Moody’s abbassa le previsioni sulla Germania; serviranno altri aiuti per Italia
e Spagna. Negativi spread e borse
Europa sempre più instabile: l’agenzia di rating “Moody’s” ha abbassato ieri il giudizio
sulle aspettative economiche di Germania, Olanda e Lussemburgo. Serviranno ulteriori
sacrifici, dice Moody’s, per fronteggiare la crisi. E intanto, i mercati fanno segnare
un nuovo ribasso. Unico giudizio positivo quello sulla Finlandia. Il servizio di Roberto
Piermarini:
Che
l’Europa non fosse in una fase economica brillante lo si sapeva, ma che le agenzie
di rating andassero a colpire proprio la Germania, faro di un Vecchio Continente alle
prese con una crisi per ora senza via d’uscita, è stato un vero e proprio fulmine
a ciel sereno. Berlino sicuramente paga l’incertezza sul futuro della crisi europea
che più di tutti sembra pesare sul Paese tedesco. Per l'agenzia di rating, infatti,
i costi per fronteggiare l’emergenza potrebbero salire e potrebbero servire ulteriori
aiuti, soprattutto per Italia e Spagna. La crisi europea presenta significativi rischi
per gli Stati Uniti secondo il segretario al Tesoro americano, Timothy Geithner, e
la Casa Bianca esorta l'Europa a intraprendere azioni che seguano gli impegni presi
nel vertice della fine di giugno per stabilizzare i mercati. Una giornata difficile,
dunque, quella di ieri, alla quale le borse hanno reagito negativamente con Milano
e Madrid fanalini di coda e perdite che hanno raggiunto il 5%. Spread italiano e spagnolo
in rialzo, rispettivamente a 516 e 620 punti base.
E’ successo quello che si
temeva. Gli spread italiano e spagnolo sono schizzati rispettivamente a oltre 520
e 630 punti; le Borse europee sono precipitate, con Atene maglia nera a -7,8%, mentre
l'Euro fa segnare le quotazioni più basse da due anni nei confronti di Dollaro e Yen.
Sul perché i mercati si comportano così, nonostante gli sforzi, le politiche di austerity,
e gli impegni delle Istituzioni europee, ascoltiamo l’analisi di Riccardo Moro,
docente di Politiche dello Sviluppo all’Università di Milano. L’intervista è di Salvatore
Sabatino:
R. – A mio
parere noi stiamo dando troppo spazio, stiamo facendo troppo rumore su queste questioni:
il risultato è che se passiamo un weekend preoccupati a dirci e chiederci come apriranno
le Borse, è chiaro che induciamo una paura, per cui gli operatori più tradizionali
e i risparmiatori normali, quelli che magari hanno maggiori preoccupazioni, il lunedì
mattina alle 8.30 venderanno tutto quello che hanno. Gli operatori più spregiudicati
invece ne approfitteranno, acquistando a prezzi molto bassi dei titoli che, a quel
punto, produrranno una remunerazione estremamente elevata. Io credo che ci sia qui
una questione sia etica che educativa: vale a dire che dobbiamo fare attenzione a
quello che comunichiamo, a come lo comunichiamo e all’enfasi che diamo alla questioni.
E’ più importante dare enfasi alle cose che contano, che sono le riforme che sono
in atto, e magari anche dirci che ci sono dei segnali di fiducia, come quelli dati
dalla Germania nei confronti dell’Italia e della Spagna. Se viceversa perdiamo tutto
il tempo a raccontare - da un lato - i pettegolezzi e – dall’altro – le preoccupazioni,
perché fanno più scandalo e sono più sensazionali, è chiaro che determiniamo delle
profezie che si auto-avverano. La situazione si avvita perversamente sempre di più
in termini negativi.
D. – Professore, detto tutto questo, però Roma e Madrid
sono davvero in pericolo?
R. – Francamente io credo di no. Il sistema bancario
spagnolo è onestamente più vulnerabile di quello italiano, perché ha peccato di più
negli anni scorsi in comportamenti come quelli delle banche che hanno operato nel
settore immobiliare negli Stati Uniti e quindi questi mutui "subprime", erogati
cioè anche a soggetti che non avevano tutte le garanzie di solvibilità, pur di collocare
del denaro, cedere il rischio e creare di fatto una “bolla”, che ad un certo punto
è esplosa. Questo fenomeno in Italia non è avvenuto. Detto questo, comunque abbiamo
dei fondamentali che non sono così negativi, non sono così perversi, non siamo seduti
su una bolla di sapone che sta per esplodere. Il rischio di esplosione ce lo costruiamo
– ripeto – con una comunicazione negativa e enfatizzata fuori misura: come questa
pubblicità sulla possibilità di uscire dall’Euro, che è una cosa che non esiste neanche
legalmente, giuridicamente. Se dovessimo decidere che uno Stato esce dall’Euro domani,
non sapremmo neanche come fare: avremmo bisogno di strumenti legislativi nuovi, perché
negli accordi è previsto l’ingresso, ma non è prevista l’uscita.
D. – Il governatore
della Bce Draghi, infatti, continua a dire che l’Euro è irreversibile, ma poi sui
giornali si legge che si starebbe preparando un default della Grecia per una uscita
tecnica. Insomma le due cose non sono possibili da mettere insieme?
R. – Ma
no che non sono possibili! Che poi si possa studiare per valutare, perché se effettivamente
si determinassero delle situazioni ancora più degenerate, questo è anche possibile:
è un esercizio che per certi aspetti va fatto, ma non è una strada onestamente realistica
né per il breve né per il medio periodo. E non è una strada sensata. Se posso dire
un paradosso: la Grecia potrebbe anche decidere di uscire dall’Euro e paradossalmente
ne avrebbe dei vantaggi, perché subirebbe una svalutazione colossale, i prezzi greci
diventerebbero interessantissimi per tutti, la Grecia vive in modo particolare di
turismo e quindi invaderemmo tutti la Grecia per andare in vacanza e dopo qualche
anno – magari – la Grecia si riprenderebbe alle spalle nostre… Ma questo è uno scenario
che è fantascientifico e fantapolitico! Nella realtà, perderemmo di credibilità tutti
come Europa. Guadagneremmo molto di più, viceversa, a camminare insieme, tutti tenendoci
sotto braccio, per cercare di crescere contemporaneamente e di distribuire le opportunità
in una dimensione di corresponsabilità. In realtà questo è quello che si sta facendo
anche a livello di Ecofin. Il problema onestamente è quello di riuscire a comunicarlo
bene!