Via libera dall'Eurogruppo ai 100 miliardi di euro per salvare le banche spagnole
Giornata negativa per le borse europee: le peggiori Madrid -5,82 e Milano -4,38 .
Lo spread tra titoli spagnoli e tedeschi supera i 600 punti. Preoccupante anche il
differenziale tra Btp e Bund che vola a 500, mentre quello tra bonos e bund raggiunge
quota 610. Parla di contagio e auspica un migioramento nei sistemi di contrasto il
premier Monti che il prossimo 2 agosto a Madrid vedrà il suo omologo Raioy. Intanto,
dopo il ‘si’ della Germania e della Finlandia, l’Eurogruppo ha dato il via libera
al pacchetto di salvataggio da 100 miliardi di euro agli aiuti per le banche spagnole.
Ma come verranno utilizzati questi fondi? Al microfono di Cecilia Seppia sentiamo
Angelo Baglioni docente di economia politica alla Cattolica di Milan0:
R. – La maggior
parte di questi fondi dovrebbero andare a salvare le banche spagnole, a ricapitalizzarle.
Ma d’altra parte, questo serve a salvare anche il Paese, perché naturalmente l’alternativa
sarebbe quella di lasciare fallire alcuni istituti di credito anche di grandi dimensioni,
e questo in Spagna porterebbe ad un disastro, ad un disordine finanziario notevole.
C’è poi stata, però, una piccola novità: nell’approvazione da parte del Parlamento
tedesco si è detto che quello che rimane, il residuo di questi 100 miliardi, dopo
che saranno stati utilizzati in buona parte per il salvataggio e la ricapitalizzazione
delle banche, potrà anche essere utilizzato dal Fondo europeo di stabilità per acquistare
titoli del debito pubblico spagnolo, quindi – in qualche misura – per fornire un meccanismo
per contenere lo spread dei titoli spagnoli rispetto a quelli tedeschi.
D.
– Lo spread della Spagna, tra i titoli spagnoli e quelli tedeschi, è arrivato
oggi a quota 593 punti, quindi un valore altissimo: diciamo che le premesse non sono
per niente buone …
R. – Sì … di fatto, la Spagna in questo momento – anche
se vogliono in qualche maniera cercare di limitare questo messaggio –di fatto sta
chiedendo l’aiuto europeo, cioè sta diventando il quarto Paese dopo Grecia, Irlanda
e Portogallo che chiede un intervento di bail-out, come si dice, cioè di salvataggio
da parte dei partner europei. Si era in un primo momento cercato di limitare questo
aspetto solo al sistema bancario, ma è chiaro che di fatto il discorso si sta invece
allargando, e questo è un messaggio negativo per i mercati perché vuol dire che di
fatto è un Paese che sta entrando nella lista di quelli che non ce la fanno da soli,
hanno bisogno dell’aiuto dell’Europa: aiuto che spesso viene a condizioni anche piuttosto
pesanti. E’ quindi abbastanza comprensibile che i mercati finanziari siano in tensione.
D. – Prima la Grecia, poi la Spagna: l’immissione di liquidità a livello dei
singoli Paesi è una formula che si traduce necessariamente in politica di austerity
per i governi, con conseguenti sollevazioni popolari come quelle che si stanno verificando,
appunto, in Spagna. Forse si dovrebbe pensare ad un intervento più generale,
più europeo?
R. – Allargando il discorso un po’ a tutto il bilancio
pubblico e alla situazione generale di questi Paesi ad alto debito, tra cui anche
l’Italia, i famosi spread non possono calare se assieme ai salvataggi di questo
tipo non si imposta una strategia europea complessiva di crescita, di integrazione
fiscale e di trasferimento di sovranità. Cioè, se non c’è un rilancio complessivo
del progetto relativo all’Unione monetaria. Nel vertice di fine giugno scorso era
stato fatto un passo avanti in questa direzione, che era il trasferimento della supervisione
bancaria presso la Banca centrale europea. Però, poi, è chiaro che bisogna passare
dalle parole ai fatti …