Musica. Sfida tra pianisti, un uomo e un robot, chiude il Festival Pontino
Chiusura curiosa, divertente e senza precedenti ieri sera alla 48° edizione del Festival
Pontino di Musica. Sul palco del castello di Sermoneta, una sfida tra un pianista-umano,
Roberto Prosseda, e un pianista-robot, creato nei laboratori di Imola, che parla e
canta e, dotato di 53 dita meccaniche, è capace di eseguire qualsiasi brano. A colpi
di Scarlatti, Mozart e Chopin i due protagonisti si sono avvicendati alla tastiera
stimolando il pubblico in un dibattito estetico e storico.” Una sfida articolata in
tre parti” racconta al microfono di Gabriella Ceraso, lo stesso Roberto
Prosseda:
R. - La prima parte è una vera sfida, non nel senso agonistico
del termine. Più che altro, un confronto per far ascoltare al pubblico due letture
diverse dello stesso brano: una appunto letterale - il robot fa esattamente ciò che
è scritto sulla partitura né più né meno - e una più umana, per far capire quanto
è importante il ruolo dell’interprete. Il robot ha la “sua rivincita”, e tra l’altro,
parla. Quindi parlando è in grado di argomentare le sue scelte e di ribattere anche
a quelle che sono le mie osservazioni. E quindi, cosa fa? Riproduce i rulli incisi
dai grandi pianisti del passato come Rachmaninoff, Bussoni e Hoffman. Quindi dice:
”Vedete, io se voglio, posso suonare come suonate voi umani, ma in realtà, non mi
sento a mio agio con questo tipo di libertà”. La terza parte è invece interamente
dedicata al robot che dice: “Io ho comunque un mio repertorio che si riferisce alle
musiche scritte per player piano”, cioè per pianola e pianoforte automatico. E quindi
le esegue.
D. - Quindi il pubblico assiste sia ad una vera e propria storia
del pianoforte, dalle registrazioni su rullo fino ai brani scritti per pianoforte
automatico, sia ad un dibattito sull’estetica.
R. – Sì, esattamente. Non si
tratta di un’operazione commerciale o pubblicitaria, ma un confronto estetico tra
due posizioni diverse: oggettività e soggettività.
D. - E lei si è divertito
in questo esperimento?
R. - A me è sempre interessata l’idea di un pianoforte
“espanso”. Il pianoforte acustico che per cento anni non si è più evoluto mi sta un
po’ stretto. L’idea però è sempre quella di comunicare al meglio il messaggio musicale
e quella di raggiungere un pubblico più ampio.