Messico. Proteste contro la Chiesa che accoglie gli immigrati. Il vescovo di Cuautitlán:
difficile comprendere la carità
Migliaia di immigrati latinoamericani passano attraverso il Messico per raggiungere
gli Stati Uniti, incontrando tantissime difficoltà e spesso anche la morte. La Chiesa
messicana svolge un servizio immenso di accoglienza e assistenza, ma spesso è ostacolata
da incomprensioni. Il servizio di Sergio Centofanti:
La Chiesa cattolica
dalla parte degli immigrati nonostante le opposizioni di tanti. E’ quanto sta accadendo
nella diocesi di Cuautitlán, vicino Città del Messico, dove la Casa del Migrante ‘San
Juan Diego’, gestita dalla Chiesa locale, ha dovuto chiudere la sua sede per trasferirsi
temporaneamente in altra zona. Maria Fernanda Bernasconi ha intervistato il
vescovo di Cuautitlán, mons. Guillermo Ortiz Mondragón:
“In questa
Casa del Migrante accogliamo dai 150 ai 200 migranti ogni giorno. La Pastorale sociale
della diocesi, che si occupa dei migranti, ha chiesto a tutte le parrocchie di offrire
ogni giorno il pranzo: i migranti possono riposare, mangiare, ma anche trovare dei
servizi igienici, la toilette, le docce; ricevono anche visite di carattere sanitario.
La Chiesa vuole seguire la volontà di Gesù, il Comandamento dell’amore, che deve essere
attuato giorno dopo giorno anche con questi servizi: ‘Ero affamato e mi avete dato
da mangiare; ero malato e mi avete assistito; ero forestiero e mi avete accolto’.
Questo è il lavoro che viene svolto nella Casa del Migrante: un lavoro compiuto dalla
Chiesa seguendo gli insegnamenti del Vangelo di Gesù Buon Pastore”.
I migranti
rischiano di cadere nelle mani degli spacciatori di droga e dei trafficanti di esseri
umani e di organi. In molti vengono sequestrati e uccisi. Quando, dopo numerose vicissitudini
giungono qui dai Paesi dell’America Latina, sono stremati:
“Quando un migrante
arriva alla Casa ‘San Juan Diego’ non arriva certamente in buone condizioni: arriva
stanco, arriva ammalato e, a volte, anche con ferite dovute alle cadute durante il
viaggio, perché dormendo sui vagoni del treno rischiano di cadere e di rimanere feriti”.
Secondo
le normative vigenti gli immigrati possono trattenersi nella Casa appena un giorno,
poi devono lasciarla col rischio di diventare vittime dei trafficanti in attesa di
poter prendere un treno diretto verso gli Stati Uniti. La sede del centro, tuttavia,
è stata chiusa a causa di incidenti avvenuti nei suoi pressi, scatenando la protesta
degli abitanti della zona e il successivo intervento delle autorità civili. A nulla
sono valse le spiegazioni che l’opera della Casa del Migrante non aveva alcuna responsabilità
riguardo a quanto accaduto:
“C’è gente che non capisce questo lavoro della
Chiesa e che non è d’accordo con l’aiuto che la Chiesa offre. Alcuni non lo capiscono
e non vogliono che questo accada. Non tutti capiscono la vita della Chiesa. La carità
non è facilmente comprensibile: la carità è un dono di Dio e se noi non ci apriremo
a questo dono di Dio, non saremo mai in grado di comprendere l’aiuto ai poveri e agli
immigrati”.
Il centro si è ora trasferito in una sede provvisoria, e di
fronte a quanti chiedono la chiusura definitiva della Casa del Migrante, mons. Ortiz
Mondragón afferma:
“Noi, come Chiesa di Cuautitlán, non abbiamo mai chiuso
la Casa del Migrante e mai il vescovo chiuderà la Casa del Migrante!”.