Rifinanziare le scuole paritarie: lo chiede l'Agesc in allarme per i tagli previsti
Il prossimo anno scolastico inizierà regolarmente: lo ha assicurato ieri il ministro
dell’Istruzione, Francesco Profumo, dopo l’allarme del presidente dell’Unione Provincie
italiane, Giuseppe Castiglione, sui rischi per la riapertura delle scuole a causa
dei tagli alle provincie. Ma ad essere fortemente preoccupate sono anche le scuole
paritarie per le quali è prevista una riduzione dei finanziamenti pari al 50%. Una
decisione, ancora da confermare, che metterebbe gli istituti non statali in serio
pericolo di sopravvivenza, determinando un grave danno anche per i conti dello Stato.
Adriana Masotti ha sentito Roberto Gontèro, presidente nazionale dell’Agesc, associazione
genitori scuole cattoliche.
R. – Certo.
L’allarme è fortissimo perché questo taglio di 260 milioni di euro su un fondo di
530 milioni, che è un fondo storico perché dal 2000 viene stanziato ogni anno sempre
di meno e mai di più, questo taglio significherà due cose: uno, purtroppo, la chiusura
di moltissime scuole di qualunque ordine e grado; secondo, l’aumento delle rette che
significherà che molte famiglie non potranno più scegliere la scuola per i propri
figli.
D. – Voi sostenete che il finanziamento pubblico alle scuole paritarie
è, in realtà, un risparmio per lo Stato: vuol spiegarci perché?
R. – Abbiamo
calcolato, conti del ministero delle Finanze alla mano, che le nostre scuole – le
nostre 13.500 scuole paritarie – fanno risparmiare allo Stato 6 miliardi di euro ogni
anno. Ogni euro che viene speso per la scuola paritaria ne fa risparmiare allo Stato
5: non comprendiamo come un governo di economisti e di professori universitari non
riesca a capire che fare uscire dalla scuola paritaria famiglie che andranno obbligatoriamente
nello Stato, vorrà dire aggiungere costi alla Pubblica Istruzione e non certo diminuire
la spesa. Quindi è un autogol grosso come una casa, quello che sta facendo il governo
Monti, ed è contro un’istituzione centenaria che fa istruzione e formazione ai ragazzi
di qualità.
D. – Quanto è diffusa oggi la consapevolezza dell’utilità e del
diritto di esserci delle scuole non statali all’interno del sistema scolastico italiano,
e quanto invece è presente ancora la vecchia contrapposizioni tra scuole statali e
non?
R. – Purtroppo, la contrapposizione è ancora forte. Il fatto stesso che
questa classe dirigente non capisca l’importanza della scuola paritaria, non soltanto
per il risparmio che implica per lo Stato, ma anche per la qualità della formazione,
ci dimostra come questa consapevolezza dell’utilità e della validità della scuola
paritaria sia molto tenue. Nell’opinione pubblica, in più, gioca il fatto che in tutti
questi anni la scuola paritaria è stata dipinta dalle forze che per tanti motivi le
remano contro – sindacali, di corporazione, ideologici o anticonfessionali, anticlericali
– che sono un po’ il sistema dei poteri forti, compresi i giornali laicisti, questo
fa sì che l’opinione pubblica sia sempre convinta che questa scuola sia la scuola
privata, la scuola dei ricchi, i diplomifici, quelli che regalano i voti; mentre noi
che ci viviamo dentro, sappiamo non solo la tradizione che hanno queste scuole, ma
anche la cultura che trasmettono – nell’insegnare la capacità critica, nell’aiutare
i ragazzi a diventare uomini e donne maturi, a studiare con impegno e sacrificio –
purtroppo però, questa consapevolezza nell’opinione pubblica non c’è.
D. –
Non stiamo parlando solo di scuole di ispirazione cattolica, ma di scuole anche di
altro genere, quando parliamo di scuole non statali …
R. – Certo: quando parliamo
di scuola paritaria, intendiamo le scuole – appunto, come dice lei – confessionali
e laiche. Questa è ancora una cultura che tarda a venire in Italia, e che purtroppo
ci porta molto fuori dall’Europa: io voglio sottolineare, infatti, una cosa che non
tutti sanno ed è che in Europa e in tantissime altre parti del mondo le scuole pubbliche
non statali sono finanziate dallo Stato.
D. – Lei, comunque, spera ancora
che il governo faccia un passo indietro riguardo ai tagli?
R. - Io spero che
già giovedì ci sia una prima definizione di ritorno su questa decisione, altrimenti
speriamo che comunque in autunno la decisione rientri, perché questo sta creando alle
nostre scuole un sistema di disorientamento, di grande preoccupazione che mina l’inizio
dell’anno scolastico che tra un mese è alle porte. Quindi, c’è grande preoccupazione
negli istituti quando si ha una spada di Damocle sulla testa che significa: non ti
diamo i contributi.