Testimonianze di pace dalla Siria: l'esperienza di una suora carmelitana
Mentre in Siria divampa la guerra c'è chi non si scoraggia e continua ad operare per
la pace, come suor Agnes-Mariam de la Croix, carmelitana e superiora del monastero
di Deir Mar Yocoub di Qara, nel governatorato di Homs. La religiosa è sostenitrice
dell’iniziativa "Mussalaha" per la "Riconciliazione" che opera partendo dal basso
della società siriana. Al microfono di Salvatore Sabatino suor Agnes-Mariam
racconta un’altra iniziativa interreligiosa, di sostegno ai musulmani, promossa proprio
nel suo monastero in occasione del Ramadan:
R. – Malgré
la détresse e la pénurie c’est magnifique… Nonostante l’afflizione e la povertà,
è molto bello perché ai nostri fratelli musulmani che stanno celebrando il Ramadan
cerchiamo di fornire tutto il necessario perché si sentano a casa propria e in compenso
loro stessi ci hanno chiesto di condividere le nostre preghiere. Questo fa sì che
nelle nostre celebrazioni liturgiche ci sia un posto riservato ai nostri fratelli
sunniti che sono rifugiati nel nostro monastero, che pregano con noi, che piangono
con noi, e che supplicano il cielo di far arrivare la Siria a un porto di pace.
D.
- Voi lavorate per creare riconciliazione in Siria. C’è ancora la possibilità di dialogare
tra opposizione e governo in questo momento?
R. – En Syrie actuellement pointe
de plus en plus… In Siria attualmente, si manifesta sempre più un’immensa e magnifica
speranza che è la speranza della riconciliazione nazionale tra le diverse fazioni.
L’iniziativa nazionale è partita dalla base: infatti, essa non appartiene né al regime,
né all’opposizione ma è la maggioranza silenziosa che si ritrova a parlare e a dialogare
per condividere punti di vista, e soprattutto per mettere in piedi nuove dinamiche
che possano far fronte ad una situazione assolutamente tragica. Per esempio, a Homs
c’è un’iniziativa che ha reso possibile l’evacuazione della maggior parte delle persone
che erano trattenute sia nella zona sciita, sia nella zona cristiana, sicuramente
con l’accordo dell’opposizione armata che ha accettato un negoziato. Pensiamo che
spetti al popolo siriano, soprattutto alla sua maggioranza silenziosa, di far ritornare
gli uni verso gli altri, nella libertà, e di trovare un nuovo consenso, un nuovo patto
sociale che possa fare uscire questo grande Paese da questa grande prova verso un
domani migliore, tanto a livello di sicurezza quanto soprattutto a livello della vita
civile.
D. – Dunque, il potere del dialogo può far terminare le violenze. Come
si immagina il futuro della Siria?
R. – Nous croyons en la Résurrection, nous
croyons dans le Christ Sauveur… Noi crediamo nella Risurrezione, crediamo nel
Cristo Salvatore, sappiamo che lo Spirito di Cristo ha confini che non sono i nostri,
cha vanno al di là dei nostri muri, vanno al di là delle nostre convinzioni: per questo
noi lo vediamo all’opera tra tutti gli strati della popolazione civile che, per esempio,
è assolutamente solidale. Posso fare tanti esempi. Ne cito uno soltanto: ci sono famiglie
legate all’opposizione che sono state accolte e protette da famiglie legate al regime
e viceversa. In tanti si stanno aiutando, al di là delle bandiere e questo accade
in tutti i villaggi e in tutte le città della Siria. E’ questo il vero genio del popolo
siriano: un popolo abituato da secoli a vivere insieme in un mosaico di differenze.
Ma queste differenze non servono per creare barriere, ma al contrario creano ponti.