Crisi. Secondo Der Spiegel l'Fmi vuole bloccare gli aiuti alla Grecia
Secondo il settimanale tedesco Der Spiegel il Fondo monetario internazionale vorrebbe
bloccare gli aiuti economici alla Grecia. Questa intenzione sarebbe già stata comunicata
alle autorità di Bruxelles, con la conseguenza di un probabile default di Atene nel
prossimo mese di settembre. Attualmente la Troika formata da Fmi, Ue e Bce sta esaminando
il modo in cui Atene sta applicando il programma di riforme concordato, ma per il
settimanale di Amburgo "appare chiaro che il governo greco non riuscirà a ridurre
entro il 2020 il debito pubblico al 120% del Pil.
Dall'Italia arrivano dati
che fotografano la gravità della crisi in corso. Secondo Bankitalia le retribuzioni
medie reali nette, dal 2000 al 2010, sono aumentate solo di 29 euro, passando da 1.410
a 1.439 euro (+2%), mentre un'indagine di Unioncamere e Ministero del Lavoro denucnia
che il posto fisso e' sempre piu' un miraggio: ormai meno di due assunzioni su dieci
sono a tempo indeterminato. Nel frattempo il premier Monti si trova in Russia dove
oggi incontrando il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill ha sottolineato
l'importanza di "incontrare i leader spirituali per affrontare i problemi politico
economici internazionali. il patriarca Kirill, da parte sua, si è detto convinto che
Monti aiuterà l’Italia a superare la crisi. Domani il presidente del consiglio italiano
incontrerà il suo omologo Medvedev e il presidente Putin.
Intanto c'è grande
preoccupazione per la riapertura domani dei mercati: si teme in particolare per la
Spagna, dopo il pacchetto di aiuti Ue di 100 miliardi varati per salvare le banche
del Paese. Grande il malcontento tra la gente: in miglliaia sono scesi in piazza
ieri per manifestare contro i tagli del governo di Madrid. Si tratta di proteste alimentate
da un senso di inquietudine crescente, come sottolinea un imprenditore spagnolo che
si sofferma sulle conseguenze di questa crisi. L'intervista è di Amedeo Lomonaco: R. – Penso che questa
sia una ennesima cattiva gestione della situazione, nel senso che la Spagna non è
Belfast, questo non è l’Ulster… Semplicemente c’è della gente che è molto arrabbiata,
logicamente, soprattutto perché le tante proposte di soluzione che la classe politica
sta proponendo, non fanno altro che mettere la gente in ginocchio. Gli ultimi provvedimenti
del governo di Madrid sono stati quelli di alzare l’Iva e togliere la tredicesima
a tutti i funzionari spagnoli. E’ ovvio che la gente si arrabbi! A tutto questo aggiungiamo
che abbiamo una quantità tale d’informazione che alla fine siamo disinformati, perché
si raccontano un sacco di storie a pezzetti, ma praticamente non esistono le persone,
le istituzioni o i mezzi di comunicazione che sappiano fare un riassunto intellettuale,
che spieghi alla gente cosa sta accadendo e, soprattutto, cosa si deve fare. Il governo
spagnolo, invece di dire che vuole far aumentare l’Iva e levare la tredicesima - che
è un modo indiretto per dire che è andato in rovina - potrebbe dire direttamente alla
gente che il Paese è in default, che devono essere fatte delle cose, che dobbiamo
metterci tutti insieme e andare avanti. Poi per quanto riguarda la cattiva gestione,
c’è gente che manifesta. I politici e il governo spagnolo, per una ragione o l’altra,
hanno deciso che i manifestanti non devono avvicinarsi al parlamento spagnolo, devono
rimanere ad un chilometro di distanza dal parlamento spagnolo. Questo cosa significa?
Che la Polizia fa i blocchi stradali? E perché? Perché ci sono 2-3 mila persone che
ogni giorno si vogliono lamentare della situazione, cosa che è accaduta sempre e non
è mai successo niente per questo! Se a questo aggiungiamo che si blocca il centro
di Madrid per evitare che questa gente si rechi là, ecco che arriva il fotografo fa
la foto e sembra che siamo in una città presa dall’ira popolare. Questa non è la realtà!
Questo non rispecchia la realtà: questa è una cattiva gestione di questa situazione.
D. – In questi giorni si susseguono analisi, anche previsioni sulla situazione
economica in Spagna e si parla di un Paese sull’orlo della bancarotta: come imprenditore,
come affronta questi momenti così difficili?
R. – La situazione non è complicata,
è complicatissima. Concretamene in Spagna siamo passati, in meno di due anni, da una
situazione in cui sembrava che tutto andasse bene al crollo più assoluto. Dal mio
punto di vista la Spagna, in questo momento, è rovinata! Non ha più un discorso economico
che può reggere per conto suo: siamo tutti in balia di quello che sta succedendo a
Bruxelles, perché ormai il governo spagnolo non ha più la possibilità di agire per
sé. Finora, le soluzioni che si sono date al problema Europa e concretamente al problema
Spagna non sono sufficienti per gli speculatori: gli speculatori, vedendo che non
ci sono soluzioni e risposte specifiche e concrete né in Spagna né in Europa, continuano
a tenerci in questa situazione di assoluto blocco economico. Se il sistema capitalista
è basato sul consumo, il problema fondamentale è che proprio il consumo sta sparendo,
perché con tutte queste proposte di aumento dell’Iva, di aumento delle tasse purtroppo
si incide proprio sul consumo, che è la vera matrice di questo sistema economico.
D.
– Lei, come imprenditore, da questo punto di vista è un osservatore speciale proprio
sui consumi: vede un calo, un ‘precipizio’ da questo punto di vista?
R. – Purtroppo
sì! Purtroppo sì e in un modo veramente agghiacciante: la novità di tutta questa crisi,
dal mio punto di vista, è che le cose accadono ad una velocità tale che non abbiamo
neanche il tempo per sbagliare troppo…. Le cose accadono ad una velocità tale in cui,
quasi quasi, siamo spettatori di noi stessi. Questa è una cosa che si aggiunge dal
mio punto vista al fatto che il “Progetto Europa” è stato non ben progettato e che
il “Progetto Spagna” ha purtroppo fallito: dopo la transizione, dopo la morte di Franco
abbiamo avuto tutti questi anni di sviluppo, di aggiornamento economico rispetto all’Europa.
Ha fallito in due cose essenziali: una è la classe politica che - dal mio punto di
vista non solo quella spagnola, ma anche quella europea - è sicuramente non preparata
e se a questo aggiungiamo che il risultato di tutto questo è una gestione pessima
di tutta la questione economica in tutta Europa e anche in Spagna, abbiamo questo
risultato. Soprattutto abbiamo questa sensazione sociale di incertezza generale: non
siamo in crisi, siamo in depressione economica. Una crisi si può affrontare, mentre
in una depressione economica la gente è bloccata perché vede che non ci sono persone,
attitudini e soluzioni che portano avanti. E’ tutto un continuo dire “c’è questo problema,
ma non sappiamo come affrontarlo!”. Il messaggio che arriva alla gente è questo ed
è quindi normale andare in depressione non solo economica, ma anche psicologica.