Nuova Zelanda: no della Chiesa al progetto di legge sull'eutanasia
“La legalizzazione dell’eutanasia comporterebbe un serio pericolo di abusi verso molte
persone anziane e verso altri soggetti gravemente ammalati e quindi in una oggettiva
condizione di grande vulnerabilità”. È quanto afferma il prof. John Kleinsman, responsabile
del “Nathaniel Centre” di Wellington, il più importate istituto cattolico di ricerca
su temi bioetici della Nuova Zelanda, in riferimento a un progetto di legge presentato
di recente in Parlamento per la legalizzazione dell’eutanasia. In un articolo pubblicato
sul sito della Conferenza episcopale e ripreso dall’Osservatore Romano, il prof. Kleinsman
osserva che “sembra un’ironia che un tale progetto, mentre afferma di volere promuovere
una scelta per il termine della vita, di fatto nega a molte persone il diritto di
vivere. Se l’eutanasia verrà legalizzata – aggiunge - molti di coloro che ora soffrono
di un senso d’esclusione dovranno porre in discussione la propria esistenza in quanto
il desiderio di continuare a vivere potrebbe essere considerato come una decisione
egoistica”. Per lo scienziato “gli esempi forniti dai Paesi in cui l’eutanasia è stata
legalizzata mettono in evidenza che non c’è alcun margine per migliorare questo tipo
di leggi e che l’unica garanzia contro i probabili abusi ai danni di persone molto
anziane oppure afflitte da gravi malattie rimane quella offerta dalla legge in vigore
che proibisce ogni forma di suicidio assistito”. “Il ruolo dei legislatori in una
società democratica – sottolinea il responsabile del “Nathaniel Centre” - è di garantire
che gli interessi della maggioranza non vengano messi a rischio da scelte che riguarderebbero
pochi individui”. (L.Z.)