L'Eurogruppo stanzia 100 miliardi di euro in aiuto della Spagna. Risposta negativa
dei mercati
L’Eurogruppo ieri ha dato il via libera al prestito da 100 miliardi di Euro per risanare
la Spagna, a rischio default. Decisione, però, che non ha influito sui mercati, che
anzi hanno depresso la Borsa di Madrid. Da Bruxelles, ci riferisce Laura Serassio:
Era atteso
ed è arrivato: il sì definitivo al prestito per la ricapitalizzazione delle banche
spagnole, 100 miliardi di euro di cui 30 per le emergenze, si suppone disponibili
immediatamente anche se non sono indicate tempistiche precise. Manca solo la firma
finale, ma è un dettaglio puramente tecnico, perché l’Eurogruppo di ieri si è svolto
telefonicamente. In cambio degli aiuti, Madrid dovrà operare una profonda riforma
del settore bancario: bisogna provvedere a separare gli asset tossici posseduti dagli
istituti di credito e rivedere la politica di supervisione e controllo. Al di là del
settore finanziario, vengono ribaditi gli obiettivi sul versante dei conti pubblici,
la riduzione del deficit al 3% nel 2014: impegni non nuovi, ma che sono stati nuovamente
inseriti nel memorandum d’intesa, perché, spiega il Commissario agli affari economici
Olli Rehn, il risanamento delle banche e le riforme strutturali devono procedere parallele
e contribuiranno entrambe alla stabilità finanziaria.
“Un passo importante
per risolvere la crisi”. Così il commissario agli Affari Economici e Monetari dell’Ue
Olli Rehn, dopo il sì dell’Eurogruppo al pacchetto di salvataggio spagnolo. Cecilia
Seppia ha raccolto il commento di Angelo Baglioni docente di economia politica alla
Cattolica di Milano:
R. – La maggior parte di questi fondi dovrebbero andare
a salvare le banche spagnole, a ricapitalizzarle. Ma d’altra parte, questo serve a
salvare anche il Paese, perché naturalmente l’alternativa sarebbe quella di lasciare
fallire alcuni istituti di credito anche di grandi dimensioni, e questo in Spagna
porterebbe ad un disastro, ad un disordine finanziario notevole. C’è poi stata, però,
una piccola novità: nell’approvazione da parte del Parlamento tedesco si è detto che
quello che rimane, il residuo di questi 100 miliardi, dopo che saranno stati utilizzati
in buona parte per il salvataggio e la ricapitalizzazione delle banche, potrà anche
essere utilizzato dal Fondo europeo di stabilità per acquistare titoli del debito
pubblico spagnolo, quindi – in qualche misura – per fornire un meccanismo per contenere
lo spread dei titoli spagnoli rispetto a quelli tedeschi.
D. – Lo spread della
Spagna, tra i titoli spagnoli e quelli tedeschi, è arrivato oggi a quota 593 punti,
quindi un valore altissimo: diciamo che le premesse non sono per niente buone …
R.
– Sì … di fatto, la Spagna in questo momento – anche se vogliono in qualche maniera
cercare di limitare questo messaggio –di fatto sta chiedendo l’aiuto europeo, cioè
sta diventando il quarto Paese dopo Grecia, Irlanda e Portogallo che chiede un intervento
di bail-out, come si dice, cioè di salvataggio da parte dei partner europei. Si era
in un primo momento cercato di limitare questo aspetto solo al sistema bancario, ma
è chiaro che di fatto il discorso si sta invece allargando, e questo è un messaggio
negativo per i mercati perché vuol dire che di fatto è un Paese che sta entrando nella
lista di quelli che non ce la fanno da soli, hanno bisogno dell’aiuto dell’Europa:
aiuto che spesso viene a condizioni anche piuttosto pesanti. E’ quindi abbastanza
comprensibile che i mercati finanziari siano in tensione.
D. – Prima la Grecia,
poi la Spagna: l’immissione di liquidità a livello dei singoli Paesi è una formula
che si traduce necessariamente in politica di austerity per i governi, con conseguenti
sollevazioni popolari come quelle che si stanno verificando, appunto, in Spagna. Forse
si dovrebbe pensare ad un intervento più generale, più europeo?
R. – Allargando
il discorso un po’ a tutto il bilancio pubblico e alla situazione generale di questi
Paesi ad alto debito, tra cui anche l’Italia, i famosi spread non possono calare se
assieme ai salvataggi di questo tipo non si imposta una strategia europea complessiva
di crescita, di integrazione fiscale e di trasferimento di sovranità. Cioè, se non
c’è un rilancio complessivo del progetto relativo all’Unione monetaria. Nel vertice
di fine giugno scorso era stato fatto un passo avanti in questa direzione, che era
il trasferimento della supervisione bancaria presso la Banca centrale europea. Però,
poi, è chiaro che bisogna passare dalle parole ai fatti …