Spagna. Il ministro delle finanze: senza gli aiuti della Bce saremmo falliti
La Spagna «non ha un soldo per pagare i servizi pubblici e se la Bce non avesse comprato
i titoli di Stato, saremmo falliti». Così il ministro delle Finanze spagnolo, Montoro
che oggi ha difeso il piano di austerity del governo con la manovra da 65 miliardi
duramente contestata dagli statali. “Usciremo dalla crisi – fa sapere Madrid - all'interno
dell'Unione europea e dell'euro”. Intanto la Commissione Ue spiega che i 100 mld
di aiuti messi a disposizione della Spagna, approvati nel pomeriggio dal Parlamento
tedesco, riguardano la ricapitalizzazione del sistema bancario iberico. Sulla situazione
Paolo Ondarza ha intervistato Giuseppe Di Taranto, docente di Storia
dei sistemi finanziari all’Università Luiss Guido Carli:
R. – La Spagna
ormai vive una situazione di congiuntura economica gravissima che sfiora più che la
recessione, una crisi strutturale al pari – tutto considerato – della Grecia. C’è
però da dire che ancora una volta si tende a salvare le banche con una loro ripatrimonializzazione.
Perché questo accade? Perché le banche posseggono nei loro portafogli titoli stranieri
e ovviamente si vuole che questi titoli in qualche maniera non si svalutino. Chi possiede
titoli della Spagna? Principalmente Francia e Germania: esattamente come è accaduto
per la Grecia. La Grecia non è stata fatta fallire perché il fallimento di Atene
avrebbe comportato un dimezzamento del valore dei titoli che erano nei portafogli
delle banche tedesche e francesi.
D. – Quindi le misure dell'Ue non vanno a
salvare la Spagna …
R. – No: salvano le banche! La verità è che oggi molto
si sta facendo, ma questo molto è sempre a favore del sistema bancario. Lo
dimostra il fatto che il tenore di vita, dappertutto, sta scendendo moltissimo: pensi
proprio alla Spagna, pensi proprio alla Grecia. E ciò che non si riesce a capire è
che l’austerità non potrà mai mettere in moto la crescita.
D. – Che cosa ne
è dello spirito comunitario, a questo punto, viene da chiedersi?
R. – Ma, guardi,
lo spirito comunitario – le parlo con molta chiarezza – non esiste!
D. – Professore,
l’ennesima dimostrazione della debolezza dell’unione monetaria?
R. – L’unione
monetaria europea si basa su un Trattato che è sbagliato e male interpretato. Il Trattato
di Maastricht fu approvato 20 anni fa, esattamente il 7 febbraio. I due parametri
fondamentali erano il rispetto del rapporto deficit-pil al 3% e debito-pil al 60%.
Ebbene, al 31 dicembre del 1991 – quindi sostanzialmente un mese prima dell’approvazione
del Trattato – di questi dodici Paesi, cinque non rispettavano il rapporto deficit-pil,
quattro non rispettavano il rapporto debito-pil. Così è nato il Trattato di Maastricht.
D.
– Professore, diceva che le misure di austerity non risolvono; ciò che risolve
è l’investimento nella crescita. La manovra da 65 miliardi che il governo Rajoy si
appresta a portare avanti è duramente contestata dagli statali. E’ necessaria, questa
manovra?
R. – Io mi permetto di dire che è duramente contestata – ripeto le
sue parole – e a mio avviso anche giustamente contestata …
D. – … ma
che alternativa c’è?
R. – Certo, bisogna evitare gli sprechi. Ma senza crescita
noi non risolveremo mai i problemi dell’occupazione, non risolveremo mai il problema
di tornare a livelli di vita medi come li avevamo prima della introduzione della moneta
unica europea.
D. – Secondo lei, è il caso di tornare indietro?
R.
– No. Ma evidentemente, neanche si può andare avanti così! Cosa si è fatto fino adesso
per cambiare la Bce? Nulla. E c’è stato sicuramente troppo ottimismo nell’adottare
la moneta unica.
Riferendosi ad un possibile aumento di rischi di contagio
dalla Spagna, il ministro italiano dell’Economia Vittorio Grilli ha detto che la situazione
non è cambiata sostanzialmente rispetto ai giorni scorsi. Le notizie che vengono dalla
Spagna – ha detto il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera - dimostrano
“quanto sia importante il lavoro che il governo italiano ha fatto in questi mesi.
Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, commentando le dichiarazioni del
ministro del Bilancio spagnolo sui conti pubblici dello Stato iberico, ha affermato
inoltre che “con questa speculazione internazionale, siamo quasi tutti a rischio default”.
Intanto l’agenzia di rating Fitch prevede che il Pil italiano si contrarrà dell’1,9%
quest’anno e resterà stagnate nel 2013, prima di tornare a crescere dell’1% nel 2014.