Il nunzio in Libano: la visita del Papa, segno di incoraggiamento
“La visita del Santo Padre costituirà sicuramente un segno di incoraggiamento per
il Libano e per lo spirito che si respira nel Paese”: è l’auspicio espresso, in un’intervista
all’agenzia Apic, dal nunzio apostolico a Beirut, mons. Gabriele Giordano Caccia.
La presenza del Papa, che sarà nel Paese dei cedri dal 14 al 16 settembre prossimi,
“dimostrerà anche che la convivenza è possibile”, afferma il presule, e che “il Libano,
nonostante le difficoltà attraversate nella corso della storia, è la prova che c’è
un’alternativa allo scontro tra le culture, il dialogo ed i percorsi comuni sono possibili
se si cercano seriamente”. Grande, dunque, l’attesa dei libanesi per Benedetto XVI:
“Percepisco un grande entusiasmo tra i cristiani – spiega il nunzio – soprattutto
tra i cattolici, presenti in Libano con sei riti differenti. Ma grandi aspettative
sono condivise anche dai non cristiani, che nutrono molto rispetto per la persona
del Papa, per i cristiani e per quello che essi hanno fatto per il Paese”. La visita
del Pontefice, continua mons. Caccia, “costituisce un avvenimento importante”, anche
perché “Benedetto XVI si è già recato in alcuni Paesi della regione (durante il viaggio
apostolico in Terra Santa, nel maggio del 2009 ndr) ed ha convocato il Sinodo speciale
per il Medio Oriente”, svoltosi nell’ottobre 2010. “Questo atteggiamento di rispetto,
di interesse e di amore per il Medio Oriente, quindi – sottolinea il nunzio – verrà
ricambiato dal rispetto e dall’affetto di tutta la popolazione per il Santo Padre”.
Rispondendo, poi, ad una domanda sugli effetti che il Sinodo di due anni fa ha suscitato
in Libano, mons. Caccia afferma che “ci sono stati molti risvolti positivi. Alla fine
dell’Assemblea, i vescovi stessi hanno parlato di una nuova Pentecoste, perché è stata
un’esperienza di spirito, di fraternità, di Parola di Dio e di condivisione”. C’è,
quindi, “molta attesa” per l’Esortazione apostolica post-sinodale che il Papa firmerà
proprio in Libano e che consegnerà ai vescovi della regione ed è “un’attesa felice
da parte di tutte le Chiese, poiché le parole del Papa hanno un peso importante in
Oriente”. Quanto alle ripercussioni della così detta “Primavera araba” sul Libano,
il nunzio esprime preoccupazione per “la violenza, l’ingiustizia e i massacri” e ricorda
“il principio della libertà di coscienza, uno dei valori fondamentali della Costituzione”
su cui si basa il Paese dei cedri, “segnato da una tradizione di condivisione, convivialità
e libertà”. Ciò rende “questa ‘formula’ non solo possibile, ma anche apprezzata e
ricercata”, poiché “si basa sulla dignità della persona e sull’esigenza di condivisione
con gli altri”. Per questo, i libanesi “sperano che la situazione, nella regione mediorientale,
evolva in una direzione auspicata dalla maggior parte della popolazione” e dal canto
loro i cristiani libanesi “cercano di dare un contributo per un’evoluzione positiva
della situazione”. Infine, mons. Caccia conclude l’intervista ricordando le parole
pronunciate da Giovanni Paolo II nel 1997, durante il suo viaggio apostolico nel Paese
dei cedri: “Il Libano è più che un Paese – disse Papa Wojtyla – è un messaggio, un
messaggio per l’Occidente e l’Oriente, un messaggio di fraternità, libertà e dialogo”.
(A cura di Isabella Piro)