Strage di Denver: casa del killer piena di bombe, sarà fatta esplodere. Silenzio sulla
vendita libera di armi
Un intero Paese sotto shock, dopo la strage della follia ieri a Denver, in Colorado,
in cui hanno perso la vita 12 persone: 30 i feriti, di cui 11 in condizioni gravi.
Il tutto è avvenuto ad una prima cinematografica. Il Killer, è stato fermato dalla
polizia che ha trovato numerose armi in suo possesso, tutte acquistate legalmente,
e la sua casa è piena di esplosivi non facili da disinnescare: per questo l'appartamento
sarà fatto esplodere. Esclusa la pista terroristica. Di tragedia senza senso parla
il presidente Usa Obama che ha interrotto la campagna elettorale e nel suo discorso
del sabato ha promesso che sarà fatto di tutto per assicurare che venga fatta giustizia
per questo crimine atroce. Dagli Stati Uniti, ci riferisce Elena Molinari:
Ha fatto irruzione
nel cinema affollato vestito da battaglia, con un fucile automatico, una carabina
e una pistola a ripetizione. James Holmes si era preparato da mesi ai suoi 15 minuti
di fama, e per ottenerli non ha esitato a uccidere 12 persone. Poi si è lasciato prendere,
rifiutando di collaborare con gli inquirenti. Nessuno ha dubbi che il 24enne studente
post universitario sia folle, e pochi si sorprendono che, pur avendo problemi psicologici,
abbia comprato i suoi fucili legalmente. Stupisce invece che ieri in America si sia
parlato così poco di maggiore controllo delle armi. I due candidati alla presidenza
Obama e Romney, non vi hanno fatto cenno, e nemmeno le autorità locali. Persino le
associazioni contro le armi hanno taciuto, quasi non credano più che qualcosa possa
cambiare. Lunedì Holmes comparirà in tribunale, davanti alle telecamere. E se l’Fbi
ha rassicurato che la strage è un caso isolato e non legato al terrorismo, nessuno
può assicurare che Holmes non ispiri qualche altro squilibrato. “Non riusciremo mai
a capire queste tragedie senza senso" – ha detto ieri Obama. Oggi è un giorno di preghiera
e riflessione.
Ma come spiegare una tragedia di questo tipo? Paolo Ondarza
lo ha chiesto a Tonino Cantelmi, presidente dell’Associazione psichiatri e
psicologi cattolici:
R. - Dietro
queste stragi ci sono dei corto circuiti della follia che in realtà sono preannunciati
in anticipo. Se andiamo a vedere, abbiamo tanti segnali che ci preannunciano che qualcosa
non va, di fatto poi, rimaniamo scioccati per la rapidità con la quale il corto circuito
si innesca.
D. - Testimoni riferiscono che l’uomo che ha compiuto questa strage,
era vestito in un modo molto singolare: sembrava travestito da un nemico di Batman,
il supereroe protagonista del film al quale stavano assistendo gli spettatori presenti...
R.
– É probabile che dietro questa strage ci sia una convinzione delirante di essere
all’interno di una storia: forse il killer si è identificato in qualche personaggio
uccidendo i fan, gli amici di Batman.
D. - Parliamo della follia di un singolo
o di un disagio sociale più esteso?
R. - In generale il disagio psichico è
in incremento. Secondo l’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, un adulto su quattro,
nei prossimi anni, avrà bisogno di cure psichiatriche e la depressione sarà la seconda
causa di malattia e di invalidità al mondo. In particolare dobbiamo però dire che
gran parte della sofferenza non viene intercettata. L'inidviduo vive una sofferenza
incredibile al proprio interno: questa sofferenza poi esplode attraverso gesti eclatanti:
noi apriamo gli occhi e ci rendiamo conto troppo tardi di ciò che sta succedendo.
D.
- E cosa dire della collocazione geografica, del luogo in cui è avvenuta la strage.
C’è chi subito ha detto:”Non puntiamo il dito contro gli Stati Uniti d’America”, visto
che già in passato negli Usa si sono verificati episodi analoghi...
R. - La
follia è ubiquitaria e democratica; colpisce in modo indistinto ricchi, poveri a tutte
le latitudini. Certo, si esprime in modo diverso a seconda delle culture. Non c’è
dubbio che se c’è un accesso più facile alle armi questo ovviamente ha un riflesso
nelle manifestazioni della follia. Insomma, di fatto la follia sembrerebbe appartenere
a tutto il mondo. Dovremmo interrogarci su quanto poco investiamo nella prevenzione
del disagio psichico e su quanto continuiamo a trascurarlo.