Economia: ancora un giornata nera per le borse europee. La Troika ad Atene per salvare
la Grecia
Lo avete ascoltato nei titoli: altra giornata difficile, ieri, per l’Europa, attanagliata
dalla crisi economica. Un affanno che ha riguardato soprattutto le Borse di Madrid
e Milano, sotto attacco speculativo, mentre ad Atene arrivava la Troika (Bce – Fmi
– Ue) per la valutazione dello stato dell'attuazione del programma che permetterà
o meno alla Grecia di accedere all’ulteriore tranche di aiuti europei. Intanto Moody's
ha rivisto al ribasso anche le prospettive del Fondo salva-Stati, mentre c’è stata
anche una gaffe diplomatica di Madrid. Da Bruxelles, ci racconta tutto, Laura Serassio:
La Troika
è appena tornata nella capitale greca per valutare lo stato di attuazione delle riforme
e il suo lavoro proseguirà fino a fine agosto, ma già trapelano informazioni poco
incoraggianti: chi lavora al dossier fa sapere che gli obiettivi concordati con i
creditori non saranno raggiunti. Se così fosse, il Fondo monetario internazionale
potrebbe decidere di “sfilarsi” dal salvataggio, e all’Europa non resterebbe che tagliare
ulteriormente il debito, o concedere più tempo ad Atene. A raggiungere la missione
anche il Presidente della Commissione europea, José Barroso, atteso per domani. E
mentre le tensioni sui mercati si intensificano, aumenta anche la confusione. Ieri
Madrid, sotto pressione da più parti perché acceda a un prestito europeo, ha invocato
anche a nome di Roma e Parigi, un’accelerazione sullo scudo anti-spread. Netta la
presa di distanza da parte delle altre capitali: “si è trattato di un equivoco”, spiegano.
Tenta di calmare le acque Jean-Claude Juncker, Presidente dell’Eurogruppo: “nessuna
riunione in vista, non ci sono urgenze”, mentre ribadisce l’impegno per garantire
la stabilità dell’eurozona, dopo il downgrade ai Paesi della tripla A.
Una
situazione complessa, dunque, quella greca. Secondo molti osservatori, i funzionari
della Troika, giunti ieri ad Atene, conoscono già le difficoltà del governo ellenico
di reperire gli 11,6 miliardi di euro per il periodo 2013-2014. Il problema è che
dal rapporto che produrranno, dipenderà l'assegnazione della tranche da 31 miliardi
di euro prevista per la fine di settembre. Ma avere agito così pesantemente sul
fronte dell’austerity è stata davvero la scelta giusta o si poteva fare diversamente? Ci
risponde l’economista Massimo Bordignon. intervistato da Salvatore Sabatino:
R. – La situazione
è che i programmi nei confronti della Grecia sono eccessivamente restrittivi e la
Grecia fa difficoltà a rispettarli. Quindi a questo punto la troika e più in generale
l’Europa dovrà decidere se continuare con questo programma imponendo ad Atene di raggiungere
i suoi obiettivi con le conseguenze che potrebbero esserci se la Grecia non è in grado
di farlo e quindi non recepisce soldi o dare una dilazione e consentire al Paese ellenico
di prendere un po’ più di tempo.
D. – Avere agito così pesantemente sul fronte
dell’austerity è stata davvero la scelta giusta o si poteva fare diversamente?
R.
– Secondo me, si poteva agire diversamente. C’è un eccesso di impronta recessiva nei
confronti della Grecia. La Grecia in buona parte ha delle responsabilità, nel senso
che è il Paese che ha avuto una serie di problemi, ha falsificato i conti per entrare
nell’euro e certamente ha un problema di gestione dell’economia che non ha molto senso.
D’altra parte, è evidente che politiche eccessivamente recessive che hanno anche un
obiettivo in qualche modo di punizione nei confronti di un Paese che percepisce i
soldi, non funzionano. Si rischia semplicemente di uccidere il malato e di non ottenere
i risultati voluti.
D. – Sempre parlando della troika, se qualcosa dovesse
andar male quali conseguenze si avrebbero poi sul Paese dal punto di vista concreto?
R.
- Se non avesse soldi e ci fosse una rottura completa, la Grecia sarebbe costretta
a uscire dall’euro. Uscire dall’euro significa riottenere la sovranità monetaria che
le permetterebbe di finanziare con la nuova moneta le proprie banche. Ci sarebbe una
devoluzione fortissima e un’inflazione fortissima ma perlomeno, a quel punto, quando
un governo diventa indebitato nella propria moneta non ha più problemi di default
perché può sempre stampare nuova moneta.
D. - Questo però, determinerebbe una
mancanza di fiducia nei confronti dell’Europa rispetto al progetto euro?
R.
– Sì, questo è il problema. Noi stiamo pagando tutti gli effetti molto elevati per
questo, per non aver disegnato in maniera ottimale la situazione europea e trovarci
in una situazione di difficoltà in cui per i loro conflitti interni e per le opinioni
pubbliche, per i loro atteggiamenti, i Paesi europei non sembrano in grado di fare
quello che dovrebbero fare, cioè un impegno forte per il mantenimento dell’Unione
monetaria. Per far quello, bisognerebbe avere strutture che funzionano: dai meccanismi
di trasferimento degli Stati a un ruolo un po’ più attivo e incisivo da parte della
Banca centrale europea.
D. – Intanto, la Germania ha incassato questo avvertimento
di Moody’s che prevede un outlook negativo. A pesare sarebbero proprio i costi alti
per salvare Atene. Questo quanto influirà sulla già rigida posizione tedesca?
R.
– Io non so a che gioco giocano queste agenzie di ratin. Forse, la cosa migliore da
fare sarebbe semplicemente dimenticarcele. Tutti hanno il diritto a esprimere giudizi
e opinioni sul funzionamento dell’unione monetaria, sulle conseguenze, e le agenzie
di rating esprimono opinioni informate. Il problema serio è che abbiamo dato troppo
peso a queste agenzie, dando loro un ruolo quasi pubblico perché riconoscendo i rating
da un punto di vista dell’economizzazione, accade che una serie di istituti di credito
banche e quant’altro non prestano denaro o lo prestano a tassi diversi a seconda del
rating dato da queste agenzie. Ma secondo me le opinioni delle agenzie prima le mettiamo
da parte e ce le dimentichiamo meglio è.
E in Spagna c’è grave preoccupazione
per la Catalogna. Dopo Valencia e Murcia, anche la regione autonoma ha deciso di chiedere
aiuto al governo centrale di Madrid per accedere al fondo da 18 miliardi messo a disposizione
dallo Stato per le regioni con problemi di insolvenza. L’indebitamento della Catalogna
è pari a 42 miliardi di euro.
E sulla crisi europea ieri è nuovamente intervenuto
il segretario al Tesoro Usa, Timothy Geithner, che ha sottolineato l’impegno degli
Stati membri, “un impegno – ha aggiunto – che deve però essere credibile”. Poi ha
evidenziato i “costi umani enormi della crisi” ma si è detto convinto che l’unione
monetaria sopravviverà. Intanto la Federal Reserve sta valutando un nuovo intervento
a sostegno dell’economia americana.