Il caso della diffusione di documenti vaticani riservati. A Paolo Gabriele, ex assistente
di camera di Benedetto XVI e unico indagato, è stato concesso il beneficio della libertà
provvisoria con gli arresti domiciliari. La decisione del giudice con altri particolari
relativi all’ultimo periodo di indagini, sono state rese note ai giornalisti, sabato
in un briefing del direttore della Sala Stampa della Santa Sede Padre Federico Lombardi,
a cui hanno partecipato anche i due avvocati della difesa. Il servizio di Gabriella
Ceraso:
Una giornata
lunga che si conclude con una buona notizia, la libertà provvisoria già notificata
a Paolo Gabriele, e che è dunque già una realtà. Così Padre Lombardi ai giornalisti
ai quali ha letto il comunicato relativo alla decisione del giudice istruttore del
Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, prof. Piero Antonio Bonnet:
“Essendo venute meno, dopo l’interrogatorio di oggi, le esigenze istruttorie
per la permanenza dell’imputato in stato di arresto, ha disposto per il signor Paolo
Gabriele il beneficio della libertà provvisoria, concedendo gli arresti domiciliari,
previa prestazione di idonee garanzie. Il signor Gabriele risiederà quindi nella sua
abitazione, con la famiglia, in Vaticano, osservando quanto disposto dal giudice per
i contatti e rapporti con altre persone”.
I prossimi passi, specifica padre
Lombardi, attesi nello spazio di alcuni giorni, saranno la requisitoria del promotore
di giustizia in merito alle responsabilità nel reato di furto aggravato e la seguente
sentenza del giudice istruttore o di rinvio a giudizio, probabilmente in autunno,
se ci sarà, o di assoluzione. Per quanto riguarda invece il lavoro della Commissione
cardinalizia, padre Lombardi ha precisato:
“Ha terminato il suo lavoro,
ha fatto un suo rapporto e questo è nelle mani del Santo Padre. Evidentemente, essendo
ambedue le piste arrivate a dei risultati, poi ci sarà modo da parte del Santo Padre
di ricevere le risultanze sia dell’una sia dell’altra e di riflettere su come andare
avanti”.
Si è conclusa quindi la fase istruttoria, anche con l’interrogatorio
previsto di Paolo Gabriele, che rimane l’unica persona indagata su cui verterà la
sentenza. Hanno potuto dunque prendere la parola anche gli avvocati difensori Carlo
Fusco e Cristiana Arru, intervenendo per la prima volta, ma solo su questioni non
coperte dal segreto istruttorio. Ai giornalisti hanno voluto precisare alcuni elementi:
la piena collaborazione nelle indagini sin dall’inizio da parte di Gabriele, le motivazioni
che lo hanno portato a compiere determinati atti, definite tutte “interiori” e l’assenza
di reti o di complotti interni e esterni, che facciano riferimento al loro assistito.
L’avvocato Carlo Fusco:
“Una cosa che Paolo ha ribadito è che è stato
sempre mosso, ed è mosso tuttora, dal desiderio di fare qualcosa che fosse un atto
di aiuto, un atto di amore – potremmo dire – nei confronti del Santo Padre. Adesso
le modalità con le quali ciascuno esprime la propria collaborazione, presta il proprio
aiuto, ovviamente sono soggettive e sono valutabili, e stanno per essere appunto valutate,
dal giudice istruttore”.
Sui tempi prolungati della carcerazione, gli avvocati
sostengono che erano necessari per completare l’attività di indagini. Escludono poi
categoricamente la presenza di una personalità forte alle spalle di Paolo Gabriele
o che lui stesso abbia ricevuto soldi o benefici personali indiretti. Gli avvocati
hanno parlato, infine, di un pentimento relativo alle modalità dell'agire del loro
assistito e ad un desiderio espresso, sin dall’inizio, di chiedere perdono al Papa,
cosa che comunque – precisano – attiene ad un rapporto personale e non alla vicenda
giudiziaria.