Lunedì nero per le borse europee. Moro: colpa anche dell'informazione
Giornata nera per le borse europee. Sotto attacco Madrid e Milano, che poi riducono
le perdite. Male anche lo spread: il differenziale fra i Btp italiani e i Bund tedeschi
chiude a 516 punti; quello dei Bonos spagnoli arriva a 632. Il servizio di Debora
Donnini:
Sui mercati
europei incombe la paura per le sorti della Spagna nonostante le rassicurazioni in
arrivo da Madrid: non c’è bisogno di un piano di salvataggio integrale, fa sapere
il ministro dell’economia de Guindos, dopo gli aiuti concessi al settore bancario.
E’ stato, infatti, un lunedì nero per le borse europee con Atene che arriva a perdere
più dell’8%. Male anche le altre. Madrid e Milano recuperano in parte. Piazza Affari
chiude a – 2,76%. La Consob ha, infatti, reintrodotto per una settimana il divieto
di vendite di titoli allo scoperto; una misura che la Spagna ha deciso di adottare
per 3 mesi. Vola anche il differenziale fra i titoli italiani e spagnoli rispetto
a quelli tedeschi. La commissione europea cerca di rassicurare: “abbiamo gli strumenti
in piedi per affrontare la situazione di tensione sui mercati”, afferma un portavoce
di Bruxelles facendo riferimento al fondo salva-stati Efsf e alla possibilità di acquistare
titoli dei paesi in difficoltà. Per Monti, in visita in Russia, il nervosismo sui
mercati non dipende dall’Italia ma dai dubbi sulla possibilità di accedere allo scudo
dell'Ue. Secondo il premier italiano sarebbe "utile" dare maggiori risorse ai fondi
salva-Stati e attribuire una "licenza bancaria" al fondo permanente di stabilità (Esm),
ma ritiene che non sia facile nel breve periodo raggiungere questo risultato. Intanto
Ue e Fondo monetario internazionale ribadiscono l’appoggio alla Grecia dopo le indiscrezioni
di stampa. Proprio domani - fa sapere una nota - una missione dell'Fmi sara' nel paese
per discutere con le autorita' su come riportare in linea il programma economico,
supportato dall'assistenza finanziaria del Fondo.
Sul perché i mercati
si comportano così, nonostante gli sforzi, le politiche di austerity, e gli impegni
delle Istituzioni europee, ascoltiamo l’analisi di Riccardo Moro, docente di
Politiche dello Sviluppo all’Università di Milano. L’intervista è di Salvatore
Sabatino:
R. – A mio parere
noi stiamo dando troppo spazio, stiamo facendo troppo rumore su queste questioni:
il risultato è che se passiamo un weekend preoccupati a dirci e chiederci come apriranno
le Borse, è chiaro che induciamo una paura, per cui gli operatori più tradizionali
e i risparmiatori normali, quelli che magari hanno maggiori preoccupazioni, il lunedì
mattina alle 8.30 venderanno tutto quello che hanno. Gli operatori più spregiudicati
invece ne approfitteranno, acquistando a prezzi molto bassi dei titoli che, a quel
punto, produrranno una remunerazione estremamente elevata. Io credo che ci sia qui
una questione sia etica che educativa: vale a dire che dobbiamo fare attenzione a
quello che comunichiamo, a come lo comunichiamo e all’enfasi che diamo alla questioni.
E’ più importante dare enfasi alle cose che contano, che sono le riforme che sono
in atto, e magari anche dirci che ci sono dei segnali di fiducia, come quelli dati
dalla Germania nei confronti dell’Italia e della Spagna. Se viceversa perdiamo tutto
il tempo a raccontare - da un lato - i pettegolezzi e – dall’altro – le preoccupazioni,
perché fanno più scandalo e sono più sensazionali, è chiaro che determiniamo delle
profezie che si auto-avverano. La situazione si avvita perversamente sempre di più
in termini negativi.
D. – Professore, detto tutto questo, però Roma e Madrid
sono davvero in pericolo?
R. – Francamente io credo di no. Il sistema bancario
spagnolo è onestamente più vulnerabile di quello italiano, perché ha peccato di più
negli anni scorsi in comportamenti come quelli delle banche che hanno operato nel
settore immobiliare negli Stati Uniti e quindi questi mutui "subprime", erogati cioè
anche a soggetti che non avevano tutte le garanzie di solvibilità, pur di collocare
del denaro, cedere il rischio e creare di fatto una “bolla”, che ad un certo punto
è esplosa. Questo fenomeno in Italia non è avvenuto. Detto questo, comunque abbiamo
dei fondamentali che non sono così negativi, non sono così perversi, non siamo seduti
su una bolla di sapone che sta per esplodere. Il rischio di esplosione ce lo costruiamo
– ripeto – con una comunicazione negativa e enfatizzata fuori misura: come questa
pubblicità sulla possibilità di uscire dall’Euro, che è una cosa che non esiste neanche
legalmente, giuridicamente. Se dovessimo decidere che uno Stato esce dall’Euro domani,
non sapremmo neanche come fare: avremmo bisogno di strumenti legislativi nuovi, perché
negli accordi è previsto l’ingresso, ma non è prevista l’uscita.
D. – Il governatore
della Bce Draghi, infatti, continua a dire che l’Euro è irreversibile, ma poi sui
giornali si legge che si starebbe preparando un default della Grecia per una uscita
tecnica. Insomma le due cose non sono possibili da mettere insieme?
R. – Ma
no che non sono possibili! Che poi si possa studiare per valutare, perché se effettivamente
si determinassero delle situazioni ancora più degenerate, questo è anche possibile:
è un esercizio che per certi aspetti va fatto, ma non è una strada onestamente realistica
né per il breve né per il medio periodo. E non è una strada sensata. Se posso dire
un paradosso: la Grecia potrebbe anche decidere di uscire dall’Euro e paradossalmente
ne avrebbe dei vantaggi, perché subirebbe una svalutazione colossale, i prezzi greci
diventerebbero interessantissimi per tutti, la Grecia vive in modo particolare di
turismo e quindi invaderemmo tutti la Grecia per andare in vacanza e dopo qualche
anno – magari – la Grecia si riprenderebbe alle spalle nostre… Ma questo è uno scenario
che è fantascientifico e fantapolitico! Nella realtà, perderemmo di credibilità tutti
come Europa. Guadagneremmo molto di più, viceversa, a camminare insieme, tutti tenendoci
sotto braccio, per cercare di crescere contemporaneamente e di distribuire le opportunità
in una dimensione di corresponsabilità. In realtà questo è quello che si sta facendo
anche a livello di Ecofin. Il problema onestamente è quello di riuscire a comunicarlo
bene!