Le organizzazioni italiane contro l’abolizione dell’Osservatorio nazionale per
l’infanzia
L’Osservatorio nazionale per l’infanzia cade vittima dei tagli per il contenimento
della spesa pubblica. Contro questa decisione, le organizzazioni impegnate sul fronte
dei diritti dei minori hanno rivolto un appello a governo e parlamento italiano. Tra
i promotori anche l’Unicef Italia, il cui direttore, Giacomo Guerrera, al microfono
di Roberta Barbi spiega perché questo provvedimento è inopportuno:
R. – In questo
caso il taglio è proprio insignificante perché quest’Osservatorio costa appena ottomila
euro l’anno e svolge un ruolo importantissimo: serve a monitorare qual è la situazione
in Italia e quali sono gli interventi possibili. Quello che bisogna guardare con grande
entusiasmo, in questo caso, è che i partecipanti all’Osservatorio sono tutti volontari.
Questi ottomila euro sono determinati esclusivamente dai rimborsi spese.
D.
– Quali compiti ha l’Osservatorio?
R. – Un compito essenziale, che è quello
di verificare se tutti i soggetti, tutti coloro che hanno come compito tradurre in
concreto le indicazioni contenute nella Convenzione di New York, la Convenzione internazionale
sui Diritti dell’Infanzia, se effettivamente le realizzano. Non é un compito che si
sovrappone a quello del Garante o a quello di altre istituzioni. È un compito fatto
da esperti che nell’accertamento fanno un’analisi critica, sociologica, se effettivamente
quanto viene prospettato ha possibilità concrete di realizzazione. È una consulenza
offerta a tutti coloro che operano per l’infanzia, fatta da grandi professionisti.
D.
- L’Osservatorio ha anche un ruolo chiave nell’attuazione della Convenzione sui Diritti
dell’Infanzia dell’Onu e proprio le Nazioni Unite in una delle ultime comunicazioni
all’Italia hanno raccomandato un rafforzamento dell’Osservatorio…
R. – Certo
è proprio così. È stata creata una struttura che è importante perché anche altre nazioni
l’hanno individuata, ma noi l’abbiamo individuata in maniera originale, in maniera
economicamente vantaggiosa, puntando esclusivamente sulla collaborazione e sul ritorno
di immagine senza neanche spendere, però acquisendo una grossa consulenza sulle iniziative
che vengono prospettate e soprattutto le scelte da effettuare a favore dell’infanzia.
È un servizio che l’Osservatorio fa a tutte le istituzioni, non soltanto al governo.
D.
– Un’altra fonte di preoccupazione è l’eliminazione del Comitato interministeriale
per i diritti umani che svolge un ruolo di interfaccia con le istituzioni internazionali.
Cosa comporterebbe la sua soppressione?
R. – È un comitato che proprio per
questa sua natura interministeriale ha fatto un po’ la sintesi delle competenze dei
diversi ministeri ed è un’interfaccia unica, in grado di poter operare in maniera
concreta con tutte le istituzioni internazionali che si occupano di diritti umani.
È un’occasione per potere lavorare insieme con rappresentanti che provengono da diverse
istituzioni che poi hanno questo compito di collegamento a livello internazionale
proprio per verificare il livello di applicazione della Convenzione sui Diritti umani,
che è altrettanto importante come la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia.