L'arcivescovo Minassian ripercorre la visita del cardinale Sandri in Georgia e
Armenia
Alcuni giorni fa il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, cardinale
Leonardo Sandri, ha effettuato una visita in Georgia e Armenia. L'arcivescovo Rafael
Minassian, ordinario per gli armeni cattolici dell'Europa orientale, ripercorre
- al microfono di Robert Attarian - i momenti salienti del viaggio:
R. – Il fatto
più importante è stata la celebrazione del 20.mo anniversario dello stabilimento delle
relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e la Georgia e l’Armenia. Quindi, la presenza
del cardinale Leonardo Sandri è stata l’occasione per rafforzare le relazioni tra
lo Stato e la Chiesa cattolica, da un lato; dall’altro, abbiamo abbiamo avuto un incontro
con il Patriarca ortodosso della Georgia, durante il quale abbiamo vissuto un’esperienza
profonda di intimità e di amore nei rapporti tra le due Chiese. Sono stati ricordati
la presenza e l’incontro del Beato Giovanni Paolo II in Georgia, e quindi il Patriarca
ha presentato le sue opere musicali, delle quali ha eseguito per noi la sua “Ave Maria”,
creando un’atmosfera di familiare intimità tra le due Chiese, ortodossa e cattolica.
Questo, in Georgia. Anche l’incontro in Armenia è stato interessante per quanto riguarda
gli appuntamenti e le esperienze di vita insieme al Patriarca armeno Karekin II, sia
anche per le visite ufficiali compiute dal cardinale Sandri al presidente dell’Armenia,
al ministro degli Affari esteri che per alcuni anni è stato ambasciatore presso la
Santa Sede quando era ambasciatore in Francia. Tutti questi incontri hanno confermato
le buone relazioni tra le due Chiese in un’atmosfera di sincerità, semplicità e unità.
E questo è molto importante per la vita della Chiesa in missione.
D. – Quali
sono i suoi progetti futuri?
R. – Uno in particolare: la visita di un’altra
autorità ecclesiale in Armenia, sulla scia della visita del cardinale Sandri, per
rafforzare ancora di più i legami tra la Santa Sede e la Chiesa apostolica armena.
Come ha ricordato anche un vescovo, la Chiesa cattolica armena sta vivendo una sorta
di “luna di miele”, e io aggiungo: che non sia una luna di miele passeggera, ma che
sia per l’eternità.