-30 12:58:57

L'Europa al lavoro per salvare la moneta unica e la Grecia


Al via oggi il tour europeo anti-crisi del premier italiano Mario Monti, che - con il sostegno della Merkel - si reca a Parigi, Helsinki e Madrid: l'obiettivo è quello di rafforzare la moneta unica ed evitare che la Grecia esca dall’Eurozona. Bene oggi le Borse europee e bene in Italia l'asta dei titoli di Stato. Da Berlino è arrivato anche l'Ok all'acquisto di Bond di Paesi in crisi da parte della Bce. Intanto due notizie contrastanti: in Spagna aumenta la recessione, mentre in Germania salgono occupazione e salari. Del salvataggio dell’Euro e di Atene, Salvatore Sabatino ha parlato con Mario Deaglio, docente di Economia Internazionale presso l’Università di Torino:RealAudioMP3

R. - Secondo me, è quasi impossibile che non si salvino. Bisogna mettercela tutta per mandare a fondo una moneta come l’euro. Le monete non scompaiono come le fate o i maghi delle favole; le monete hanno una loro struttura tecnica, per cui solo questo basta a dire che per l’Euro sono possibili dei ribassi anche sensibili legati al mercato, ma dire che semplicemente l’Euro si dissolverà, richiederebbe un processo lungo almeno qualche anno.

D. - Si rinsalda intanto l’alleanza tra Italia, Germania e Francia. È un accordo solo di convenienza, secondo lei, o da questo potranno nascere le basi della tanto auspicata unione politica e monetaria europea?

R. - Penso che sia largamente un accordo di convenienza, però non una convenienza miope per tener su le quotazioni per due o tre giorni, o due o tre settimane; ma invece una convenienza di lungo periodo, perché le cose dell’Europa vadano un po’ meglio. E credo anche che sulla cessione di sovranità, le parti poi si invertiranno: cioè, a frenare saranno i francesi che sono molto più nazionalisti, mentre i tedeschi tutto sommato - e naturalmente gli italiani - sono abbastanza propensi a cedere qualche cosa a Bruxelles e alla Banca centrale europea.

D. - La Grecia, da parte sua propone un ulteriore pacchetto di tagli. Dunque la politica del rigore continua nonostante aumenti il malcontento della popolazione. Fino a che punto si potrà arrivare e si potrà tagliare?

R. - Fino al momento in cui ci accorgeremo che tagliare non serve a niente. Tagliando le spese, si inietta nell’economia una spinta depressiva, che poi taglia anche le entrate. E sono tre ormai i salvataggi, fatti in questa maniera assurda. Quindi bisogna “regalare qualcosa ai greci” in termini di possibilità di spendere, di investire, per potere poi successivamente richiederglielo indietro quando si saranno risanati. Invece così, è una sorta di “tragedia greca”.

D. - Però l’Europa, che è finita nell’occhio del ciclone della crisi, ha agito in una certa direzione - quella dell’austerity - in varie situazioni. Di quali riforme ha invece effettivamente bisogno per uscire dalla crisi?

R. - L’Europa è su un piano inclinato: o scende, o sale. Le riforme per salire sono quelle che dicevamo prima, cioè sostanzialmente, una cessione di sovranità che faccia in modo che una banca sovrana possa poi prestare ai governi, cosa che adesso le è vietato, se non in condizioni di emergenza; altra riforma dovrebbe, poi, prevedere il trasferimento a Bruxelles di una parte delle entrate fiscali, a fronte del carico su Bruxelles, di una parte delle spese pubbliche. Si tratta di vedere con quali servizi partire, ma dovremmo avere tre livelli di governo: uno europeo, con alcune competenze -per esempio la difesa-, uno nazionale, e uno locale e regionale.

D. - Intanto è arrivato in Europa il Segretario al tesoro americano, Timothy Geithner. Qual è il messaggio che porta?

R. - Gli americani hanno un disperato bisogno che nessuna crisi turbi il loro orizzonte fino ai primi di novembre, quando sceglieranno il nuovo presidente. Dopo, credo, ci sarà un problema americano molto più che un problema europeo, ma fino ad allora, cercherà di acquietare tutti.







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