Lettere dalle carceri italiane : i detenuti gridano aiuto
Nelle sovraffollate carceri italiane la situazione d’estate si fa ancora più difficile.
All'Osservatorio per la tutela e lo Sviluppo dei Diritti - Associazione Dossetti –
stanno arrivano lettere di detenuti da tutto il Paese. Lettere a volte drammatiche.
Emanuela Campanile ha chiesto a Corrado Stillo, responsabile dell'Osservatorio,
quali siano le richieste di aiuto di questi uomini:
R. – Noi riceviamo
lettere da tutte le carceri italiane, ma le stiamo ricevendo di più dagli Opg, le
vecchie strutture di ospedali psichiatrici giudiziari, che stando all’ultima legge
dovrebbero chiudere il 1° febbraio 2013. Le richieste ci arrivano da Sulmona, da Aversa,
da altri istituti di detenzione, e riguardano soprattutto il diritto alla salute,
che comporta anche il diritto alla dignità. Non è che perché un uomo è stato condannato
non deve essere curato, non deve essere assistito. Ci scrivono per i diritti più elementari,
come quello di fare un esame per il diabete, oppure per gestire una cardiopatia, che
non è curata bene e così via. E’ di questi giorni, con sentenza depositata il 17 luglio,
una condanna dell’Italia da parte della Corte di Strasburgo per la violazione dell’art.
3 della Convenzione, che vieta i trattamenti disumani e degradanti.
D. – Come
è stato possibile arrivare ad un degrado simile?
R. – Secondo il mio pensiero,
noi ci occupiamo spesso dei detenuti eccellenti, dei personaggi dello spettacolo,
dello sport o della politica, che volenti o nolenti hanno a che fare con il carcere.
Ci dimentichiamo dei poveracci, che sono la maggioranza, delle persone che “non contano
niente”, degli ultimi. Ecco, noi dovremmo fare più attenzione alle persone in quanto
tali: avere meno flash e telecamere sui soliti noti, personaggi del mondo della politica
o dello spettacolo e non dimenticarci, nelle aule parlamentari, o nelle grandi sale
del Consiglio dei Ministri, di porre mano ad una situazione, che in questi giorni
ha preso l’ennesima condanna della Corte di Strasburgo. L’Italia non deve essere soltanto
all’avanguardia dell’euro, della politica economica. Tutto questo è inutile se poi
non riusciamo a gestire le carceri, come gli ospedali, in maniera umana e decente.
Troppe dimenticanze, troppe assenze, troppi pressapochismi e soprattutto troppe chiacchiere,
senza che poi si trasformino in atti concreti: questa è la politica vecchia che ha
portato l’Italia al disastro. Quindi, quando i gridi di dolore vengono dalle carceri
o dagli ospedali vuol dire che è stato un fallimento totale di questa classe politica,
di tutti i partiti, che non ha saputo porre mano ad una riforma reale, vera, costituzionale
del suo sistema penitenziario e del suo sistema giudiziario.