Istituti secolari, testimonianza di una laica consacrata: portiamo il Vangelo dov'è
dimenticato
La sfida per gli Istituti secolari è proporre la soluzione del Vangelo come risposta
alle necessità dell’umanità. Lo sottolinea Andreina Gambardella, presidente
delle Cooperatrici Oblate Missionarie dell’Immacolata (Comi), che Angelica Ciccone
ha raggiunto telefonicamente al Congresso di Assisi:
R. – Questo
tema si riallaccia ad un precedente Congresso, ma soprattutto alla sfida che Benedetto
XVI aveva lanciato in occasione del 60.mo anniversario della Provida Mater Ecclesia,
quando ci chiese di essere come semi gettati nei solchi della storia: essere quindi
quel seme che germina, che dà frutti nuovi proprio nella storia. Questa sfida l’ha
affidata a noi, consacrati secolari, affinché attraverso la nostra consacrazione nel
mondo possiamo continuare quello che è insito nella nostra vocazione: trasformare
le realtà del mondo dal di dentro per riportarle a quei valori evangelici che possono
essere offuscati o assenti nella realtà del mondo.
D. – Come s’inserisce questo
incontro all’interno della sempre maggiore attenzione da parte della Chiesa per la
Nuova evangelizzazione e in vista dell’Anno della fede?
R. – Dalle linee del
programma nasce sempre la riflessione sulla costante tensione a essere cristiani ed
essere al servizio della Chiesa, sviluppando così anche quel nuovo modello di santità.
La fede è dimostrata attraverso la testimonianza, attraverso la presenza efficace
all’interno della Chiesa e in quelle strutture del mondo dove noi - attraverso la
nostra presenza, per il lavoro, per la professione, per i vari ambiti nei quali siamo
inseriti - possiamo rinnovare in questo spirito evangelico. Credo che proprio in questa
linea il Congresso voglia portare una riflessione, ma poi anche attraverso i vari
incontri e i vari lavori di gruppo arrivare a delle conclusioni che ci spingano a
mettere in pratica quanto ci proponiamo.
D. – Quali sono le sfide per gli
Istituti secolari nel mondo di oggi?
R. – Per noi secolari nel mondo di oggi,
credo che sia prima di tutto testimoniare con la vita, la coerenza, la gratuità e
tutti quei valori che oggi – forse – sono un po’ assenti nelle nostre realtà. L’umanità
porta con sé molta sofferenza, molti vuoti, e la sfida allora è proprio non proporci
noi come soluzione, ma proporre la soluzione del Vangelo e quindi la presenza di Gesù
Cristo nella nostra vita come risposta a queste necessità dell’umanità, che credo
siano sempre leggermente diverse da un’epoca all’altra, ma poi fondamentalmente uguali.