Israele: missionarie aiutano le mamme africane vittime di violenza in Sinai
“Per ora i bambini sono 25 ma in futuro chissà” dice all'agenzia Misna suor Azezet
Kidane, una delle missionarie comboniane che a Tel Aviv gestiscono l’asilo nido per
i figli delle donne africane vittime di violenza. Un’iniziativa nata grazie al contributo
di Caritas Padova, ma ancora bisognosa di tanto sostegno. Dall’anno scorso la struttura
accoglie per lo più bambini di donne eritree, etiopiche e sudanesi, molte delle quali
richiedenti asilo politico. Tutte o quasi tutte sono state vittime di violenza durante
il viaggio verso Israele, spesso nella penisola egiziana del Sinai. “Prima che il
nido aprisse erano depresse e stavano senza far nulla – dice suor Azezet – ma ora
o cercano un lavoro o lo hanno già trovato”. Ai bambini pensano le missionarie e i
volontari, tutti qualificati per prestare assistenza nel settore medico e pedagogico.
“A stare meglio – sottolinea la comboniana, originaria dell’Eritrea - sono anche i
piccoli, stimolati dai giochi e dalle attenzioni dei volontari e incoraggiati dai
sorrisi delle mamme”. La sera mamme e bambini tornano negli alloggi messi a disposizione
dall’African Refugee Development Center, un’organizzazione che assiste migliaia di
rifugiati e richiedenti asilo. Quasi sempre persone in difficoltà, costrette a rinnovare
i documenti di tre mesi in tre mesi o a rischio espulsione per aver perso il lavoro.
Il mese scorso suor Azezet è stata a Washington per ritirare un premio del governo
degli Stati Uniti per il suo impegno contro la tratta degli esseri umani. Con le sue
consorelle, ora pensa soprattutto all’asilo nido. (R.P.)