Barroso: la Grecia resterà nell’eurozona. Giornata positiva per le borse europee
La Grecia è parte della famiglia europea e dell'eurozona, e così resterà. E’ quanto
ha affermato il presidente della Commissione europea Barroso dopo l’incontro ad Atene
con il premier ellenico Samaras. Sul versante economico, la giornata ha fatto registrare
un andamento positivo dei mercati dopo le parole pronunciate dal presidente della
Banca Centrale Europea Mario Draghi: la Bce - ha detto - è pronta a fare tutto il
necessario per preservare l’euro. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
La Grecia, che
ha messo a punto un piano di tagli alle spese nei prossimi due anni pari a 11,6 miliardi
di euro, ce la farà ma non deve far registrare ulteriori ritardi nell’attuazione degli
impegni presi con il secondo programma di aiuti. Parole, quelle di Barroso, precedute
da affermazioni analoghe del presidente della Banca centrale Europea, Mario Draghi.
“Non è possibile immaginare - ha detto il governatore della Bce - la possibilità che
un Paese esca dall'Eurozona”. L’economista Francesco Carlà:
R. –
Oggi per la Grecia è stata una giornata a due facce. Da una parte, abbiamo la dichiarazione
di Citygroup, una delle più importanti banche del mondo, che ha addirittura segnalato
al 90 per cento le probabilità che la Grecia sia costretta a lasciare l’euro; dall’altra
parte, Draghi invece ha detto che nessun Paese dovrà lasciare l’euro. Quindi la sorte
della Grecia, da un punto di vista ‘politico’, si combatte tra questi due estremi;
invece, da un punto di vista più interno del Paese, si scontra con dati macroeconomici
sconfortanti. Credo che la politica di Samaras – per quello che se ne è capito – sia
giusta, ossia. “Non andiamo a rinegoziare, già adesso, le condizioni con la Troika;
proviamo a vedere di fare quello che possiamo, proviamo a fare del nostro meglio”;
poi magari da condizioni migliori di quelle che il mercato in questo momento si aspetta,
provare a rinegoziare un delay di tempo, cioè maggior tempo a disposizione per la
Grecia per piazzare le sue riforme.
Per i mercati, quella odierna, è stata
una giornata positiva. Partite in negativo, le borse europee hanno invertito la rotta
dopo le dichiarazioni del presidente della Bce. Ad influire in questo cambio di marcia
anche il trend positivo di Wall Street. Andamenti rassicuranti, in particolare, per
Italia e Spagna, Paesi che secondo Mario Draghi hanno fatto registrare “progressi
notevoli” su risanamento dei conti pubblici e riforme. Milano ha guadagnato il 5,62
%, Madrid più del 6%. Si può parlare di effetto ‘Draghi’ per spigare l’odierno andamento
dei mercati? Ancora il prof. Francesco Carlà:
R. – C’è un aspetto tecnico,
perché da un punto di vista dell’andamento delle borse negli ultimi giorni, erano
stati molto enfatizzati i problemi e quindi i traders si erano tutti messi in posizione
per guadagnare su questa enfasi. Per cui, poi, al primo accenno di Draghi hanno ricoperto
le posizioni e quindi hanno ottenuto l’effetto contrario. C’è poi anche l’aspetto
di quello che ha detto Draghi. Di allusioni, si tratta, al momento, perché poi non
ha spiegato esattamente quello che significa la Bce “farà tutto quello che è necessario”.
Non possiamo stare soltanto alle dichiarazioni di principio, peraltro ambigue, di
Draghi, ma dobbiamo andar a vedere nel dettaglio quale sembra essere questo arsenale
di cui Draghi dispone, o disporrebbe, per cambiare lo scenario in modo più strutturale,
più radicale. Le due ipotesi più probabili sono le seguenti: che da una parte la Germania,
avendo visto i suoi dati in prospettiva cominciare a diventare più preoccupanti, possa
aver dato un implicito ‘via libera’ ad un’interpretazione estensiva dello statuto
della Bce e, quindi, rassicurare Draghi da questo punto di vista, permettendogli di
fare le dichiarazioni che ha fatto. Questa potrebbe essere un’opzione. L’altra possibilità,
invece, è che la Germania si sia trovata in minoranza all’interno del board della
Bce e quindi, sostanzialmente, Draghi abbia la possibilità, in politica monetaria,
di intervenire.
Segnali incoraggianti anche dallo spread: il differenziale
tra Btp e Bund è sceso sotto quota 480, quello tra titoli tedeschi e spagnoli è tornato
sotto i 600 punti.