Siria: attacco dei ribelli ai palazzi del potere. Assad in fuga?
Forse ad una svolta decisiva la crisi siriana. Dopo gli attentati di ieri, che hanno
decapitato il regime di Damasco, prosegue oggi nella capitale l’offensiva dei ribelli.
Sanguinoso il bilancio: ieri 200 vittime, oggi già diverse decine. Intanto, la comunità
internazionale prende tempo sul da farsi, mentre il presidente Assad avrebbe abbandonato
il suo quartier generale. Il servizio di Giancarlo La Vella:
La famiglia
di Bashar al Assad, sarebbe già rifugiata in Russia, mentre il capo dello Stato, secondo
fonti di stampa, avrebbe lasciato oggi Damasco alla volta di Latakia, poco a nord
della base russa di Tartus. Sulla possibile sorte del presidente sentiamo Maria
Grazia Enardu, docente di Storia delle Relazioni Internazionali all’Università
di Firenze:
“Si fanno varie ipotesi. Però bisogna rendersi conto che quello
degli Assad è un regime che sta al vertice della Siria da 40 anni e io non credo che
Bashar possa uscire vivo dal Paese, anche perché è considerato responsabile di quello
è avvenuto o colpevole di non averlo saputo gestire”.
Alla base della
decisione del presidente di lasciare Damasco, l'attentato di ieri, in cui sono rimasti
uccisi un ministro e altri vertici del regime, un episodio che potrebbe passare alla
storia come l’inizio della fine dell’era Assad. Marco Guerra ne ha parlato con il
padre gesuita, Paolo Dall’Oglio, che ha ridato vita dal 1982 al monastero di
Deir Mar Musa, in Siria:
“Questi sono segni di grande indebolimento e le
settimane che verranno ci mostreranno in quale direzione vanno le cose. Rischiamo
di andare verso una guerra civile di lunga durata, assolutamente da evitare: tutta
la regione ne sarebbe destabilizzata in modo gravissimo”.
Intanto oggi
la capitale è un campo di battaglia. Fuga generale dei civili con attacchi dei ribelli
alla televisione di Stato, al palazzo del governo e all’aeroporto internazionale.
E all’Onu il Consiglio di Sicurezza ha rinviato di almeno 24 ore il voto sulla risoluzione
contro la Siria, mentre appare sempre più difficile compattare il fronte dei membri
permanenti, con la Russia sempre in posizione pro Assad.