2012-07-24 15:26:14

Washington, Conferenza mondiale sull’Aids : vicini alla svolta per sconfiggerlo


“Svoltare insieme” è il motto della 19.ma Conferenza internazionale sull’Aids, aperta ieri a Washington, con 25 mila ricercatori, operatori sanitari, attivisti, esponenti politici giunti da 195 Paesi. Per la prima volta, si parla di sconfitta definitiva della pandemia, che colpisce ancora 34 milioni di persone nel mondo e miete un milione e mezzo di vittime l’anno. Il servizio di Roberta Gisotti:RealAudioMP3

I progressi della scienza sono davvero notevoli se oggi si immagina una prossima generazione senza Aids, ma i finanziamenti non devono diminuire anzi aumentare. Infatti, solo 15 milioni di malati su 34 hanno accesso a cure efficaci. E tra queste vi sono quelle per contrastare la trasmissione del virus dalle mamme ai figli. In tutto il mondo, sono 17 milioni le donne vittime dell’Hiv e il loro numero è in aumento in Europa. Al nostro microfono, Giusi Liuzzi, infettologa dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma:

R. – Sicuramente, rispetto agli anni precedenti sono stati fatti molti passi in avanti. L’avvento della terapia antiretrovirale di farmaci di ultima generazione ha fatto sì che la malattia diventasse, in qualche modo, una malattia cronica che consente alla persona affetta di condurre una vita quasi normale. Nella normalità c’è anche il desiderio di genitorialità, c’è anche la voglia di maternità da parte delle donne Hiv positive. Proprio grazie alle terapie antiretrovirali, riusciamo a far sì che il rischio di trasmissione dalla mamma al bambino oggi sia quasi azzerato: questo nei nostri Paesi industrializzati. Differente è la situazione nei Paesi più poveri.

D. – So che avete un progetto in Tanzania e purtroppo sappiamo che il 70% dei malati di Aids è concentrato proprio nell’Africa subsahariana. Quali risultati state ottenendo?

R. – Cerchiamo col nostro progetto di far sì che i farmaci possano giungere alle donne sieropositive sia durante la gravidanza che durante l’allattamento, dato che in Africa, purtroppo, questo è tra le modalità più frequenti di trasmissione dell’infezione.

D. – Lei condivide l’entusiasmo che contraddistingue questa 19.ma Conferenza internazionale in corso a Washington?

R. – Sull’entusiasmo io, forse, sarei un po’ cauta. Sicuramente, noi oggi abbiamo a disposizione tanti farmaci, tante terapie che ci fanno essere di certo più soddisfatti rispetto agli anni precedenti, ma il problema grande è far sì che queste terapie arrivino a tutti e che tutti possano godere dei benefici della terapia antiretrovirale. Questo in qualche modo nei nostri Paesi accade, ma deve assolutamente succedere anche nei Paesi in via di sviluppo. Al di là della terapia, poi, la mossa principale per la prevenzione deve essere sicuramente l’esecuzione del test, perché dobbiamo partire più da lontano. Questo anche nelle nostre società e nel nostro Paese: dobbiamo fare in modo che tutte le donne in gravidanza possano e debbano essere sottoposte al Test Hiv e questo per poter affrontare eventualmente l’infezione e per poter prevenire la trasmissione al bambino. Dobbiamo assolutamente sapere, prima del parto, lo stato della madre.







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