Milano: via libera al registro delle unioni civili. Forum famiglie: scelta ideologica
Da oggi, Milano ha un registro che certifica le unioni civili, in cui si potranno
iscrivere tutte le coppie conviventi, sia etero che omosessuali, residenti nel capoluogo
lombardo. La delibera che lo istituisce è stata approvata dopo una lunga "maratona
notturna" in consiglio comunale, con 27 voti favorevoli, 7 contrari e 4 astenuti dell’ala
cattolica del Pd. Il testo definitivo non è ancora stato reso noto, ma il sindaco
Pisapia ha tenuto a precisare che da oggi a Milano “ci sono più diritti”, senza nessuna
“apertura” ai matrimoni tra persone dello stesso sesso. Gabriella Ceraso ha
raccolto il parere di Francesco Belletti, presidente del Forum associazioni
familiari:
R. - L’esito
è un po’ deludente, nel senso che in queste settimane, il tema di questi registri
amministrativi è stato ampiamente dibattuto e, di fatto, anche l’esperienza degli
oltre 80 comuni che hanno già istituito i registri hanno dimostrato che praticamente
non si iscrive nessuno. Dal punto di vista amministrativo, è un’azione irrilevante
ed è abbastanza sorprendente che un consiglio comunale di una città così importante,
faccia una maratona, che di solito viene riservata all’approvazione del bilancio preventivo.
Qui, a Milano, hanno scelto di fare un’azione del genere per un tema che intanto non
"sposta" niente per i cittadini milanesi.
D. - Il sindaco però ha precisato:
"Da oggi Milano ha più diritti”. Probabilmente, in riferimento a tutta una serie di
accessi ai servizi che i conviventi potranno avere – servizi garantiti dal Comune
– come le coppie sposate. Più o meno diritti, dunque?
R. - Nel merito, la
delibera approvata mi risulta che rimandi ad ulteriori atti amministrativi per definire
quali sono i diritti ed i doveri; anche qui forse si parla sempre dei diritti e non
si capisce quali sono i doveri. Oggettivamente, oggi per molte coppie sposate il sistema
fiscale, le liste d’attesa per gli asili nido, l’Isee sono sempre più penalizzanti
che non per le coppie conviventi. Quindi, forse se andassimo veramente a fondo, troveremmo
che ci sono dei vantaggi competitivi per le coppie di fatto. Ma detto questo, di fatto,
già la stessa giunta milanese aveva ampliato un’agevolazione per l’accesso alle case
popolari aprendo anche alle coppie di fatto, basandosi sull’attuale assetto amministrativo;
non c’era assolutamente bisogno, in nessun modo, di istituire un registro per aprire
ad ulteriori diritti. Quindi è una scelta ideologica.
D. - Vi rassicura l’affermazione
del sindaco che ciò non apre la strada ai matrimoni omosessuali?
R. - Di fatto
è l’inizio di un’apertura, per cui è vero, e ci mancava altro, che andassero contro
il dettato costituzionale con un documento amministrativo, però questo non ci tranquillizza,
anche perché su questo tema si è innescato un grande dibattito in città ed è venuta
fuori una grande controversia: il tema non è unitario e non c’è un consenso indiscusso.
E allora perché tutta questa fretta? Perché dover chiudere così in anticipo, entro
luglio, una questione che meritava un dibattito più ampio e maggiore ascolto?
D.
- Sentendo l’amministrazione comunale, una cosa che sembra chiara è quella che l’augurio,
almeno l’auspicio, è che questa scelta del comune sia presa a modello per una questione
invece nazionale…
R. - Se c’è una questione che deve essere discussa dal Parlamento
nazionale la si porti lì; invece qui i Comuni, fanno atti puramente formali ed ideologici,
perché vogliono influenzare le responsabilità dei livelli superiori. Mi pare un po’
un corto circuito dal punto di vista del rapporto tra le istituzioni.