Siria: offensiva dell'esercito ad Aleppo, oltre 100 morti. Liberi i due italiani
rapiti nel Paese.
“In Siria bisogna intervenire prima possibile per fermare il massacro in atto”. Così
il presidente francese Hollande ha sollecitato il Consiglio di Sicurezza dell’Onu
ad intervenire nel Paese. Intanto sul terreno infuria la battaglia ad Aleppo: un centinaio
le vittime accertate, ma Mosca difende l’offensiva del regime e accusa l’occidente
di sostenere gli insorti. Sono liberi e in buone condizioni invece i due italiani
rapiti nei giorni scorsi nel Paese, ma per ora la Farnesina ha chiesto massimo riserbo
sulla vicenda. Cecilia Seppia Sembrerebbe
la battaglia finale, vista la tempesta di fuoco che circonda Aleppo dove le forze
governative cercano di abbattere la resistenza dei ribelli. Qui la situazione è drammatica
riferiscono alcuni medici impegnati a fronteggiare l’emergenza: sul terreno solo oggi
si contano oltre 100 morti mentre l’osservatorio siriano per i diritti umani ha aggiornato
a 20 mila il bilancio delle vittime dall’inizio della rivolta. Intanto Mosca non si
piega, anzi rafforza la sua posizione e fa sapere che non collaborerà con l’Ue per
il nuovo round di sanzioni contro Assad e non darà il consenso di ispezionare navi
battenti bandiera russa. Il ministro degli Esteri Lavrov punta il dito sui ribelli
ribadendo che la controffensiva delle forze governative ad Aleppo come ad Homs era
prevedibile. Quindi assicura che il Cremlino non ha nessuna intenzione di dare asilo
ad Assad. In serata è il presidente francese Hollande a scuotere l’Onu ad intervenire
prima possibile. “Un fallimento in questo, ha ammonito, significherà caos e guerra
civile”. Intanto sono stati liberati i due tecnici italiani di Ansaldo Energia sequestrati
da uomini armati il 17 luglio a Damasco. Tanti i punti interrogativi sul caso, per
ora la Farnesina chiede il massimo riserbo.
Decine di migliaia i profughi in
fuga dalle violenze. Giancarlo La Vella ne ha parlato con la giornalista italo-siriana,
Susan Dabbous, che si trova nella regione:
R. – Il flusso
di profughi dalla città di Aleppo, che, ricordiamo, dista solo 30 km dal confine turco,
si è intensificato negli ultimi giorni. Dati recentissimi dell’Alto Commissariato
dell’Onu per i Rifugiati (Umhcr) turco rivelano che in totale sono almeno 42 mila
i profughi siriani alloggiati nei campi di raccolta. I campi attualmente sono 7; nei
prossimi giorni dovrebbero diventare 10, per accogliere almeno altri 10 mila profughi.
La situazione è drammatica ovviamente, perché le persone che fuggono sono in condizioni
disperate.
D. – Hai avuto modo di parlare con questa gente?
R. – Oltre
a parlare con i profughi, ho avuto l’occasione di parlare con le persone che si trovano
letteralmente barricate in casa e che non possono uscire, perché si combatte sotto
le loro abitazioni, sotto i balconi e non possono neanche affacciarsi; ci sono giorni
in cui non riescono neanche a uscire per fare la spesa… Ricordiamo che, tra l’altro,
in questo periodo c’è il Ramadan; quindi dovrebbe essere un periodo di festa in cui,
dopo il tramonto, si mangia insieme, si condivide un momento di gioia. Invece questo
che si sta vivendo è un momento tristissimo, forse uno dei momenti più tristi per
la città di Aleppo. La popolazione civile è sicuramente la più colpita. Purtroppo
i due terzi delle persone in fuga sono donne e bambini. Lasciano le case senza portare
nulla con sé e il rumore delle bombe oramai è una specie di costante negli ultimi
giorni.