2012-07-28 13:16:09

Iniziativa a Roma per far conoscere i lavori prodotti dai carcerati, un'economia che riscatta


Il Papa chiede di rispettare la dignità dei carcerati, anche in vista del loro reinserimento nella società: una delle strade è la possibilità dei detenuti di lavorare, oggi purtroppo difficile. Per sensibilizzare l'opnione pubblica a questa problematica, l’associazione “Recuperiamoci!” ha promosso a Roma una manifestazione dove vengono presentati prodotti bio e artistici, provenienti dalle varie realtà penitenziarie italiane. Ma cosa producono i carcerati? Debora Donnini lo ha chiesto a Paolo Massenzi, presidente dell’associazione:RealAudioMP3

R. - Gli articoli ad oggi da noi censiti sono oltre 600 e sono alimentari e non alimentari: dal miele delle colonie sarde ad oggetti di design dei detenuti di Pistoia.

D. - Questi prodotti vengono creati all’interno del carcere oppure i detenuti hanno permessi per uscire e recarsi a lavoro?

R. - Contempliamo entrambe le possibilità, perché il lavoro è importante in carcere quanto fuori dal carcere, per creare un corridoio di riabilitazione. Il miele, per esempio, è prodotto nelle colonie sarde, dove i detenuti hanno comunque facoltà di poter lavorare, ovviamente con i dovuti permessi, così come promuoviamo le borse fatte in carcere a Vigevano, con tessuti di scarto che arrivano dalle tessiture di Prato. Promuoviamo anche i lavori della cooperativa “In Cammino”, che lavora fuori dal carcere, a Pistoia.

D. - Quanti carcerati coinvolgono queste iniziative di lavoro e sono poi importanti per reinserirsi nella società, una volta che queste persone sono uscite dal carcere?

R. - Il lavoro è fondamentale, accanto all’aiuto in un percorso di natura abitativa. Il lavoro in Italia su circa 68 mila detenuti, oggi è purtroppo riservato solo a 2 mila detenuti. All’interno del carcere ci sono essenzialmente cooperative o lavorazioni dell’Amministrazione Penitenziaria, che svolgono varie attività: dal lavoro cosiddetto “conto terzi” a quello di realizzazione e produzione. Nel momento in cui si esce dal carcere, in un percorso protetto, se c’è un lavoro la recidiva si abbatte drasticamente: dai numeri forniti dal Ministero delle Giustizia e dell’Amministrazione Penitenziaria, emerge che c’è il 70% di recidiva in assenza di lavoro, il 10-12 % in presenza di lavoro.

D. - Queste persone possono proseguire il lavoro che hanno fatto in carcere anche una volta che escono?

R. - I detenuti in alcuni casi - e purtroppo non è una realtà generalizzata - continuano il loro lavoro o dentro la cooperativa, dove hanno iniziato quando si trovavano all’interno del carcere, o trovando un lavoro a seguito della preparazione che hanno ricevuto.

D. - Tra l’altro, abbassando il tasso di recidiva questo comporta - oltre che un aiuto per queste persone - anche un risparmio per lo Stato …

R. - Sì, promuovere il lavoro in carcere e dopo il carcere, abbattendo drasticamente la recidiva, fa risparmiare innanzitutto da un punto di vista di sicurezza sociale ...

D. - Voi come associazione “Recuperiamoci!”, esattamente cosa fate, promuovete questi prodotti?

R. - Siamo un’associazione di promozione della solidarietà in carcere, facilitiamo la produzione, la vendita e la conoscenza.

D. - Come si possono acquistare questi prodotti?
R. - Presenteremo nell’evento il progetto “F@rete Shop”. I prodotti si possono acquistare in varie modalità: sul sito del Ministero della Giustizia c’è una vetrina di prodotti del carcere con i vari punti vendita, inoltre “F@rete Shop” si propone di organizzare una rete di distribuzione solidale. Ci preme dire che la solidarietà ci può consentire di abbattere costi ma non solo, soprattutto costi umani e allo stesso tempo desideriamo che queste iniziative vengano supportate ed incoraggiate dalla città.







All the contents on this site are copyrighted ©.