2012-07-23 19:40:11

Lunedì nero per le borse europee. Moro: colpa anche dell'informazione


Giornata nera per le borse europee. Sotto attacco Madrid e Milano, che poi riducono le perdite. Male anche lo spread: il differenziale fra i Btp italiani e i Bund tedeschi chiude a 516 punti; quello dei Bonos spagnoli arriva a 632. Il servizio di Debora Donnini:RealAudioMP3

Sui mercati europei incombe la paura per le sorti della Spagna nonostante le rassicurazioni in arrivo da Madrid: non c’è bisogno di un piano di salvataggio integrale, fa sapere il ministro dell’economia de Guindos, dopo gli aiuti concessi al settore bancario. E’ stato, infatti, un lunedì nero per le borse europee con Atene che arriva a perdere più dell’8%. Male anche le altre. Madrid e Milano recuperano in parte. Piazza Affari chiude a – 2,76%. La Consob ha, infatti, reintrodotto per una settimana il divieto di vendite di titoli allo scoperto; una misura che la Spagna ha deciso di adottare per 3 mesi. Vola anche il differenziale fra i titoli italiani e spagnoli rispetto a quelli tedeschi. La commissione europea cerca di rassicurare: “abbiamo gli strumenti in piedi per affrontare la situazione di tensione sui mercati”, afferma un portavoce di Bruxelles facendo riferimento al fondo salva-stati Efsf e alla possibilità di acquistare titoli dei paesi in difficoltà. Per Monti, in visita in Russia, il nervosismo sui mercati non dipende dall’Italia ma dai dubbi sulla possibilità di accedere allo scudo dell'Ue. Secondo il premier italiano sarebbe "utile" dare maggiori risorse ai fondi salva-Stati e attribuire una "licenza bancaria" al fondo permanente di stabilità (Esm), ma ritiene che non sia facile nel breve periodo raggiungere questo risultato. Intanto Ue e Fondo monetario internazionale ribadiscono l’appoggio alla Grecia dopo le indiscrezioni di stampa. Proprio domani - fa sapere una nota - una missione dell'Fmi sara' nel paese per discutere con le autorita' su come riportare in linea il programma economico, supportato dall'assistenza finanziaria del Fondo.


Sul perché i mercati si comportano così, nonostante gli sforzi, le politiche di austerity, e gli impegni delle Istituzioni europee, ascoltiamo l’analisi di Riccardo Moro, docente di Politiche dello Sviluppo all’Università di Milano. L’intervista è di Salvatore Sabatino:RealAudioMP3

R. – A mio parere noi stiamo dando troppo spazio, stiamo facendo troppo rumore su queste questioni: il risultato è che se passiamo un weekend preoccupati a dirci e chiederci come apriranno le Borse, è chiaro che induciamo una paura, per cui gli operatori più tradizionali e i risparmiatori normali, quelli che magari hanno maggiori preoccupazioni, il lunedì mattina alle 8.30 venderanno tutto quello che hanno. Gli operatori più spregiudicati invece ne approfitteranno, acquistando a prezzi molto bassi dei titoli che, a quel punto, produrranno una remunerazione estremamente elevata. Io credo che ci sia qui una questione sia etica che educativa: vale a dire che dobbiamo fare attenzione a quello che comunichiamo, a come lo comunichiamo e all’enfasi che diamo alla questioni. E’ più importante dare enfasi alle cose che contano, che sono le riforme che sono in atto, e magari anche dirci che ci sono dei segnali di fiducia, come quelli dati dalla Germania nei confronti dell’Italia e della Spagna. Se viceversa perdiamo tutto il tempo a raccontare - da un lato - i pettegolezzi e – dall’altro – le preoccupazioni, perché fanno più scandalo e sono più sensazionali, è chiaro che determiniamo delle profezie che si auto-avverano. La situazione si avvita perversamente sempre di più in termini negativi.

D. – Professore, detto tutto questo, però Roma e Madrid sono davvero in pericolo?

R. – Francamente io credo di no. Il sistema bancario spagnolo è onestamente più vulnerabile di quello italiano, perché ha peccato di più negli anni scorsi in comportamenti come quelli delle banche che hanno operato nel settore immobiliare negli Stati Uniti e quindi questi mutui "subprime", erogati cioè anche a soggetti che non avevano tutte le garanzie di solvibilità, pur di collocare del denaro, cedere il rischio e creare di fatto una “bolla”, che ad un certo punto è esplosa. Questo fenomeno in Italia non è avvenuto. Detto questo, comunque abbiamo dei fondamentali che non sono così negativi, non sono così perversi, non siamo seduti su una bolla di sapone che sta per esplodere. Il rischio di esplosione ce lo costruiamo – ripeto – con una comunicazione negativa e enfatizzata fuori misura: come questa pubblicità sulla possibilità di uscire dall’Euro, che è una cosa che non esiste neanche legalmente, giuridicamente. Se dovessimo decidere che uno Stato esce dall’Euro domani, non sapremmo neanche come fare: avremmo bisogno di strumenti legislativi nuovi, perché negli accordi è previsto l’ingresso, ma non è prevista l’uscita.

D. – Il governatore della Bce Draghi, infatti, continua a dire che l’Euro è irreversibile, ma poi sui giornali si legge che si starebbe preparando un default della Grecia per una uscita tecnica. Insomma le due cose non sono possibili da mettere insieme?

R. – Ma no che non sono possibili! Che poi si possa studiare per valutare, perché se effettivamente si determinassero delle situazioni ancora più degenerate, questo è anche possibile: è un esercizio che per certi aspetti va fatto, ma non è una strada onestamente realistica né per il breve né per il medio periodo. E non è una strada sensata. Se posso dire un paradosso: la Grecia potrebbe anche decidere di uscire dall’Euro e paradossalmente ne avrebbe dei vantaggi, perché subirebbe una svalutazione colossale, i prezzi greci diventerebbero interessantissimi per tutti, la Grecia vive in modo particolare di turismo e quindi invaderemmo tutti la Grecia per andare in vacanza e dopo qualche anno – magari – la Grecia si riprenderebbe alle spalle nostre… Ma questo è uno scenario che è fantascientifico e fantapolitico! Nella realtà, perderemmo di credibilità tutti come Europa. Guadagneremmo molto di più, viceversa, a camminare insieme, tutti tenendoci sotto braccio, per cercare di crescere contemporaneamente e di distribuire le opportunità in una dimensione di corresponsabilità. In realtà questo è quello che si sta facendo anche a livello di Ecofin. Il problema onestamente è quello di riuscire a comunicarlo bene!







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