Onu: le confessioni religiose congolesi chiedono di reprimere i crimini del Rwanda
È una petizione accorata quella che le confessioni religiose della Repubblica Democratica
del Congo indirizzano alle Nazioni Unite per chiedere la repressione di crimini commessi
dal Rwanda nel Paese. La petizione, che chiama in causa la Segreteria generale ed
il Consiglio di sicurezza dell’Onu, riporta il calce la firma di otto esponenti religiosi,
tra cui padre Donatien Nshole, segretario generale aggiunto della Conferenza episcopale
cattolica locale (Cenco), il prof. Fumunzanza Gimwanga Theodore, della Chiesa Ortodossa,
e l’imam Cheik Abdallah Mangala Luaba, della Comunità islamica. All’iniziativa, aderisce
anche la Federazione delle imprese del Congo, guidata da Albert Yuma Mulimbi. Nel
testo, si ricordano “le massicce violazioni dei diritti dell’uomo, le migliaia di
donne violentate, gli oltre 6milioni di congolesi uccisi” a causa del sostegno che
il Rwanda dà ai ribelli del movimento indipendentista “M23”, fornendo loro armi, sostegno
economico, facilitazioni logistiche e nuove forze, reclutate persino “tra alcuni politici
congolesi”. In questo senso, scrivono i leader delle confessioni religiose, “il Rwanda
viola le sanzioni dell’Onu sulle armi e le persone nella regione dei Grandi Laghi,
divenendo un rifugio per i criminali di guerra ricercati dalla Corte Penale Internazionale”.
Di qui, la sottolineatura forte del fatto che “questa invasione ingiusta ed ingiustificabile
mina gli sforzi di riconciliazione e di ricostruzione della nazione congolese ed è
accompagnata da una criminalità senza precedenti e dallo sfruttamento sistematico
delle risorse naturali del Paese”. Di fronte a tale drammatica situazione, i firmatari
della petizione presentano cinque specifiche richieste: “la mobilitazione delle forze
della Monusco; l’arresto ed il processo giudiziario per tutti i criminali di guerra
citati dai diversi rapporti dell’Onu, così come per tutti i responsabili dei crimini
di guerra nella Repubblica democratica del Congo; la bocciatura della candidatura
del Rwanda a membro non permanente del Consiglio di sicurezza dell’Onu, a causa delle
sue ricorrenti violazioni della Carta delle Nazioni Unite; l’applicazione immediata
di tutte le risoluzioni Onu a favore della pace nella Repubblica Democratica del Congo”.
Per questo, conclude il documento, gli otto firmatari si oppongono “ad ogni forma
di negoziato con i criminali recidivi e a tutti i tentativi di balcanizzazione della
Repubblica Democratica del Congo”. Per avere successo, la petizione dovrà raccogliere
almeno un milione di firme. (A cura di Isabella Piro)