2012-07-29 12:00:38

Sahel. Caritas Internationalis: 18 milioni di persone a rischio fame


Il Sahel ancora in primo piano nelle preoccupazioni della Caritas Internationalis. Nei mesi scorsi sono stati lanciati altri appelli da parte di organizzazioni non governative ma non tutti - in ambito Onu - erano d’accordo sulla gravità del problema. Qual è la situazione e quali sono i Paesi più bisognosi? Roberta Gisotti lo ha chiesto ad Alessandra Arcidiacono del Dipartimento emergenze dell’organismo ecclesiale:RealAudioMP3

R. – Oggi possiamo dire di essere di fronte ad una crisi umanitaria conclamata: parliamo di circa 18 milioni di persone in difficoltà, rispetto ai 10 milioni dello scorso autunno, e tra questi un milione di bambini al di sotto dei 5 anni sono a rischio di grave malnutrizione. Siamo al picco della crisi, perché i più vulnerabili in questi tre mesi – luglio, agosto, settembre – dipendono in tutto e per tutto dagli aiuti alimentari esterni. Le provviste della stagione agricola precedente sono da tempo esaurite a causa dello scarso raccolto e i più bisognosi fanno ricorso a strategie di sopravvivenza - vendita di animali da cortile, di bestiame - portando quindi pregiudizio ai loro mezzi di sussistenza. Soltanto ad ottobre inizieranno i prossimi raccolti. In questa stagione, inoltre, le piogge limitano l’accesso ai villaggi, ai campi di rifugiati sorti in Niger, Burkina Faso, che accolgono migliaia di rifugiati dal Mali. Sono stati poi registrati anche casi di colera nella regione, soprattutto in Niger ed in Mali. Al momento, le necessità maggiori si registrano proprio in Mali, in Niger e nel Ciad.

D. – Quanti soldi ha raccolto finora la Caritas e quali programmi ha potuto e sta portando avanti nella ragione?

R. – Caritas Internationalis ha lanciato sei appelli di emergenza per il Mali, Burkina Faso, Niger, Senegal, Ciad e Mauritania, in aiuto a circa 700mila persone e per un totale di 11 milioni di euro. I programmi attuali cercano naturalmente di far fronte alle esigenze alimentari immediate delle popolazioni, al fine di superare il picco della crisi, ma includono componenti destinate ad incentivare la produzione agricola, a sviluppare la gestione delle risorse idriche delle comunità locali, ed anche a migliorare proprio i loro mezzi di sussistenza: creare granai collettivi e prevenire la malnutrizione. I sei programmi che abbiamo lanciato negli ultimi mesi sono coperti finanziariamente in media per circa i due terzi e c’è quindi bisogno non solo di coprire interamente questi appelli, ma di poter continuare a promuovere gli aspetti di sviluppo e di prevenzione delle crisi in futuro.

D. – Sviluppo e prevenzione: ma che cosa impedisce a questa regione dell’Africa di migliorare la propria situazione, che possiamo forse definire di criticità cronica?

R. – Il Sahel da lungo tempo è soggetto a siccità - possiamo ricordare le gravi crisi del 1984 e 2005 - e poi sappiamo che i cambiamenti climatici accelerano il processo di desertificazione. Inoltre la povertà di questi Paesi, la situazione economica, politica ed i conflitti che al momento affliggono Paesi come il Mali, con migliaia di sfollati al suo interno e rifugiati nei paesi limitrofi - Niger e Burkina Faso -, non ultima anche l’insidia per le infestazioni di cavallette. La soluzione sta senz’altro nella maggiore capacità di adattamento, con il ricorso a nuove colture che necessitano per esempio di minor quantità di acqua ed elaborazioni di piani di contingenza. Il ruolo di Caritas, al di là di apportare un aiuto di emergenza, è proprio quello di animare, appoggiare, organizzare le comunità locali, affinché sappiano far fronte ad una crisi.







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