2012-07-21 07:49:35

L'Eurogruppo stanzia 100 miliardi di euro in aiuto della Spagna. Risposta negativa dei mercati


L’Eurogruppo ieri ha dato il via libera al prestito da 100 miliardi di Euro per risanare la Spagna, a rischio default. Decisione, però, che non ha influito sui mercati, che anzi hanno depresso la Borsa di Madrid. Da Bruxelles, ci riferisce Laura Serassio: RealAudioMP3

Era atteso ed è arrivato: il sì definitivo al prestito per la ricapitalizzazione delle banche spagnole, 100 miliardi di euro di cui 30 per le emergenze, si suppone disponibili immediatamente anche se non sono indicate tempistiche precise. Manca solo la firma finale, ma è un dettaglio puramente tecnico, perché l’Eurogruppo di ieri si è svolto telefonicamente. In cambio degli aiuti, Madrid dovrà operare una profonda riforma del settore bancario: bisogna provvedere a separare gli asset tossici posseduti dagli istituti di credito e rivedere la politica di supervisione e controllo. Al di là del settore finanziario, vengono ribaditi gli obiettivi sul versante dei conti pubblici, la riduzione del deficit al 3% nel 2014: impegni non nuovi, ma che sono stati nuovamente inseriti nel memorandum d’intesa, perché, spiega il Commissario agli affari economici Olli Rehn, il risanamento delle banche e le riforme strutturali devono procedere parallele e contribuiranno entrambe alla stabilità finanziaria.

“Un passo importante per risolvere la crisi”. Così il commissario agli Affari Economici e Monetari dell’Ue Olli Rehn, dopo il sì dell’Eurogruppo al pacchetto di salvataggio spagnolo. Cecilia Seppia ha raccolto il commento di Angelo Baglioni docente di economia politica alla Cattolica di Milano:

R. – La maggior parte di questi fondi dovrebbero andare a salvare le banche spagnole, a ricapitalizzarle. Ma d’altra parte, questo serve a salvare anche il Paese, perché naturalmente l’alternativa sarebbe quella di lasciare fallire alcuni istituti di credito anche di grandi dimensioni, e questo in Spagna porterebbe ad un disastro, ad un disordine finanziario notevole. C’è poi stata, però, una piccola novità: nell’approvazione da parte del Parlamento tedesco si è detto che quello che rimane, il residuo di questi 100 miliardi, dopo che saranno stati utilizzati in buona parte per il salvataggio e la ricapitalizzazione delle banche, potrà anche essere utilizzato dal Fondo europeo di stabilità per acquistare titoli del debito pubblico spagnolo, quindi – in qualche misura – per fornire un meccanismo per contenere lo spread dei titoli spagnoli rispetto a quelli tedeschi.

D. – Lo spread della Spagna, tra i titoli spagnoli e quelli tedeschi, è arrivato oggi a quota 593 punti, quindi un valore altissimo: diciamo che le premesse non sono per niente buone …

R. – Sì … di fatto, la Spagna in questo momento – anche se vogliono in qualche maniera cercare di limitare questo messaggio –di fatto sta chiedendo l’aiuto europeo, cioè sta diventando il quarto Paese dopo Grecia, Irlanda e Portogallo che chiede un intervento di bail-out, come si dice, cioè di salvataggio da parte dei partner europei. Si era in un primo momento cercato di limitare questo aspetto solo al sistema bancario, ma è chiaro che di fatto il discorso si sta invece allargando, e questo è un messaggio negativo per i mercati perché vuol dire che di fatto è un Paese che sta entrando nella lista di quelli che non ce la fanno da soli, hanno bisogno dell’aiuto dell’Europa: aiuto che spesso viene a condizioni anche piuttosto pesanti. E’ quindi abbastanza comprensibile che i mercati finanziari siano in tensione.

D. – Prima la Grecia, poi la Spagna: l’immissione di liquidità a livello dei singoli Paesi è una formula che si traduce necessariamente in politica di austerity per i governi, con conseguenti sollevazioni popolari come quelle che si stanno verificando, appunto, in Spagna. Forse si dovrebbe pensare ad un intervento più generale, più europeo?

R. – Allargando il discorso un po’ a tutto il bilancio pubblico e alla situazione generale di questi Paesi ad alto debito, tra cui anche l’Italia, i famosi spread non possono calare se assieme ai salvataggi di questo tipo non si imposta una strategia europea complessiva di crescita, di integrazione fiscale e di trasferimento di sovranità. Cioè, se non c’è un rilancio complessivo del progetto relativo all’Unione monetaria. Nel vertice di fine giugno scorso era stato fatto un passo avanti in questa direzione, che era il trasferimento della supervisione bancaria presso la Banca centrale europea. Però, poi, è chiaro che bisogna passare dalle parole ai fatti …







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